Istruttoria Antitrust sulla Siae
L’ipotesi al vaglio dell’autor ità garante è quella di abuso di posizione dominante Procedimento scaturito dalle segnalazioni di Soundreef e Innovaetica
pS iae si sarebbe mossa con autori e utilizzatori per impedire alle collecting private di avere pieno accesso al mercato dell’intermediazione del diritto d’autore, salvaguardando in questo modo quello che di fatto è il proprio monopolio.
È il teorema che sta alla base dell’istruttoria per abuso di posizione dominante (articolo 102 del Trattato di funzionamento dell’Ue) aperta dall’Antitrust nei confronti della società presieduta da Filippo Sugar. Un procedimento che tocca anche Assomusica, l’associazione dei promoter italiani cui l’autorità indipendente contesta un’ipotetica intesa restrittiva della concorrenza (articolo 101 del Trattato).
Tutto parte dalle segnalazioni di Soundreef e Innovaetica (quest’ultima titolare del portale Patamu), le startup che negli ultimi due anni si sono proposte come alternative private a Siae, facendo leva sui propositi di liberalizzazione affermati dalla Direttiva comunitaria Barnier.
Ieri mattina i funzionari dell’Antitrust e della guardia di finanza hanno ispezionato la sede di Siae a Roma e quelle di Assomusica a Genova e nella Capitale per acquisire materiale. Il termine dell’Istruttoria è fissato al 30 aprile 2018, mentre entro i prossi- mi 60 giorni le parti potranno chiedere di essere sentite. Il provvedimento dell’Antitrust stima in 576 milioni il valore dei diritti d’autore intermediati in Italia. Rispetto a questa cifra, Siae gestirebbe il 99,7% del mercato mentre a Soundreef e Patamu resterebbe meno dell’1 per cento. L’istruttoria punta a «verificare se le condotte di Siae abbiano l’ef- fetto di escludere ogni concorrenza dai mercati oggetto di indagine, ostacolando le attività degli operatori nuovi entranti e riducendo così anche la libertà degli stessi autori ed editori di scegliere a quale collecting associarsi o richiedere servizi, anche solo di carattere “accessorio” a quelli di intermediazione del copyright».
Ad Assomusica viene invece contestata «l’adozione di linee guida che indicano alle imprese associate di non stipulare accordi di licenza, né corrispondere compensi a società di gestione concorrenti di Siae». Sintetico il commento di Siae che «sta fornendo e ha interesse a fornire la massima collaborazione ed è fiduciosa sugli esiti dell’istruttoria». Canta invece vittoria Davide D’Atri, fondatore e ceo di Soundreef: «L’authority riconosce una liberalizzazione che è nei fatti. Ci spiace constatare che la nuova legge italiana di recepimento della Direttiva Barnier è assolutamente insufficiente e lacunosa e crediamo che ci sarà anche l’intervento dell’Unione Europea quello dell’Antitrust».
Il riferimento è al Dlgs. con il quale il legislatore ha recepito la Direttiva comunitaria 2014/26/ Ue, un testo che offre agli autori italiani la possibilità di farsi tutelare dalle collecting di qualsiasi Stato dell’Ue ma al tempo stesso lascia in piedi l’articolo 180 della Legge 633/1941, secondo il quale «l’attività di intermediario» è «riservata in via esclusiva alla Società italiana degli autori ed editori». Con l’attuale scenario, Soundreef che già prepara un aumento di capitale da 20 milioni (si veda il Sole 24 Ore del 30 marzo 2017) può per esempio continuare a operare in Italia, seppure alla stregua di una qualsiasi collecting estera. A inizio febbraio la Direzione generale sul digitale della Commissione europea scriveva all’Italia mettendola in guardia sulle modalità di recepimento della Barnier. Resta da comprendere quali scenari si aprono adesso, con la mossassaa deldell’Antitrust.
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IL FARO DELL’AUTHORITY Coinvolta anche Assomusica, associazione dei promoter cui viene contestata un’ipotetica intesa restrittiva della concorrenza