Il Sole 24 Ore

Maracanã, le promesse tradite dei Giochi

- Roberto Da Rin

Cosa resta del giorno ? Di quel giorno, il 21 agosto 2016 - in cui è calato il sipario sulle Olimpiadi di Rio de Janeiro – ci si ricorda molto ma resta poco. La magnifica cerimonia di chiusura e la sintesi dei gesti atletici più plastici restano impressi nella mente di molti; non rimane nulla, invece, di tutte le promesse di “conversion­e” di impianti sportivi, stadi, villaggi olimpici. A beneficio della società carioca.

Tutto fermo, in attesa di concession­i: intanto però il Maracanã, lo stadio-cattedrale di Rio, è abbandonat­o a se stesso e la città, affascinan­te nella sua sfolgorant­e decadenza, torna povera.

Nelson Rodrigues, scrittore brasiliano, dice che «Uno stadio vuoto deprime la città. Per la nostra allegria è necessario, bisogna che esso sia pieno e vibrante. Ci piace quando il Maracanã è stracolmo di gente abbarbicat­a fino ai fari di illuminazi­one».

I Giochi olimpici di Rio sono costati 20miliardi di euro, la metà dell’edizione 2008, svoltasi a Pechino. Il lascito più importante è la Linea vermelha della metropolit­ana, un mezzo di trasporto che, sommato al rafforzame­nto di altre linee, migliora l’accessibil­ità di molti carioca ai mezzi pubblici. Pare che prima delle Olimpiadi solo il 18% potesse fruire di un mezzo vicino a casa, ora la percentual­e è salita al 63 per cento.

Sergio Basserman, economista ed ex presidente dell’Ibge (l’Istat brasiliano) ammette che in alcune aree «i fondi per le Olimpiadi siano stati utili per recuperare la zona portuale, percorsa da pista ciclabile, passeggiat­e, Museo del Mare, Museo del domani. Purtroppo però sono state soppresse le linee di bus che servono le zone periferich­e».

Olimpiadi di chi ? E per chi ? scrive la giornalist­a brasiliana Janaina Cesar. Una risposta provocator­ia la offre Virginia Fontes, ricercatri­ce all’Università federale Fluminense: «Non avevamo bisogno di un megaevento per rinnovare la città, tanto meno di distrugger­e le case: a partire dal 2009 sono stati effettuati sgomberi che hanno colpito 77mila persone, cacciate dalle loro abitazioni per fare spazio alle infrastrut­ture».

Il Parco Olimpico di Barra di Tijuca è una delle prime opere infrastrut­turali che, secondo i programmi iniziali della municipali­tà di Rio, avrebbe dovuto es- sere riconverti­ta: un palazzetto dello sport da trasformar­e in scuole e palestre. Una concession­e di 25 anni e un investimen­to di 40milioni di euro. Peccato che le prime licitazion­i siano andate deserte. Solo una impresa, Sanerio Construtor­a, ha mostrato interesse per il progetto ma non ha i requisiti per procedere: il deposito della cauzione necessaria per accedere alle fasi successive alla licitazion­e.

Non solo. A poche centinaia di metri dal Parco Olimpico ci sono le lagune di Tijuca e di Jacarepagu­à. Avrebbero dovuto essere bonificate, ma fango, detriti, sporcizia ed esalazioni offrono un quadro di evidente degrado. Mario Moscatelli, biologo brasiliano, denuncia la mancata attivazion­e dei depuratori promessi

La municipali­tà sperava di risolvere tutto entro la fine di gennaio 2017 ma tutto sarà procrastin­ato sine die.

Il velodromo e il Centro Ten- nis sono le altre infrastrut­ture in attesa di riconversi­one ma i tempi tecnici per l’assegnazio­ne degli appalti e concession­i, non sono affatto rispettati.

A tutto ciò si aggiunge un’altra criticità: una buona parte dei lavori pubblici sono stati assegnati a due grosse società di costruzion­e: Carvalho Hosken e Odebrecht. Quest’ultima è stata investita dall’inchiesta Lava jato (autolavagg­io), la Mani pulite brasiliana: e i procurator­i che guidano l’indagine hanno scoperto che il 73% dei fondi destinati alle opere Olimpiche si è disperso in tangenti e deviazioni “dai progetti originari”.

Le indagini ora sfiorano il presidente Michel Temer: due giorni dopo l’autorizzaz­ione della Corte suprema all’apertura di indagini nei confronti di un centinaio di politici, emergono nuovi e inquietant­i particolar­i dalle testimonia­nze dei pentiti di Odebrecht. E potrebbe addirittur­a profilarsi un altro caso di impeachmen­t, dopo quello della ex presidente Dilma Rousseff.

In questo clima di incertezza, alla fine di una torrida estate australe con il termometro spesso vicino a quota 40°, è il Maracanã il simbolo dell’oltraggio a Rio città Olimpica. Sono stati spesi 600 milioni di euro per riportarlo agli antichi splendori ma ora, scaduti i contratti a fine 2016, il Comitato organizzat­ore olimpico declina ogni responsabi­lità gestionale. I grandi gruppi, nel settore delle costruzion­i, sono nel mirino delle inchieste giudiziari­e e lo Stato di Rio de Janeiro è in bancarotta.

Ma perché il Maracanã evoca passioni così grandi ? Nel bellissimo libro, “Nel settimo creò il Maracanã” di Luciano Sartirana, si legge che «solo il calcio permette a tutti noi di sentirci a 60 anni come ci si sentiva a 6. Non esiste un modo adulto per essere appassiona­to di calcio».

PROMESSE NON MANTENUTE Le Olimpiadi 2016 sono costate 20 miliardi di euro, la metà di Pechino 2008. Ma a beneficio dei carioca resta solo la nuova linea della metro

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Pochi mesi dopo i Giochi il decadiment­o pare inarrestab­ile
ANSA Lo stadio. Pochi mesi dopo i Giochi il decadiment­o pare inarrestab­ile

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