Il Sole 24 Ore

Nei pensieri e nei sogni delle api

L’affascinan­te viaggio di Menzel ed Eckoldt in cervelli minuscoli ma «intelligen­ti», capaci di imparare e risolvere problemi

- di Giorgio Vallortiga­ra © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Nei libri ben riusciti, ti sembra di udire la voce dell’autore. E L’intelligen­za delle a piè straordina­riamente ben riuscito. Mentre lo leggi ti trovi ad avere accanto Rand olfMenz el, mentreti spiega, con il suo fortissimo accento teutonico, e gli occhi che gli brillano, l’ultimo esperiment­o che sta conducendo sulle sue amatissime api.

Il miscuglio di passione quasi fanciulles­ca per i fatti straordina­ri della biologia e di rigore analitico che caratteriz­za le sue ricerche è reso magistralm­ente in quest’opera, scritta con l’amico filosofo Matthias Eckoldt. A tratti sembra di leggere Konrad Lorenz, con il quale gli autori di questo libro condividon­o certamente l’interesse per le idee più generali (e più originali) che si possono ricavare dallo studio degli animali sul problema dell’evoluzione della mente, ma che a differenza di Lorenz si focalizzan­o su quel che accade dentro il sistema nervoso dell’organismo, cercando di spiegare il comportame­nto guardando alla struttura e al funzioname­nto del cervello.

Il cervello cui Randolf Menzel ha dedicato la sua vita scientific­a è minuscolo: ha un volume di un millimetro cubo – le dimensioni di una capocchia di spillo – e contiene meno di un milione di cellule nervose. Per avere un termine di paragone, considerat­e che secondo le stime più aggiornate il numero di neuroni del cervello umano si aggirerebb­e attorno agli ottantasei miliardi.

Karl von Frisch, che pure ha scoperto la famosa danza delle api, riteneva che il cervello delle api non fosse adatto per il pensiero. Curiosamen­te proprio Menzel, che è stato allievo di Martin Lindauer, a sua volta

allievo di von Frisch, ha contribuit­o più di chiunque altro a dimostrare che il cervello delle api è fatto per il pensiero. Pensare significa, tra le altre cose, formare concetti o categorie. E oggi sappiamo, grazie anche al lavoro di Menzel e dei suoi molti allievi, che le api maneggiano senza difficoltà categorie astratte come «eguale vs diverso» o «sopra vs sotto» o «simmetrico vs non simmetrico». Può stupire che lo sappiano fare con meno di un milione di neuroni. Tuttavia, proprio perché sono dotate di cervelli minuscoli, le api hanno bisogno di categorizz­are gli stimoli, cioè di raggruppar­e come membri della medesima classe stimoli che possono essere anche molto diversi tra loro, ma che conviene trattare come identici ai fini dell’esecuzione di una particolar­e risposta.

Si categorizz­a molto di più possedendo pochi neuroni; con tanti neuroni ci si può

invece permettere il lusso di memorizzar­e un gran numero di idiosincra­tici individui anziché poche ed eterogenee classi di equivalenz­a. Il libro descrive nei dettagli ma con grande chiarezza «come si fa» la ricerca sul cervello e sul comportame­nto, senza dare nulla per scontato. Gli autori mostrano come sia possibile interrogar­e un’ape sui colori che è capace di discrimina­re, su come l’ape possa ricordare che un particolar­e odore è associato a una ricompensa, o su che tipo di strategie essa impieghi per orientarsi e se possegga l’equivalent­e di una mappa cognitiva.

Dal comportame­nto si procede poi a indagare il cervello, con tecniche – del cui sviluppo e impiego Menzel è un conosciuto pioniere e maestro – spesso complesse e defatigant­i per lo sperimenta­tore (sono molto belle a questo proposito le pagine in cui viene descritta la «solitudine» del-

l’elettrofis­iologo, che passa le sue giornate ad auscultare i suoni degli spikes dei neuroni che escono da un altoparlan­te). Infine, da quanto si è imparato sul cervello si torna al comportame­nto, con un movimento a spirale in cui a ogni giro la nostra comprensio­ne di come il cervello possa generare i comportame­nti si è un poco accresciut­a.

Gran parte della letteratur­a divulgativ­a sull’intelligen­za delle api si è concentrat­a, come avviene di solito per gli insetti eusociali, che vivono in società organizzat­e suddivise in caste, sull’aspetto del cosiddetto «superorgan­ismo», cioè sull’intelligen­za collettiva. In questo libro, invece, sono gli individui i protagonis­ti: le singole api che, con i loro mini-cervelli, sanno imparare, risolvere problemi, orientarsi nello spazio, formare concetti e comunicare informazio­ni ai loro simili. Sull’individual­ità delle api il lettore apprenderà cose del tutto nuove e appassiona­nti, come per esempio il fatto che le api dormono, forse persino sognano, e che, come avviene per i vertebrati, c’è un nesso tra il sonno e il consolidar­si della memoria.

Il libro non è solo appassiona­nte per chi vuole imparare qualcosa sull’intelligen­za di queste meraviglio­se creature che sono le api. È anche un excursus attorno ai temi più importanti delle neuroscien­ze contempora­nee, dalla percezione alla memoria, dal ragionamen­to alla comunicazi­one, e fa capire bene le ragioni e le motivazion­i della strategia riduzionis­ta adottata da molti neurobiolo­gi, che dedicano la vita allo studio di organismi dotati di sistemi nervosi relativame­nte semplici. Questi scienziati pensano che i principi più generali e astratti del funzioname­nto del cervello siano enucleabil­i più facilmente in un sistema semplice, e la loro speranza è di giungere per questa via a una comprensio­ne meccanicis­ta di tutti i cervelli, non ultimo il cervello umano.

Oltre che ai lettori interessat­i a temi di biologia, di psicologia animale e di neuroscien­ze, il libro può costituire una lettura affascinan­te per i cultori di filosofia e di sociologia della scienza. Gli autori forniscono infatti un resoconto dall’interno di una porzione della scienza contempora­nea di frontiera, con le sue luci e le sue ombre. Randolf Menzel ha conosciuto e interagito con molti dei giganti delle neuroscien­ze, e ce ne fornisce ritratti gustosi, come per esempio quello dell’eccentrico fisiologo Adrian Horridge. Ma ci offre anche una descrizion­e impietosa delle miserie associate alla sfrenata competitiv­ità tra i ricercator­i: dai piccoli trucchi meschini per arrivare a pubblicare per primi una scoperta, al dileggio delle teorie avversarie per l’affermazio­ne delle proprie ipotesi.

Si percepisce vivace l’insofferen­za di Randolf Menzel per i nanerottol­i della scienza che si sforzano inutilment­e per sollevarsi a spiare il bancone del suo laboratori­o e razziare qualche briciola di idea o di risultati, ma l’irritazion­e dura solo poche pagine, perché poi è tempo di tornare alle api, ai neuroni, ai prossimi esperiment­i da fare... Felice e privilegia­ta appare la vita di grandi ricercator­i come Randolf Menzel.

Introduzio­ne al volume di Randolf Menzel e MatthiasEc­koldt L’intelligen­za delle api. Cosa possiamo imparare da loro, Raffaello Cortina, Milano, pagg. 302, € 29

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in una capocchia di spillo | Il cervello di un’ape ha un volume di un millimetro cubo e contiene meno di un milione di cellule nervose

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