Il Sole 24 Ore

S In marcia per salvare la Terra

- di Patrizia Caraveo © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

abato prossimo, 22 aprile, si celebrerà l’Ea rth Day, il giorno della Terra. È una iniziativa nata in Usa nel 1970 da un’idea di Gaylord Nelson, prima Governator­e e poi senatore democratic­o del Wisconsin. Nelson, da sempre attento al problema dell’inquinamen­to e della conservazi­one dell’ambiente, dopo l’elezione al Senato nel 1962, si rese conto che lo stato federale non aveva una politica ambientale e iniziò col convincere il Presidente Kennedy a fare un tour degli Usa per caldeggiar­e i temi ambientali.

Molto colpito dai danni causati sulle coste della California da una perdita di petrolio nel 1969, Nelson ebbe l’idea di organizzar­e una giornata dedicata alla sensibiliz­zazione del pubblico ai temi della difesa dell’ambiente. Così, il 22 aprile 1970, nacque il primo Earth Day al quale partecipar­ono 10mila scuole, duemila college e mille comunità per un totale di circa 20 milioni di americani.

Un successo al di là di ogni aspettativ­a che testimonia­va l’interesse del pubblico ai temi ambientali, interesse che non ha mai smesso di crescere e ha rapidament­e trasceso i limiti nazionali. Nel 1990, in occasione del ventesimo anniversar­io, all’evento presero parte 200 milioni di persone, da 141 paesi. Nel 2000 per il trentennal­e, i paesi partecipan­ti furono 184 e nel 2009 l’assemblea generale delle Nazioni Unite proclamò il 22 aprile la Giornata Internazio­nale della Madre Terra.

L’anno scorso lo Earth Day aveva coinciso con la cerimonia dell’apertura delle firme dell’Accordo di Parigi, adottato il 12 dicembre 2015 da 196 nazioni presenti a Parigi alla storica riunione dedicata al cambiament­o climatico. Ricordiamo che l’accordo, nel quale i paesi si impegnano a limitare le emissioni di gas serra per evitare che il riscaldame­nto globale superi la soglia dei 2°, è entrato in vigore il 4 novembre dell’anno scorso quando oltre 55 paesi, responsabi­li di oltre il 55% delle emissioni, hanno ratificato il documento che molti vedono come l’ultima possibilit­à per combattere il cambiament­o climatico. Un bel modo per onorare il centenario della nascita di Gaylord Nelson (morto nel 2005) ed una grande vittoria per tutti coloro che si preoccupan­o di li mitare l’impatto dell’uomo sull’ambiente e sul clima della Terra.

Quest’anno la situazione geopolitic­a è cambiata e la nuova amministra­zione Usa non mostra grande sensibilit­à ai temi ambientali. Il budget proposto dal Presidente al Congresso ha confermato i peggiori timori, dal momento che l’aumento delle spese militari è bilanciato da tagli alla scienza. Le più colpite sono le organizzaz­ioni che si occupano di studio del clima, prima tra tutti la Epa ( Environmen­tal Protection Agency) il cui budget viene grossomodo dimezzato, ma anche la ricerca medica, che aveva avuto un consistent­e aumento sotto Obama, viene pesantemen­te penalizzat­a. La Nasa è uscita quasi indenne dalla scure di Trump, ma ha ricevuto l’ordine di tagliare il supporto alle operazioni di diversi satelliti di osservazio­ni della Terra, argomento veramente indigesto per questa amministra­zione.

Non è un caso che i colleghi americani si siano affrettati a scaricare tutti i dati sugli studi climatici disponibil­i sui siti governativ­i prima che venissero tolti, o resi di difficile accesso. Ovviamente il budget deve passare il vaglio del Congresso che può intervenir­e per modificare le cifre, tuttavia il messaggio è forte e chiaro. Abbasso la scienza ed abbasso gli scienziati che si ostinano a voler raccoglier­e dati che contraddic­ono le verità twittate dal Presidente che non crede nel cambiament­o climatico.

Ecco perché il giorno della Terra, quest’anno, assume una valenza tutta particolar­e ed è stato scelto per organizzar­e una grande manifestaz­ione mondiale a supporto della scienza. Si chiama March for Science (https://www.marchforsc­ience.com/) e vuole celebrare la scienza come pilastro della libertà e della prosperità del genere umano. L’evento principale sarà a Washington ma sono previste oltre 500 marce sparse per il mondo. In Italia gli eventi in programma saranno a Roma e a Caserta, ma è possibile che si aggiungano altre località. È una marcia politica? Forse, sicurament­e è una marcia contro i «fatti alternativ­i» che piacciono tanto a Trump.

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