Il Sole 24 Ore

I paletti di Roma per il bilancio Ue: «I Paesi rispettino gli impegni sui migranti o niente fondi struttural­i»

Bilancio Ue, proposta italiana - Gozi: solidariet­à non sia a senso unico

- Marzio Bartoloni

Il Governo italiano ha inviato ieri a Bruxelles la propria posizione sul prossimo Quadro finanziari­o pluriennal­e, dal 2021 in avanti. La proposta è di congelare i fondi struttural­i per quei Paesi che non rispettano gli impegni sull’accoglienz­a dei migranti e, più in generale, i valori fondanti dell’Unione europea.

Chi alza muri anti-migranti poi non può pretendere di ottenere i ricchi fondi struttural­i - 454 miliardi fino al 2020 - assicurati dall’Ue ai Paesi che hanno bisogno di aiuti per crescere. «Perché la solidariet­à in Europa non può essere solo a senso unico e quindi i fondi Ue vanno congelati per chi non fa la sua parte e non rispetta gli impegni», avverte Sandro Gozi sottosegre­tario alle Politiche eu- ropee che spiega così il ragionamen­to che sta alla base della proposta che il Governo italiano ha appena inviato a Bruxelles e agli Stati membri per il prossimo quadro finanziari­o pluriennal­e, quello che deciderà come saranno spese le risorse che l’Europa metterà sul piatto dopo il 2020 per gli otto anni successivi. Una partita che comincerà a entrare nel vivo nei prossimi mesi.

«Il caso più eclatante è forse stato quello dell’Ungheria sulla violazione del diritto d’asilo dei migranti, ma il discorso potreb- be essere esteso anche a chi minaccia la libertà di stampa come sembra stia accadendo in Polonia, perché il rispetto dei valori fondanti dell’Unione deve essere una pre-condizione per ottenere poi i benefici che ne conseguono a chi è membro», aggiunge ancora Gozi che ieri ha presieduto la riunione a Palazzo Chigi che ha licenziato il documento di proposta. Sette pagine in cui si rimette in discussion­e la filosofia che finora ha ispirato la ripartizio­ne del bilancio europeo: se finora è stata una corsa tra i Paesi per correggere il bilancio precedente cercando di avere un saldo il più positivo possibile tra il dare e l’avere con l’Europa, «ora vogliamo che si parta prima dalle priorità, da quelli che sono i beni pubblici comuni dell’Europa e che il nuovo bilancio si metta al servizio di queste esigenze». Questo perché serve un’Europa «più coerente», meno fragile di fronte alle sfide, «in grado di creare una vera alternativ­a politica ai nazionalis­mi e all’Europa dei muri».

La proposta messa a punto dall’Italia per il prossimo bilancio Ue nasce dall’esperienza dell’ultimo anno quando dopo il braccio di ferro con l’Ungheria - tra l’ex premier Renzi e il presidente Orban sul veto per le quote dei migranti da riallocare negli altri Paesi - l’Italia ha bloccato la revisione del bilancio fino al 2020, puntando i piedi per evitare tagli ai fondi su migranti, sicurezza e giovani (in particolar­e il programma Erasmus per il quale ora l’Italia chiede di moltiplica­re per dieci le risorse). «Questa nostra proposta è il passaggio successivo - avverte il sottosegre­tario - per impegnare l’Ue sulle prossime priorità, dando seguito anche alla dichiarazi­one di Roma del 25 marzo scorso in cui si profila un percorso verso un’Europa a più velocità». Se alcuni Paesi deciderann­o di spingere verso una difesa comune o creare un sussidio di disoccupaz­ione europeo o favorire ancora di più la mobilità dei propri giovani «sarà necessario che si decida di investire lì le risorse che saranno necessarie». E chi non rispetta gli impegni o viola i principi fondanti dell’Ue potrebbe vedersi chiudere i rubinetti dei fondi Ue. Un punto, questo, su cui molti Paesi dell’Europa dell’Est potrebbero essere sensibili (solo per la Polonia sono “prenotati” 86 miliardi e 25 per l’Ungheria). «Chiediamo anche un bilancio più semplice e flessibile e che possa contare anche su risorse proprie», conclude Gozi che cita l’ipotesi dell’Iva europea o la possibilit­à di un’imposta sulle emissioni o di una tassazione comune sulle banche «ora che si procede verso un’unione bancaria».

IL CASO UNGHERIA L’anno scorso il veto di Orban sulle quote da riallocare: «Le risorse europee vanno congelate a chi non rispetta gli impegni presi»

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