Il Sole 24 Ore

La ceramica rilancia sugli Usa

Borelli (Confindust­ria Ceramica): puntiamo a consolidar­e la nostra leadership

- Ilaria Vesentini ORLANDO (STATI UNITI). Dal nostro inviato

pCoverings, la più grande fiera internazio­nale della ceramica e dei marmi in Nord America ha chiuso nei giorni scorsi a Orlando, in Florida (Usa), la 28esima edizione con numeri record: +8% gli spazi espositivi e +30% i materiali esposti negli stand. La rassegna americana ha confermato le altissime aspettativ­e dei produttori di piastrelle sul mercato statuniten­se, a dispetto dei timori legati alle politiche protezioni­stiche dell’era Trump.

Il mercato dell’edilizia oltreocean­o sta infatti correndo da sette anni e dopo il +4,4% degli investimen­ti in costruzion­i nel 2016, U.S. Census Bureau stima un +6,3% nel 2017 e un +7,2% nel 2018. L’effetto traino sulla domanda di piastrelle è stato netto, con una crescita media del 7% dal 2013 a oggi e consumi saliti lo scorso anno a 270 milioni di metri quadri (mq) e 3,2 miliardi di euro, per i due terzi alimentati da importazio­ni. E l’industria italiana è la prima a scommetter­e sulla locomotiva americana, in virtù dell’indiscussa posizione di leadership, in quanto primo Paese fornitore in valore (700 milioni di euro di esportazio­ni pari a 39 milioni di mq di piastrelle vendute nel 2016) e unico tra i competitor mondiali a presidiare direttamen­te il mercato a stelle e strisce, con cinque marchi italiani – Marazzi-Mohawk escluso – che nel nuovo continente hanno fabbriche da cui escono altri 25 milioni di mq di piastrelle l’anno.

Di fronte a un mercato italiano dell’edilizia che continua a languire attorno a incrementi dello “zero virgola” (la domanda interna vale oggi meno del 16% del fatturato dell’industria ceramica); a un’Europa che già assorbe oltre la metà dell'export ceramico italiano con tassi di crescita che difficilme­nte superano il 3% l’anno; alla domanda paralizzat­a del mercato russo; e alle incertezze geopolitic­he sui nuovi mercati ad alto potenziale, l’America torna a essere la terra promessa.

«Oggi il 22% del consumo di ceramica americano è tricolore, tra quello che esportiamo e quello che produciamo qui, ed è un dato che ci pone allo stesso livello dei produttori americani e davanti a Cina e Messico (primo e secondo fornitore degli Usa in volumi, ndr). Un primato che si va rafforzand­o: nel 2016 il nostro export negli Usa è aumentato dell’8%, il nostro peso come Paese fornitore è salito dal 35 al 36% in valore e nel 2017, dalle prime indicazion­i, sembra destinato a consolidar­si ulteriorme­nte», sottolinea il presidente di Confindust­ria Ceramica, Vittorio Borelli, intervenen­do alla conferenza internazio­nale all’Orange County Convention Center di Orlando, 1.100 mille imprese espositric­i da 40 Paesi capitanate dai 126 marchi italiani. Che catturano i visitatori (25mila lo scorso anno nell’edizione di Chicago) per l’imponenza e il design degli stand. A conferma del primato qualitativ­o e innovativo del made in Italy che il mercato statuniten­se valorizza riconoscen­do al prodotto italiano un 33% di prezzo in più al metro quadrato rispetto alla media di settore.

Gli investimen­ti sulla fiera Covernings – secondo solo al salone italiano Cersaie per importanza, frutto del lavoro di squadra tra Ceramics of Italy (Confindust­ria Ceramica), gli omologhi spagnoli di Tile of Spain e le associazio­ni americane dei distributo­ri, dei produttori e dei contractor­s – possono sembrare massicci rispetto al ruolo effettivo della ceramica sul mercato americano, se si pensa che la piastrella vale appena un 13% dei materiali per pavimenti (contro il 60% in Italia) e i consumi americani incidono per il 4% sul totale mondiale. Ma quando Coverings partì, 28 anni fa, la piastrella era confinata a un 3% del mercato oltreocean­o dei rivestimen­ti e la moquette era al 78%, contro il 50% attuale. E oggi gli Usa sono non solo il primo importator­e di piastrelle al mondo (assieme all’Arabia Saudita) con un trend stimato in crescita del 7% anche in questo 2017, ma anche il Paese con i più alti standard di sicurezza e sostenibil­ità nel costruire. Ciò ha permesso alla ceramica di spodestare tutti gli altri prodotti diretti competitor (legno e luxury vinyl in testa) al punto che è appena stato battezzato un “National Tile Day” statuniten­se: il 23 febbraio, giorno in cui ogni anno sarà celebrato il valore della ceramica nel design e nell'architettu­ra.

«In questo contesto la ceramica italiana fa la differenza – conclude Emilio Mussini, presidente della commission­e confindust­riale Attività promoziona­li e fiere – perché è imbattibil­e per qualità, design, innovazion­e e competenze». Il testimone passa ora a Cersaie, l'evento clou a livello mondiale per la ceramica con i suoi 156mila mq espositivi e oltre 100mila visitatori, che aprirà a Bologna il prossimo 25 settembre la 35esima edizione.

LA RASSEGNA DI ORLANDO Nel 2016 le esportazio­ni di piastrelle verso Washington sono aumentate dell’8%. Il made in Italy tiene banco alla fiera Coverings

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