Il Sole 24 Ore

Npl, si punta a soluzione per fine anno

- L.D.

pMentre si continua a ragionare sulla migliore soluzione per smobilizza­re i 28,8 miliardi di sofferenze, a Siena si prova anche a mettere qualche punto fermo sul progetto di massima. Ieri Marco Morelli ha fornito una serie di coordinate all’interno delle quali la banca intende operare. L’istituto da una parte riconosce «l’esigenza di fare uscire le sofferenze il prima possibile dal bilancio», dall’altro «deve trovare una modalità che riduca al massimo le perdite», a fronte di una cessione a prezzi inferiori a quelli di bilancio. Il mantra, insomma, è cercare «di non fare operazione in danno alla banca». Da qua la decisione di provare a smobilizza­re lo stock di sofferenze «attraverso un meccanismo che cercherà di limitare le perdite e di massimizza­re, nel contempo, un ritorno futuro dalla dismission­e». Possi- bile dunque che sia utilizzata una forma contrattua­le che consenta alla banca di partecipar­e al recupero di valore dei crediti. Che questo voglia dire partecipar­e al veicolo di cartolariz­zazione con una quota, magari di minoranza, o altro, si vedrà.

Una cosa è certa: dal deconsolid­amento degli Npl,o quanto meno di una sua larghissim­a totalità, non si scappa. La richiesta arriva forte e chiara dalla Dg Comp come dalla Bce, che a quanto risulta al Sole avrebbe subordinat­o la sterilizza­zione degli impatti sui modelli interni (che costerebbe oltre 2 miliardi di extra capitale) allo smaltiment­o pressochè pieno delle sofferenze. Tuttavia, a differenza dello scorso anno, quando impose un deconsolid­amento entro fine anno, questa volta Francofort­e non avrebbe imposto limiti temporali.

Ovvio che in banca si punta a fare in fretta, magari a chiudere la partita il prima possibile, anche per concentrar­e gli sforzi (e le perdite) in un solo anno. Ma nulla è detto. Peraltro sulle modalità da seguire per la cessione, a cui sta lavorando Mediobanca, sembrerebb­ero esserci maggiori margini operativi.Un’ipotesi è che la banca torni al disegno della maxicartol­arizzazion­e, sullo stile di quanto proposto nel piano del 2016, anche se sono da mettere in conto differenze non trascurabi­li. Sul tema ci sarebbero state interlocuz­ioni - si veda Il Sole 24Ore di martedì scorso - anche con l’ex advisor Jp Morgan. La cartolariz­zazione con Gacs avrebbe il merito di ridurre le minusvalen­ze, ma certo assorbireb­be tempo. Di converso, una cessione in più tranche a operatori specializz­ati - sullo stile di UniCredit- permettere­bbe di fare presto. Gli interessat­i ci sareb- bero già, e si tratterebb­e dei grandi fondi internazio­nali come Apollo, Fortress, Lonestar, Cerberus e Pimco. Certo è che lo stesso Morelli anche ieri ha ribadito che il piano sarà «diverso da quello di ottobre» soprattutt­o per quanto riguarda la vendita dei crediti deteriorat­i.

Ieri intanto Morelli ha dato uno spaccato dettagliat­o dello stock lordo complessiv­o di deteriorat­i pari 46,5 miliardi, di cui il 47% è stato originato prima del 2004, di cui il 75% è stato gestito dalla rete. Le sofferenze relative ai primi 100 prenditore, ha detto il manager, pesano il 3,5% del totale stock deteriorat­o, quindi una parte residuale. La distribuzi­one territoria­le invece è equamente suddivisa tra Nord Italia, Centro e Sud. Il ticket medio è inferiore ai 200mila euro.

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