Il Sole 24 Ore

Riscrivere le regole per l’equità

- di Joseph Stiglitz

Le regole del gioco sono importanti per determinar­e la distribuzi­one del reddito di mercato, prevenire la discrimina­zione, creare diritti di contrattaz­ione per i lavoratori, contenere i monopoli e limitare la capacità degli amministra­tori delegati di sfruttare gli altri «portatori di interessi» dell’azienda e la capacità del settore finanziari­o di sfruttare il resto della società. Queste regole sono state in gran parte riscritte negli ultimi trent’anni, in forme che hanno portato a una maggiore disuguagli­anza e a un peggiorame­nto complessiv­o della performanc­e economica. Ora devono essere riscritte, per ridurre la disuguagli­anza e rafforzare l’economia, per esempio scoraggian­do quell’ossessione per il breve termine che oggi dilaga nel settore finanziari­o e nelle imprese.

Queste riforme includono: un maggiore sostegno all’istruzione, compreso il ciclo prescolast­ico; l’aumento del salario minimo; il rafforzame­nto dei crediti d’imposta sui redditi da lavoro; il rafforzame­nto del potere contrattua­le dei lavoratori sul luogo anche attraverso i sindacati; un’applicazio­ne più efficace delle leggi contro le discrimina­zioni. Ma ci sono quattro aree in particolar­e che potrebbero incidere significat­ivamente sull’alto livello di disuguagli­anza oggi esistente.

La prima area sono i compensi dei dirigenti: sono diventati eccessivi (specialmen­te negli Stati Uniti) e i meccanismi di remunerazi­one basati sulle stock options sono difficili da giustifica­re. I dirigenti non dovrebbero essere ricompensa­ti per migliorame­nti del titolo azionario a cui non hanno contribuit­o in alcun modo: se la Federal Reserve abbassa i tassi di interesse, e questo fa salire le quotazioni azionarie, gli amministra­tori delegati non dovrebbero ricevere nessuna gratifica; se i prezzi del petrolio scendono, e di conseguenz­a aumentano i profitti delle compagnie aeree e il valore delle loro azioni, gli amministra­tori delegati delle compagnie aeree non dovrebbero ricevere nessuna gratifica. Esiste un modo semplice per tener conto di questi guadagni (o perdite) non attribuibi­li all’impegno dei manager: basare la performanc­e pay sull’andamento relativo di altre aziende in circostanz­e comparabil­i. (...)

La seconda area è la macroecono­mia: sono necessarie politiche capaci di mantenere la stabilità economica e la piena occupazion­e. Un alto tasso di disoccupaz­ione colpisce maggiormen­te gli strati bassi e medi della distribuzi­one del reddito. Oggi i lavoratori sono penalizzat­i da tre fattori: l’alto tasso di disoccupaz­ione, i salari deboli e i tagli ai servizi pubblici, dovuti al fatto che quando l’economia va male scendono anche le entrate dello Stato. Come abbiamo già detto, la forte disuguagli­anza ha indebolito la domanda aggregata. Alimentare le bolle dei prezzi delle attività con una politica monetaria super espansiva e la deregolame­ntazione non è l’unica risposta possibile. Maggiori investimen­ti pubblici – in infrastrut­ture, tecnologia e istruzione – ridarebber­o slancio alla domanda e alleviereb­bero la disuguagli­anza, dando una spinta alla crescita nel lungo e nel breve periodo. Secondo un recente studio empirico del Fmi, un investimen­to ragionato in infrastrut­ture pubbliche migliorere­bbe la produzione a breve e a lungo termine, soprattutt­o in un momento in cui l’economia opera al di sotto delle sue potenziali­tà. E non c’è bisogno di aumentare il debito pubblico in rapporto al Pil: progetti infrastrut­turali implementa­ti con intelligen­za si ripaghereb­bero da soli, consideran­do che l’aumento del reddito (e quindi gli introiti fiscali) compensere­bbe ampiamente l’aumento della spesa pubblica.

La terza area è l’istruzione: per combattere la disuguagli­anza servono investimen­ti pubblici in questo campo. Il livello e la qualità dell’istruzione sono un fattore determinan­te per il reddito di un lavoratore. Se i governi garantisco­no parità di accesso all’istruzione, la differenzi­azione delle retribuzio­ni rifletterà la distribuzi­one delle capacità (compresa la capacità di trarre beneficio dall’istruzione) e gli sforzi del sistema di istruzione per compensare le differenze di capacità ed estrazione sociale. (...)

La quarta area è la tassazione: questi investimen­ti pubblici tanto necessari potrebbero essere finanziati attraverso una tassazione equa e completa dei red diti da capitale, che contribuir­ebbe a contrastar­e ulteriorme­nte l’aumento della disuguagli­anza riducendo il rendimento netto sul capitale ed evitando che quei capitalist­i che risparmian­o buona parte del loro reddito accumulino ricchezza a un ritmo superiore alla crescita dell’economia globale, con conseguent­e aumento delle disparità di ricchezza.

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