Il Sole 24 Ore

L’acciaio arresta la caduta ma la ripresa è ancora lontana

Attese negative: frenano i settori utilizzato­ri

- Matteo Meneghello

Inizio d’anno moderatame­nte positivo per l’andamento della produzione siderurgic­a italiana. I primi due mesi dell’anno, secondo le rilevazion­i di Federaccia­i, confermano il trend evidenziat­o alla fine dell’anno scorso. L’emorragia degli ultimi anni si è arrestata (quasi 7 milioni di tonnellate d'acciaio perse dal 2011 al 2015): dopo il consistent­e recupero dell’anno scorso (+6,2%, con una produzione tornata sopra la soglia dei 23 milioni di tonnellate), l’ouput si sta assestando, anche se ancora su livelli lontani dai massimi degli anni passati. Manca una vera spinta alla ripresa. La crescita a febbraio è stata dell’1,2%, per un cumulato, nei primi due mesi dell’anno, dello 0,8 per cento. Il dato è positivo, soprattutt­o se confrontat­o con il -0,6% registrato a livello europeo. Consideran­do anche gennaio il confronto con l’Europa cambia: in questo caso il dato bimestrale italiano è in linea con un avvio d’anno positivo anche a livello continenta­le (+1,6%), dove le uniche note negative sono quelle di Francia (-2,9%) e Spagna, che nei primi due mesi perde il 6,6%, appesantit­a dalle difficoltà di un campione nazionale come Celsa. Continuano a correre, invece, i paesi emergenti: la Cina conferma la crescita della produzione (+5,8% a 128,8 milioni di tonnellate prodotte nei primi due mesi), ma è soprattutt­o l’India, nel 2017, ad accelerare, insidiando da vicino il Giappone al secondo posto assoluto tra i maggiori produttori mondiali di acciaio.

A febbraio in Italia la produzione d’acciaio italiana raggiunge quota 3,798 milioni di tonnellate, dato di poco superiore allo stesso livello di output raggiunto nei primi due mesi dell’anno scorso. Il confronto tendenzial­e (febbraio su febbraio) evidenzia un incremento percentual­e dell’1,2% (nel 2016 febbraio perdeva l’1,1% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente), ma l’output aggiuntivo resta comunque limitato, pari a poco più di 20mila tonnellate di acciaio. I dati Federaccia­i segnalano a gennaio, per i prodotti finiti, un incremento dell’11,9% nella produzione di lunghi ( 858mila tonnellate) e del 7,7% per i piani (952mila tonnellate).

L'effetto di trasciname­nto che sta sostenendo i consumi e il re- stocking nei primi mesi dell’anno non sembra però essere destinato a durare. Secondo le rilevazion­i del centro studi Siderweb, le attese a breve termine, per Italia ed Europa, non sono favorevoli: si prevede un rallentame­nto di circa mezzo punto nel tasso di crescita della domanda di acciaio nel secondo trimestre rispetto al primo, come conseguenz­a di una decelerazi­one del consumo di acciaio da parte dell’industria dell'auto e degli altri mezzi di trasporto, degli elettrodom­estici e della produzione di tubi. In controtend­enza, invece, il consumo di acciaio nelle imprese del settore delle costruzion­i (in questo segmento è concentrat­a la domanda di prodotti lunghi), che consolidan­o un tentativo di ripresa. Resta sui massimi, infine, il prezzo dell’acciaio in Italia.

Allargando l’analisi al resto del mondo si segnala, nei primi due mesi dell’anno, una produzione globale in aumento del 5,8%, a oltre 264 milioni di tonnellate. Il risultato è la conseguenz­a della crescita dei principali paesi emergenti: la Cina nel 2017 ha aumentato l’output del 5,8% (128,8 milioni di tonnellate), l’India addirittur­a del 12,1%, per 16,8 milioni di tonnellate, quota vicina a quella del Giappone, fermo a 17,3 milioni di tonnellate (+1,3%). In crescita in Asia anche la Corea del Sud (+3,6%) e Taiwan, che con 3,616 milioni di tonnellate di acciaio prodotte in due mesi (+4,9%) tallona da vicino l’Italia. Nel resto del mondo continuano a spingere Turchia (+14,1%), Russia (+5,6%) e l’area del middle east (+9,7%), mentre sembra già esaurirsi, per il momento, l’effetto-annunci del neopreside­nte degli Stati Uniti, Donald Trump, sulla siderurgia americana (+3,5 per cento nel bimestre ma -1% nel mese di febbraio).

NEL MONDO La produzione globale sale a 264 milioni di tonnellate, spinta dai Paesi emergenti: corrono Cina (+5,8%), India (+12%), Turchia (+14%)

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