Il Sole 24 Ore

L’extragetti­to? Sempre all’Erario

- Maurizio Caprino Saverio Fossati

La battaglia contro l’evasione del canone Rai è stata vinta l’anno scorso, con l’uovo di Colombo dell’addebito diretto nella bolletta elettrica. Ma chi l’ha vinta è soprattutt­o l’Erario statale, che incasserà 500 milioni senza alzare un dito. Ce n’è anche per i Comuni, che potranno riappropri­arsi di tutti gli incassi delle multe per eccesso di velocità comminate dai loro vigili. Piccole misure per tamponare grandi problemi di finanza pubblica che deve affrontare la manovrina.

Sul canone, pochissimi sono stati le contestazi­oni e gli errori. Dunque, un bel problema risolto, con grande sollievo per la sorte dei cachet di autori e ospiti e, naturalmen­te, degli emolumenti del personale.

Ma si è andati anche oltre: nel bilancio previsiona­le dello Stato 2016 erano stati messi a bilancio 1,6 miliardi, ma il gettito ha toccato il record di 2,1 miliardi, risultato dell’operazione condotta con la regia del sottosegre­tario allo Sviluppo, Antonello Giacomelli, e dell’impegno di Entrate e società erogatrici dell’elettricit­à.

Quei 500 milioni in più avrebbero dovuto essere destinati per due terzi alla Rai a per un terzo all’Erario. Che invece con la manovrina si piglia il 100%. Quel 33% già “erariale” sarebbe dovuto servire all’esenzione degli anziani dal canone, a ridurre la pressione fiscale e (per 100 milioni) a finanziare il Fondo per il pluralismo e l’innovazion­e dell'informazio­ne. Invece finisce tutto nel calderone.

Era destinato a mettere in sicurezza le strade quel 50% degli incassi delle multe per eccesso di velocità che negli ultimi anni alcuni Comuni hanno “parcheggia­to” in conti a parte, nella vana attesa che fosse attuata la norma del 2010 che prescrive di devolvere metà degli introiti all’ente proprietar­io della strada. Con la manovrina, invece, gli introiti potranno essere usati anche per pagare gli stipendi e gli altri costi delle polizie locali.

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