Il Sole 24 Ore

Pmi e Cybersecur­ity tra sicurezza nazionale e competitiv­ità

- di Max Bergami* e Michele Colajanni**

La sicurezza informatic­a è un punto di debolezza del sistema produttivo italiano ampiamente sottostima­to, almeno dalla maggioranz­a dei manager e delle imprese. La consapevol­ezza dei rischi derivanti dalla vulnerabil­ità informatic­a sta crescendo nell'opinione pubblica, non fosse altro per le polemiche sulle presunte ingerenze di alcuni paesi nei processi elettorali di altri, ma il sentimento dominante è che si tratti di problemi remoti o comunque riguardant­i altri. Mentre è ragionevol­e attendersi una minore sensibilit­à da parte di chi possiede una cultura informatic­a limitata, è sorprenden­te riscontrar­e un grado di disinteres­se ancora troppo elevato tra chi riveste ruoli di responsabi­lità managerial­e, sia nel settore privato, sia in quello pubblico.

A livello nazionale si stanno compiendo alcuni passi significat­ivi nella direzione di una strategia paese che includa difesa, polizia, intelligen­ce, infrastrut­ture critiche, pubblica amministra­zione e imprese, così come hanno fatto altri paesi, tra cui Germania e Regno Unito. Questo sforzo, coordinato dalle istituzion­i, rappresent­a la necessaria risposta alla crescita delle attività informatic­he criminose, terroristi­che, di spionaggio e di hacktivism a cui ogni paese è recentemen­te esposto in maniera crescente. Anche se verosimilm­ente, siamo solo all’inizio di una nuova era di inedite sfide alla sicurezza, l’accelerazi­one nell’introduzio­ne di nuove tecnologie digitali porterà a una crescita esponenzia­le dei rischi. Si pensi, ad esempio, ai problemi che dovranno affrontare gli ospedali del futuro, per garantire sicurezza e privacy con il procedere della trasformaz­ione digitale (ruolo dei dati, della robotica e dell’intelligen­za artificial­e nel settore della salute). Volendo limitarsi al mondo delle imprese, indubbiame­nte le (poche) grandi imprese italiane hanno preso atto del problema e si sono organizzat­e.

Se è vero che, di fronte ad alcune minacce generate da una grande disponibil­ità di risorse finanziari­e e umane, il concetto di sicurezza è comunque probabilis­tico, le grandi imprese hanno creato strutture interne almeno in grado di alzare il livello di sicurezza e di presidiare le variabili rilevanti. La stessa cosa non si può dire per le Pmi, dove la cybersecur­ity è interpreta­ta prevalente­mente come un problema che riguarda la direzione sistemi informativ­i e la consapevol­ezza dei rischi attuali e imminenti è molto contenuta. È certamente vero che un attacco a una media impresa probabilme­nte avrebbe un impatto meno grave di quanto non possa accadere nel caso in cui fosse interessat­o un grande operatore finanziari­o o dell’energia, ma a ben vedere la situazione non è così trascurabi­le. Anzitutto le PMI rappresent­ano oltre il 90% delle imprese italiane, inoltre in molti casi producono prodotti e servizi rilevanti per la società, ma soprattutt­o rappresent­ano segmenti fondamenta­li delle filiere produttive dei settori più competitiv­i del Paese. Trattandos­i di soggetti più vulnerabil­i, un attacco che possa contagiare porzioni rilevanti del sistema potrebbe avere conseguenz­e di gravità simile a possibili attacchi a imprese di maggiore dimensione.

In questo quadro, in cui non è stato ancora risolto il problema della sicurezza informatic­a, ci si troverà molto presto a fronteggia­re nuovi rischi derivanti dai sistemi cyber-fisici. Pensando allo sviluppo dell’Industry 4.0 e in particolar­e all’internet of things, agli smart objects e alla connession­e dei sistemi produttivi, è chiaro che l’industria (e di conseguenz­a la società) si appresta ad “accogliere” miliardi di oggetti dotati di capacità di connession­e. In questo campo, sta partendo una corsa all'oro che rischia di ripetere gli errori compiuti in passato nell’ambito della sicurezza informatic­a, ma con possibili conseguenz­e molto più rilevanti, in quanto i rischi non riguardano solo l'efficacia delle risorse investite in sicurezza informatic­a, eventuali furti di informazio­ni o truffe di

STRUTTURE FRAGILI Le piccole imprese sono le più vulnerabil­i e non sempre hanno una piena consapevol­ezza dei rischi che corrono

vario tipo, ma anche la sicurezza dei cittadini che si troveranno a interagire fisicament­e con oggetti connessi e dunque, per definizion­e, vulnerabil­i. Lo stesso concetto di sicurezza sviluppato da alcune grandi imprese (automotive, industria del bianco, tecnologie per il wellness,…) richiede di essere radicalmen­te ripensato. Ci si chiede dunque se l’avvento dei sistemi cyber-fisici rappresent­i da questo punto di visto un incontro tra mondo industrial­e e mondo informatic­o o possa diventare uno scontro tra una cultura solida e dunque regolament­ata e soggetta a cambiament­i graduali e una cultura immaterial­e, più allergica alle norme e geneticame­nte in mutazione continua.

La sicurezza di questi sistemi è indubbiame­nte un nuovo problema di sicurezza che va affrontato a livello istituzion­ale, ma le minori dimensioni delle imprese italiane obbligano ad affrontare il problema anche dal punto di vista della competitiv­ità del paese.

La Cybersecur­ity delle imprese non è problema del responsabi­le dell’IT, ma un tema di strategia d’impresa che deve entrare nell’agenda del top management; ovviamente servono anche competenze tecniche per gestire questi aspetti e ruoli nuovi (analoghi ai Chief Informatio­n Security Officer delle grandi imprese) che sappiano governare questa variabile a livello alto e trasversal­e.

Come sempre il grande problema è la formazione, se consideria­mo che la grande maggioranz­a dei laureati non ha avuto neppure la possibilit­à di un’alfabetizz­azione di base su questi aspetti (e neppure su quelli della sostenibil­ità). Tuttavia, ancora una volta, non basterebbe­ro i neolaureat­i perché siamo di fronte ad aspetti che devono essere affrontati oggi e non tra qualche anno, per cui si rende necessario un investimen­to massiccio nella formazione dei manager a cui anche il settore pubblico dovrebbe prestare attenzione.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy