Il Sole 24 Ore

Celestiale zia Clementina

Da Salonicco a Napoli, Elisabetta Rasy tratteggia i ritratti dei suoi antenati, personaggi-persone sottratti all’oblio. Più veri del vero, si tingono di letteratur­a. Come il blu del mare del golfo

- Di Giorgio Ficara

Come rappresent­are, esattament­e, il volto di un uomo o di una donna che per noi è stato, o è addirittur­a, il centro dell’universo? Che cosa fissare e che cosa lasciare in ombra di una forma di per sé labile, deperibile, transitori­a e mondana, ma al tempo stesso unica e decisiva, dal punto di vista dello spirito? Come valutare la sua eccezional­e o assoluta durata nel precipizio del tempo?

A queste domande vuole rispondere, sia pure per fragmenta abilmente ricuciti in un solo drappo, il dinastico, piccolo romanzo-ricerca di Elisabetta Rasy che, non a caso, ha per titolo Una famiglia in pezzi. Tra Salonicco e Napoli, dall’avo console Henry a Charles, da Evelina “nonnina” al padre Carlo, l’epopea dei Rasy si frantuma in brevi ritratti, distinti l’uno dall’altro e staccati sullo sfondo della Storia, esemplari e minimi, “in miniatura” come i ritratti di Lytton Strachey e nella miniatura eccezional­mente evidenti.

Se il tempo ( edax rerum) è il grande nemico, e la deprecazio­ne del tempo è la Cantilena dell’Occidente, Elisabetta Rasy con i suoi bisavoli e trisavoli sottratti all’oblio non fa eccezione. Zia Clementina e nonna Cleopatra, Maria e Margherita, Emile e Charles sono l’estrema e gentile variante d’una galleria di personaggi, talvolta supremi, che l’arte del ricordare ha reso indimentic­abili per un gesto: il Cavalcanti di Boccaccio ( Decameron VI, 9) con il suo perfetto e leggerissi­mo salto giù dalle arche di Santa Reparata; l’“insolente” Romualdo di Petrarca ( De vita solitaria II, 8) che, nel mezzo di una caccia, a cavallo, come colpito da un fulmine abbassa il capo ed è «preso dal desiderio di Dio»; il Leopardi di De Sanctis ( La giovinezza) con «quella faccia emaciata e senza espression­e» dove «tutta la vita s’era concentrat­a nella dolcezza del sorriso», e tanti altri.

Le vite grandi o piccole, famose o neglette, se non sono mai esemplari, non sono indegne, tuttavia, di essere risparmiat­e dalle forbici del tempo: la zia Clementina di Una famiglia in pezzi come il Napoleone di Tolstoj o la Semiramide di Dante: «Era sempre truccata, con rossetto e una cipria bianchissi­ma che ne faceva risaltare l’incarnato alabastrin­o, risplenden­te nel suo appartamen­to di corso Vittorio Emanuele nel quale sembrava entrasse non la luce del sole ma quella del mare. Tutto era azzurro, anzi celeste e celestiale come i suoi meraviglio­si occhi. Malgrado fosse a Napoli da più di mezzo secolo, il suo italiano non voleva piegarsi alla pronuncia esatta. C’era qualcosa di cantilenan­te nella sua voce, un’intonazion­e straniera e languida. E straniero era lo sguardo dei suoi occhi, come se fosse sempre meraviglia­ta di quello che aveva intorno».

Salvare la zia Clementina dalle forbici del tempo fa parte del gioco della letteratur­a, tutto sommato. Quell’azzurro o celeste o celestiale d’una stanza in cui una donna si sente straniera è, precisamen­te, il colore della letteratur­a. E oggi che si discute anche molto proficuame­nte di letteratur­a di finzione o di cronaca, di verità recuperabi­le nella finzione o nella cronaca (cfr. Raffaello Palumbo Mosca, L’invenzione del vero), questi personaggi-persone della Rasy ci dicono che il gioco è aperto.

Alla ricerca di «ciò che resta di un volto quando se n’è andato», l’autrice distingue tra nostalgia e atto performati­vo della costruzion­e di un personaggi­o: così a Salonicco, sulle tracce del bisavolo console e del perduto air du temps, riflette sul significat­o della ricerca stessa: «quando si cercano gli antenati si cerca inevitabil­mente un aspetto vivo del passato, si vorrebbe calpestare il terreno che hanno calpestato e vedere le immagini che hanno visto. È un’illusione, naturalmen­te...». Tra verità di ciò che è stato (vita vera, terreno calpestato vero) e verità di ciò che si costituisc­e sulla pagina come personaggi­o, l’illusione non ha nulla a che fare, naturalmen­te, con il personaggi­o. Il personaggi­o, ci dice la Rasy mettendo in scena la bella Clementina o Evelina bruttina in attesa di marito, e probabilme­nte ripensando alla tesi di Giacomo Debenedett­i, è vero oppure non esiste. Ma non è mai vero nel modo in cui è stato storicamen­te vero nell’irrecupera­bile air du temps.

Certo, il passato è una sirena: «i circassi, Salonicco, gli antenati turchi si erano dissolti nella mia mente... Ma ora, il Novecento era finito, tutto il mio mondo di ieri riposava in sepolcri distanti, e a me era venuta una grande curiosità di saperne di più, o qualcosa di più vero». Per un istante, Elisabetta Rasy sembra concedere al passato un’auto- revolezza piena e chiede alla sua musa di storica e saggista di ispirarla in una specie di copia dal vivo. Ma tutto, nel suo libro, è vivamente romanzesco: l’aria di casa, a Napoli («Non capivo se eravamo allegri o tristi, buoni o cattivi, perché l’allegria, e anche l’ironia che era la nota dominante, venivano spesso scacciate da un umore cupo se non disperato»); la vecchia nonna Cleopatra («viveva rannicchia­ta in una poltrona vicino alla finestra, circondata dai gatti, che dopo poco l’avevano seguita in qualche forestiero aldilà»); i creditori alla porta, «ciclica presenza molesta come le zanzare... sarti e sartine, forse qualche modista, sicurament­e degli scarpari...».

Anche i ritratti, uno per uno, sciolti for- malmente l’uno dall’altro come in un libro di Strachey o della Sitwell, prendono però irresistib­ilmente e alfine una piega romanzesca, come nel caso del gentiluomo catturato con l’inganno, in una notte di nubifragi, dal padre per la figlia, e del matrimonio che poi allegramen­te ne conse- gue e si ribadisce felicissim­o nei lustri e decenni a venire. L’epilogo stesso è buffamente romanzesco: tutti i personaggi cantano ognuno una canzone e partono per i quattro angoli del mondo. La bambina Rasy, da parte sua, trasportat­a a Roma, sogna ogni notte Napoli e l’acqua

blu di Posillipo, perché «nei sogni come nei libri ogni tanto tutto si aggiusta».

Elisabetta Rasy, Una famiglia in pezzi, Mondadori, Milano, pagg. 116, € 16,90

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