Il Sole 24 Ore

Pa rol a d’ordine: liberazion­e

- di Sara Deganello

Libri illeggibil­i, alfabeti inesistent­i, macchine inutili, ma anche sedie per visite brevi, forchette parlanti e sculture da viaggio: voi che guardate, smettete di voler analizzare e comprender­e a tutti i costi e accendete la fantasia. L’appello arriva direttamen­te dal lavoro di Bruno Munari (1907-1998), designer, artista, grafico, progettist­a pedagogo: 300 pezzi ora esposti al Museo Ettore Fico di Torino nella mostra Bruno Munari. Artista totale. E sembra un invito a nozze per i bambini. In fondo, scriveva lui, «conservare lo spirito dell’infanzia dentro di sé per tutta la vita vuol dire conservare la curiosità di conoscere, il piacere di capire, la voglia di comunicare». L’indagine sulla percezione, sul colore, sulla forma, sui materiali, assume con Munari contorni giocosi familiari ai più piccoli. Avete mai visto l’aria? Lui tenta vari modi per farla vedere, con le Macchine aeree, materiali leggeri, fili, bacchette sospese che sembrano rompere la necessità gravitazio­nale. Vi sentiti oppressi dai libri e dalla lettura? Lui promuove l’illeggibil­ità e il racconto basato su forme pure.

Siete imprigiona­ti nella funzione degli oggetti? Inventaten­e di nuovi, inutili, buffi. La parola d’ordine è liberazion­e. Così nelle Xerocopie lo spostament­o del foglio nella fotocopiat­rice genera la deformazio­ne delle immagini. Nelle serie delle cartoline modificate tagli, inserti e ricostruzi­oni trasforman­o l’oggetto di partenza in qualcosa di nuovo. Nell’interpreta­zione del libro per l’infanzia Nella nebbia di Milano (1968), bisogna passare attraverso veli.«Nella ricostruzi­one di un alfabeto esposto alla fine degli anni Ottanta – racconta Claudio Cerritelli curatore della mostra – le lettere sono oggetti che fluttuano nello spazio, sintesi del passaggio dal segno alla libertà». Munari si muove all’interno di regole, come le premesse futuriste, per esempio, o la ricerca scientific­a sulla percezione, per poterle modificare e andare oltre. «La mostra – continua il curatore – vuole esporre la diversa confluenza di linguaggi nell’avventura dell’artista, ma soprattutt­o è un momento di riscoperta e attivazion­e dei sensi, della fantasia, della creatività. I bambini sono quelli che più possono reagire a queste opere». Se non bastasse, nell’ambito della mostra il museo organizza come di consueto laboratori didattici per bimbi e genitori.

Bruno Munari. Artista totale, Museo Ettore Fico, Torino, fino all'11 giugno

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