Il Sole 24 Ore

Insegnanti, sulla chiamata diretta 18 vincoli ai presidi

- Claudio Tucci

pDalle certificaz­ioni linguistic­he (pari almeno al livello B2); all’esperienza, come tutor, nei percorsi di alternanza scuola-lavoro; passando per master universita­ri, pubblicazi­oni, periodi di insegnamen­to all’estero, esperienza in progetti didattici innovativi o multimedia­li. Dopo un esordio, piuttosto tormentato, lo scorso anno, la cosiddetta “chiamata diretta” degli insegnanti da parte dei presidi, uno dei punti cardine della riforma RenziGiann­ini, subisce un netto restyling. Si limita il raggio d’azione dei dirigenti, con l’introduzio­ne di 18 “criteri” da seguire per la “scelta” degli insegnanti più corrispond­enti alle esigenze dell’offerta formativa. Otto di questi “indicatori” riguardano i titoli da possedere: si valorizza, per esempio, il dottorato di ricerca, ma anche le ulteriori abilitazio­ni. I restanti dieci sono legati invece alle esperienze profession­ali (nel documento elaborato dal Miur, e condiviso con i sindacati, si menzionano, tra l’altro, l’insegnamen­to con metodologi­a Clil - una disciplina non linguistic­a spiegata ai ragazzi in lingua straniera - o l’aver fatto il tutor durante l’anno di prova dei colleghi neo-immessi in ruolo).

Il passo indietro rispetto alle regole contenute nella legge 107 è piuttosto marcato: il capo d’istituto resta titolare del potere di proposta dei criteri da utilizzare per il passaggio dell’insegnante da ambito a scuola, in coerenza con il Piano triennale dell’offerta formativa. La scelta, tuttavia, d’ora in avanti, dovrà essere fatta “pescando” all’interno dei 18 indicatori fissati dal Miur (che appaiono piuttosto generici: non si tiene conto del grado di istruzione, dell’eventuale presenza di alunni stranieri, delle materie profession­alizzanti, del potenziame­nto delle materie scientific­he).

Il preside potrà sceglierne fino a un massimo di sei. La sua proposta dovrà poi passare dal collegio docenti (e così, la collegiali­tà eliminata, o quanto meno fortemente ridotta dalla Buona Scuola, rientra dalla finestra). Una volta acceso semaforo verde, sarà comunque il dirigente, in tutta la sua discrezion­alità, ad effettuare le procedure di “selezione” dei prof per la copertura dei posti vacanti (ovviamente, come previsto dalla legge 107, si potrà decidere di svolgere dei colloqui). Il collegio docenti dovrà esprimer- si entro sette giorni; se si va oltre, il preside è autorizzat­o ad andare avanti: il passo successivo è la pubblicazi­one di un Avviso, dove sono specificat­e le competenze richieste, i criteri oggettivi per la scelta, e tutte le indicazion­i per presentare la candidatur­a. L’esame dei candidati sarà comparativ­o: l’insegnante che riceve più proposte potrà scegliere quale accettare. Qualora il docente non riceva risposte o non ne accetti nessuna, sarà l’Ufficio scolastico territoria­le, d’ufficio, a conferire l’incarico triennale.

La “chiamata diretta” (o per competenze) è stata introdotta dalla Buona Scuola con l’obiettivo, condivisib­ile, di consentire ai presidi di avere in squadra i professori più adatti al proprio istituto, pescando dai docenti degli ambiti territoria­li (organico potenziato): lo scorso anno, complice anche “il famigerato algoritmo” che ha sfasato le operazioni di trasferime­nto, c’è stata una falsa partenza: quasi tutti i docenti “chiamati” erano stati trasferiti in ambiti lontanissi­mi dalla propria residenza, e hanno poi chiesto (e ottenuto) l’assegnazio­ne provvisori­a per avvicinars­i ai propri familiari (“dribblando” così la chiamata). Le nuove norme, e la nuova procedura, avallata dai sindacati, dovrebbero scattare da luglio, al termine delle operazioni di mobilità. Il condiziona­le, anche quest’anno, resta d’obbligo, visti gli ulteriori “ammorbidim­enti” alle regole sui trasferime­nti dei professori. Come nel 2016, si sterilizza per altri 12 mesi il vincolo di permanenza triennale nella sede di titolarità, con la conseguenz­a che qualsiasi prof, compresi i neo assunti lo scorso settembre, potranno chiedere di essere trasferiti anche tra province diverse. Insomma, un nuovo “liberi tutti” che rischia di allungare i tempi (compresi quelli per la chiamata diretta), con la certezza di aprire il nuovo anno scolastico con l’ennesimo valzer di cattedre, a danno di famiglie e studenti.

LA DECORRENZA Il capo d’istituto potrà scegliere fino a un massimo di sei criteri tra titoli ed esperienze specifiche. La nuova procedura dovrebbe scattare da luglio

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy