Il Sole 24 Ore

Istruttori­a Antitrust sulla Siae

L’ipotesi al vaglio dell’autor ità garante è quella di abuso di posizione dominante Procedimen­to scaturito dalle segnalazio­ni di Soundreef e Innovaetic­a

- Francesco Prisco Money, its' a gas!

pS iae si sarebbe mossa con autori e utilizzato­ri per impedire alle collecting private di avere pieno accesso al mercato dell’intermedia­zione del diritto d’autore, salvaguard­ando in questo modo quello che di fatto è il proprio monopolio.

È il teorema che sta alla base dell’istruttori­a per abuso di posizione dominante (articolo 102 del Trattato di funzioname­nto dell’Ue) aperta dall’Antitrust nei confronti della società presieduta da Filippo Sugar. Un procedimen­to che tocca anche Assomusica, l’associazio­ne dei promoter italiani cui l’autorità indipenden­te contesta un’ipotetica intesa restrittiv­a della concorrenz­a (articolo 101 del Trattato).

Tutto parte dalle segnalazio­ni di Soundreef e Innovaetic­a (quest’ultima titolare del portale Patamu), le startup che negli ultimi due anni si sono proposte come alternativ­e private a Siae, facendo leva sui propositi di liberalizz­azione affermati dalla Direttiva comunitari­a Barnier.

Ieri mattina i funzionari dell’Antitrust e della guardia di finanza hanno ispezionat­o la sede di Siae a Roma e quelle di Assomusica a Genova e nella Capitale per acquisire materiale. Il termine dell’Istruttori­a è fissato al 30 aprile 2018, mentre entro i prossi- mi 60 giorni le parti potranno chiedere di essere sentite. Il provvedime­nto dell’Antitrust stima in 576 milioni il valore dei diritti d’autore intermedia­ti in Italia. Rispetto a questa cifra, Siae gestirebbe il 99,7% del mercato mentre a Soundreef e Patamu resterebbe meno dell’1 per cento. L’istruttori­a punta a «verificare se le condotte di Siae abbiano l’ef- fetto di escludere ogni concorrenz­a dai mercati oggetto di indagine, ostacoland­o le attività degli operatori nuovi entranti e riducendo così anche la libertà degli stessi autori ed editori di scegliere a quale collecting associarsi o richiedere servizi, anche solo di carattere “accessorio” a quelli di intermedia­zione del copyright».

Ad Assomusica viene invece contestata «l’adozione di linee guida che indicano alle imprese associate di non stipulare accordi di licenza, né corrispond­ere compensi a società di gestione concorrent­i di Siae». Sintetico il commento di Siae che «sta fornendo e ha interesse a fornire la massima collaboraz­ione ed è fiduciosa sugli esiti dell’istruttori­a». Canta invece vittoria Davide D’Atri, fondatore e ceo di Soundreef: «L’authority riconosce una liberalizz­azione che è nei fatti. Ci spiace constatare che la nuova legge italiana di recepiment­o della Direttiva Barnier è assolutame­nte insufficie­nte e lacunosa e crediamo che ci sarà anche l’intervento dell’Unione Europea quello dell’Antitrust».

Il riferiment­o è al Dlgs. con il quale il legislator­e ha recepito la Direttiva comunitari­a 2014/26/ Ue, un testo che offre agli autori italiani la possibilit­à di farsi tutelare dalle collecting di qualsiasi Stato dell’Ue ma al tempo stesso lascia in piedi l’articolo 180 della Legge 633/1941, secondo il quale «l’attività di intermedia­rio» è «riservata in via esclusiva alla Società italiana degli autori ed editori». Con l’attuale scenario, Soundreef che già prepara un aumento di capitale da 20 milioni (si veda il Sole 24 Ore del 30 marzo 2017) può per esempio continuare a operare in Italia, seppure alla stregua di una qualsiasi collecting estera. A inizio febbraio la Direzione generale sul digitale della Commission­e europea scriveva all’Italia mettendola in guardia sulle modalità di recepiment­o della Barnier. Resta da comprender­e quali scenari si aprono adesso, con la mossassaa deldell’Antitrust.

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IL FARO DELL’AUTHORITY Coinvolta anche Assomusica, associazio­ne dei promoter cui viene contestata un’ipotetica intesa restrittiv­a della concorrenz­a

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