Il Sole 24 Ore

Dialoghi con Orso

- di Paolo Legrenzi

Molti anni fa Danilo Mainardi, il celebre etologo, faceva lunghi giri con Orso, il suo cane, nel quartiere di Dorsoduro. È un po’ la Soho di Venezia. Fino a qualche tempo fa, la zona è vissuta in splendido isolamento, soprattutt­o nel triangolo finale, quello tra il Canale di San Marco e la Giudecca, come racconta nella sua“guida” speciale Angela Vette se. Era proprio in questa parte isolata, senza turisti, che Orso e Danilo facevano lunghe passeggiat­e. Abito lì, e spesso li incontravo. Un giorno fumavo il sigaro, tranquillo, senza esser visto, in un anfratto. Ascoltai così una curiosa conversazi­one tra Orso e Danilo. Il dialogo è liberament­e tratto dalla prima parte del libro di Danilo Mainardi, Il cane secondo me (il Mulino, Bologna, € 15).

Orso: Danilo, mi sono spesso domandato una cosa.

Danilo: Dimmi pure. Orso: Tu ed io abbiamo una mente che funziona allo stesso modo? Danilo: Beh, non proprio, anche le menti degli uomini sono differenti tra loro. Ma il modo generale di funzionare è lo stesso, per cani e uomini. Orso: Dimostrame­lo.

Danilo: Semplice. Guarda, oltre questo ponte, su quella riva seminascos­ta. Vedi, forse c’è una palla un po’ sgonfia. Orso: Certo, facile per me andare a prenderla.

Danilo: Facile per te e per me. Non per tutti gli animali. Forse non ti sei mai reso ben conto. Non sappiamo come funzionano le cose che facciamo in modo automatico. Orso: Spiega meglio.

Danilo: Beh... Per raggiunger­e quella palla devi farti un’immagine mentale di tutto quello che hai intorno, quello che vedi e quello che non vedi, perché nascosto da muri e ponti. Orso: E poi?

Danilo: Poi devi allontanar­ti dalla meta, la palla, e percorrere l’unica strada che ti permette di raggiunger­la. Una sorta di gioco dell’oca: indietro e avanti, indietro e avanti. Orso: Certo, ovvio.

Danilo: Non così ovvio. Molti animali non riescono a fare questa prova che gli etologi chiamano “detour”, cioè aggirament­o: allontanar­si dalla meta per poi raggiunger­la. È un ragionamen­to che sai fare basandoti su un modello mentale della situazione.

Orso: Ho capito. E le emozioni? Che cosa mi dici delle emozioni? Proviamo emozioni nello stesso modo?

Danilo: In sostanza sì, e un grande biologo, Charles Darwin, l’aveva già intuito più di un secolo fa. Orso: Dimostrame­lo.

Danilo: Ti ricordi ieri, quando hai visto quell’avanzo di pizza vecchia su uno sporco scalino? Ti sei fermato e mi hai guardato in viso. Io non ho parlato. Ho solo mostrato con la faccia la mia emozione di disgusto e disapprova­zione. Ecco, tu sai leggere le emozioni sul viso degli uomini e degli altri animali e sai mostrare le tue.

Orso: Insomma, anche nel caso delle emozioni, funzioniam­o allo stesso modo.

Danilo: Proprio così. Anche se i diversi adattament­i agli ambienti hanno plasmato in modo diverso le nostre menti, per centinaia di migliaia di anni.

Orso: Beh, questo non mi sorprende. In fondo, milioni di anni fa, c’era un antenato comune, un pesciolino che è sbarcato a terra.

Danilo: Certo. Poi ci siamo allontanat­i gli uni dagli altri. In seguito ci siamo riavvicina­ti, quando l’uomo ha addomestic­ato i tuoi antenati. Voi vi siete adattati a noi, e noi a voi.

Orso: Per quello stiamo così bene insieme, meglio che molti uomini tra di loro.

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