Comuni, l’accertamento non si può affidare a Equitalia
pIl capitolo dedicato dal decretone approvato martedì («salvo-intese») dal Consiglio dei ministri scrive un’altra puntata nella storia infinita della riforma della riscossione comunale.
Salta, in particolare, l’idea scritta nel collegato fiscale alla legge di Bilancio (articolo 2, comma 2 del Dl 193/2016) secondo la quale dal 1° luglio prossimo i sindaci avrebbero potuto affidare senza gara alla nuova Equitalia, quella in programma dalla fusione con l’agenzia delle Entrate, anche l’ac certamento e la liquidazione dei tributi. Un’ipotesi, questa, che era apparsa da subito figlia di un errore tecnico ma che aveva scatenato il fuoco di fila degli altri soggetti della riscossione locale. Secondo la regola corretta dal decreto di martedì, sempre che le ipotesi di queste ore trovino conferma nel testo definitivo ancora da ultimare, i sindaci potranno affidare al nuovo soggetto solo la riscossione, cioè il tema effettivamente al centro della sua attività: anche quella spontanea, però, e non solo quella coattiva. Il nuovo intervento, in ogni caso, non esaurisce la vicenda, che oltre all’effettiva discesa in campo della nuova «Agenzia delle Entrate-Riscossione» deve prevedere il suo adeguamento al difficile terreno delle entrate l ocali, definendo le modalità di convivenza fra l’agente nazionale e i soggetti locali, privati e pubblici.
Per il resto i sindaci, che ieri hanno fatto il punto delle novità in arrivo durante il consiglio nazionale dell’Anci, si possono dire soddisfatti nella loro qualità di amministratori dei Comuni, ma ancora preoccupati quando indossano la giacchetta di chi guida le Città metropolitane. Sul primo fronte, la novità chiave è quella del turnover al 75% prevista per i Comuni con più di 10mila abitanti, con un parametro triplo rispetto al 25% previsto finora, mentre per i più piccoli restano le regole attuali (turnover al 75% fra 1.000 e 9.999 abitanti, e al 100% sotto i 1.000 residenti). Accanto a questo, se le ipotesi di queste ore saranno confermate, torna la possibilità per i Comuni di stipulare contratti a tempo determinato oltre i limiti ordinari di spesa, a patto che il costo sia integralmente coperto da contratti di sponsorizzazione già pagati agli enti locali.
Per gli enti di area vasta, come previsto, gli aiuti si fermano sotto i livelli chiesti dagli amministratori. Per le Città metropolitane torna la possibilità di applicare al bilancio preventivo l’avanzo libero e destinato, e un aiuto in più arriva alla Città metropolitana di Cagliari che si dovrà dividere con le Province della Sardegna un contributo aggiuntivo da 10 milioni per quest’anno e da 20 milioni a partire dal 2018.
Per le Province delle Regioni a Statuto ordinario arrivano 210 milioni i n più, tenendo conto della replica dei 100 milioni Anas per la manutenzione delle strade. Province e Città, poi, possono anche per quest’anno approvare un bilancio solo annuale, in attesa che la stabilizzazione del quadro di finanza pubblica permetta di tornare all’ordinario ritmo triennale dei preventivi.
Completano il quadro una serie di correttivi ai piani di riequilibrio e un milione in più al contributo per le fusioni di Comuni.