Riscrivere le regole per l’equità
Le regole del gioco sono importanti per determinare la distribuzione del reddito di mercato, prevenire la discriminazione, creare diritti di contrattazione per i lavoratori, contenere i monopoli e limitare la capacità degli amministratori delegati di sfruttare gli altri «portatori di interessi» dell’azienda e la capacità del settore finanziario di sfruttare il resto della società. Queste regole sono state in gran parte riscritte negli ultimi trent’anni, in forme che hanno portato a una maggiore disuguaglianza e a un peggioramento complessivo della performance economica. Ora devono essere riscritte, per ridurre la disuguaglianza e rafforzare l’economia, per esempio scoraggiando quell’ossessione per il breve termine che oggi dilaga nel settore finanziario e nelle imprese.
Queste riforme includono: un maggiore sostegno all’istruzione, compreso il ciclo prescolastico; l’aumento del salario minimo; il rafforzamento dei crediti d’imposta sui redditi da lavoro; il rafforzamento del potere contrattuale dei lavoratori sul luogo anche attraverso i sindacati; un’applicazione più efficace delle leggi contro le discriminazioni. Ma ci sono quattro aree in particolare che potrebbero incidere significativamente sull’alto livello di disuguaglianza oggi esistente.
La prima area sono i compensi dei dirigenti: sono diventati eccessivi (specialmente negli Stati Uniti) e i meccanismi di remunerazione basati sulle stock options sono difficili da giustificare. I dirigenti non dovrebbero essere ricompensati per miglioramenti del titolo azionario a cui non hanno contribuito in alcun modo: se la Federal Reserve abbassa i tassi di interesse, e questo fa salire le quotazioni azionarie, gli amministratori delegati non dovrebbero ricevere nessuna gratifica; se i prezzi del petrolio scendono, e di conseguenza aumentano i profitti delle compagnie aeree e il valore delle loro azioni, gli amministratori delegati delle compagnie aeree non dovrebbero ricevere nessuna gratifica. Esiste un modo semplice per tener conto di questi guadagni (o perdite) non attribuibili all’impegno dei manager: basare la performance pay sull’andamento relativo di altre aziende in circostanze comparabili. (...)
La seconda area è la macroeconomia: sono necessarie politiche capaci di mantenere la stabilità economica e la piena occupazione. Un alto tasso di disoccupazione colpisce maggiormente gli strati bassi e medi della distribuzione del reddito. Oggi i lavoratori sono penalizzati da tre fattori: l’alto tasso di disoccupazione, i salari deboli e i tagli ai servizi pubblici, dovuti al fatto che quando l’economia va male scendono anche le entrate dello Stato. Come abbiamo già detto, la forte disuguaglianza ha indebolito la domanda aggregata. Alimentare le bolle dei prezzi delle attività con una politica monetaria super espansiva e la deregolamentazione non è l’unica risposta possibile. Maggiori investimenti pubblici – in infrastrutture, tecnologia e istruzione – ridarebbero slancio alla domanda e allevierebbero la disuguaglianza, dando una spinta alla crescita nel lungo e nel breve periodo. Secondo un recente studio empirico del Fmi, un investimento ragionato in infrastrutture pubbliche migliorerebbe la produzione a breve e a lungo termine, soprattutto in un momento in cui l’economia opera al di sotto delle sue potenzialità. E non c’è bisogno di aumentare il debito pubblico in rapporto al Pil: progetti infrastrutturali implementati con intelligenza si ripagherebbero da soli, considerando che l’aumento del reddito (e quindi gli introiti fiscali) compenserebbe ampiamente l’aumento della spesa pubblica.
La terza area è l’istruzione: per combattere la disuguaglianza servono investimenti pubblici in questo campo. Il livello e la qualità dell’istruzione sono un fattore determinante per il reddito di un lavoratore. Se i governi garantiscono parità di accesso all’istruzione, la differenziazione delle retribuzioni rifletterà la distribuzione delle capacità (compresa la capacità di trarre beneficio dall’istruzione) e gli sforzi del sistema di istruzione per compensare le differenze di capacità ed estrazione sociale. (...)
La quarta area è la tassazione: questi investimenti pubblici tanto necessari potrebbero essere finanziati attraverso una tassazione equa e completa dei red diti da capitale, che contribuirebbe a contrastare ulteriormente l’aumento della disuguaglianza riducendo il rendimento netto sul capitale ed evitando che quei capitalisti che risparmiano buona parte del loro reddito accumulino ricchezza a un ritmo superiore alla crescita dell’economia globale, con conseguente aumento delle disparità di ricchezza.