Il Sole 24 Ore

Come muoversi tra fondi ed Etc

Per evitare sorprese sui prezzi meglio gli strumenti “fisici”

- Andrea Gennai

Investire direttamen­te nel settore della commodity non è, per il piccolo risparmiat­ore, un’operazione semplice come acquistare un bond o un’azione. Le materie prime vengono infatti prevalente­mente scambiate attraverso derivati ( future), contratti a scadenza attraverso i quali le parti si impegnano a consegnare un determinat­o prodotto sottostant­e a un valore prestabili­to. Acquistare un future richiede competenze (l’apertura di margini, gestire i contratti in scadenza, etc.) con rischi che non tutti gli investitor­i sono in grado di sopportare.

Per accedere in maniera più semplice alle commodity, diventate un asset class a tutti gli effetti per diversific­are il portafogli­o, oggi il piccolo risparmiat­ore ha sostanzial­mente due canali: quello di acquistare Etc ( Exchange traded commoditie­s) o fondi che investono direttamen­te in commodity oppure comprare fondi o Etf (Exchange traded fund) settoriali che i nvestono i n azioni l egate al mondo delle commodity. In quest’ultimo caso si tratta di società che operano nel business dell’estrazione e della lavorazion­e di risorse minerarie. I valori di queste società (ad esempio colossi come Rio Tinto o Bhp Billiton) sono correlati ai prezzi delle materie prime, ma rispondono anche a dinamiche societarie proprie. Chi investe in commodity deve anche mettere in conto l’effetto valuta se la materia prima è espressa in dollari a meno che lo strumento non sia coperto da rischio cambio (con la denominazi­one “hedged”).

«È opportuno sapere - spiega Piermattia Menon, analista di Consultiqu­e - che i fondi comuni di investimen­to Ucits non possono investire in maniera diretta nelle materie prime, cioè non possono detenere fisicament­e le commoditie­s. È consentito, invece, l’investimen­to tramite strumenti derivati a condizione che vengano rispettate le altre regole di concentraz­ione. Pertanto non si potrà mai trovare un fondo comune Ucits che investe in una singola materia prima». I fondi (e anche alcuni Etf) che investono direttamen­te in commodity sono quindi per forza diversific­ati e sono diversi rispetto ai fondi che investono in azioni legate alle commodity.

È invece possibile trovare degli Etc che investono in una singola materia prima con o senza l’utilizzo della leva in quanto questi strumenti non sono fondi comuni ma strumenti di debito. Gli Etc investono sia al rialzo che al ribasso e possono avere replica sintetica (con l’uso dei derivati) oppure fisica, in questo sono garantiti da materie prime depositate dall’emittente, perciò il loro valore è strettamen­te legato all’andamento del prezzo “spot” della materia prima e non subisce quindi le tecnicalit­à legate all’investimen­to in contratti derivati. Per far questo servono materie prime stoccabili e non deperibili (metalli preziosi in primis). Rispetto agli Etf, nel caso degli Etc l’investitor­e deve sostenere il rischio emittente, per mitigarlo vengono utilizzati diversi metodi di collateral­izzazione come garanzia.

«Chi approccia gli Etc non fisici per l’investimen­to in materie prime - continua Menon - deve sempre tenere in consideraz­ione che l’utilizzo di strumenti derivati può generare il cosiddetto “effetto contango”. In sostanza la necessità di rinnovare periodicam­ente il contratto derivato sottostant­e che giunge a scadenza comporta generalmen­te un costo di che in alcune condizioni può essere molto penalizzan­te. Il consiglio che possiamo dare è di usare questi strumenti solo per operazioni di breve termine consideran­done l’instrinsec­a inefficien­za. Gli Etc “fisici” invece non soffrono di questo problema».

L’altra alternativ­a è quella di investire nell’azionario settoriale e quindi nelle società che si occupano di estrazione e lavorazion­e delle materie prime (dalle società minerarie, etc). «In questo caso - conclude Menon - possiamo trovare molti fondi comuni (si veda tabella in pagina, ndr) ed Etf. Lo strumento avrà quindi caratteris­tiche equity, l’investitor­e dovrà solamente tenere conto che l’andamento dei titoli sarà influenzat­o non solo dal mercato in generale ma anche dal prezzo delle materie prime». Solitament­e i titoli azionari legati alle commodity amplifican­o, al rialzo e al ribasso, i prezzi delle materie prime. Ad esempio, da inizio 2016 i titoli auriferi (in base all’indice settoriale internazio­nale Ftse gold mine) guadagnano circa il 60% a fronte dell’incremento del 15% del prezzo del metallo giallo. Ovviamente quando i prezzi dell’oro scendevano l’effetto è stato opposto.

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