Perché i giovani tedeschi scelgono di votare Merkel
In Francia e Italia i partiti di riferimento sono Front National, En Marche! e M5S
Quasi la metà dei ragazzi tedeschi che a settembre andrà al voto per la prima volta preferisce “Mutti” (la Mamma), quella Angela Merkel con la quale sono cresciuti. In Francia e Italia i preferiti sono Le Pen e M5s.
In Germania in tempi di incertezza i giovanissimi scelgono la stabilità e la continuità. Così, diversamente dai coetanei francesi e italiani, attratti dal partito anti-establishment di Marine Le Pen, dalla nuova formazione di Emmanuel Macron e dal Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, quasi la metà dei ragazzi tedeschi che a settembre andrà al voto per la prima volta preferisce “Mutti” (la Mamma), quella Angela Merkel con la quale sono cresciuti. E un altro terzo si affida al partito socialdemocratico.
Un recentissimo sondaggio dell’istituto Forsa, condotto per il magazine Stern, attribuisce alla cancelliera il 47% di consensi tra i votanti nella fascia di età 18-21 anni mentre al rivale dell’Spd Martin Schulz va il 29 per cento delle preferenze. Sommati, i due partiti al governo dal 2013 nella Grande Coalizione avrebbero dunque tra i giovani uno strabiliante 76% di adesioni. Il successo di Merkel tra i nuovi votanti sarebbe superiore rispetto al consenso raccolto nella generalità degli elettori dove la leader della Cdu ha un sostegno del 43% a fronte del 32% di Schulz (il confronto è tra candidati, non tra partiti).
«I giovani - commenta Manfred Güllner, direttore di Forsa - conoscono la cancelliera, con la quale sono cresciuti, ma non il candidato Schulz». E in fasi incerte, aggiunge l’esperto, «specialmente i giovani cercano stabilità e continuità». Merkel correrà a settembre per un quarto mandato e dopo undici anni al governo, i sondaggi mostrano un elettorato poco propenso al cambiamento. L’irruzione sulla scena dell’ex presidente del Parlamento europeo Schulz alla testa dei socialdemocratici ha finito per rafforzare la coalizione di governo, attirando verso l’Spd molti giovani a discapito di formazioni minori, compresa l’Alternativa per la Germania (Afd), il partito anti-immigrati. Afd, in generale, si ferma - secondo l’istituto Forsa - all’8% e ha subito di recente un calo. La CduCsu sono al 36%, sei punti avanti rispetto all’Spd.
Dietro la politica, come sempre, c’è l’economia. E, senza sorpresa, il tasso di protesta o la propensione al cambiamento dei giovani va di pari passo con quello di disoccupazione. La Germania nell’ultimo decennio ha continuato a crescere, assorbendo meglio dei partner europei i colpi della crisi. I senza lavoro nella fascia d’età 15-24 sono solo il 6,6 per cento, la percentuale più bassa d’Europa. I coetanei francesi e italiani hanno, rispettivamente, quasi una possibilità su quattro (23,6%) e oltre una su tre (35,2%) di non trovare lavoro.
In Francia, sempre stando ai sondaggi, e con tutta la cautela di una corsa dove il numero di indecisi è alto, in particolare tra le nuove generazioni, la destra di Le Pen ha un serbatoio elettorale di tutto rispetto tra i giovanissimi. Secondo una recente rilevazione dell’istituto Ifop, il Front National raccoglie il 29% nella fascia di età 18-24 anni, mentre il candidato centrista Emmanuel Macron è al 28 per cento. François Fillon, della destra repubblicana, ha solo il 9 per cento. In un secondo turno, però, tra la frontista Marine e il leader di En Marche!, sarebbe quest’ulti- mo a prevalere con il 63 per cento. L’astensione, tuttavia, è elevata proprio tra i giovani: solo il 52% dichiara di voler partecipare, l’11% in meno rispetto a tutti gli elettori. La spinta alla svolta, verso la destra o il nuovo centro, è proprio la mancanza di lavoro.
Anche in Italia i giovani sembrano decisamente imboccare la strada del cambiamento, Movimento 5 Stelle in testa. Il gradimento nelle fasce d’età più basse viaggia tra il 35 e il 40 per cento. Tra gli studenti un sondaggio Ipsos del dicembre scorso colloca il movimento al 40% e il Pd al 27. « C’è una correlazione molto forte tra il malessere giovanile che deriva dall’alto tasso di disoccupazione e l’avanzata del M5S, nato al Nord e poi migrato al Sud dove la percentuale dei senza lavoro è ancor più alta» commenta il politologo Roberto D’Alimonte. Il malessere, tuttavia, è intergenerazionale e lo stesso sondaggio colloca al 40% le intenzioni di voto per il movimento fondato da Grillo tra i disoccupati e al 44% tra gli operai. «In questo momento non conta l’età ma la scontentezza, che appartiene a tutte le fasce» dice Nicola Piepoli, amministratore delegato dell’omonimo istituto.
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