Il Sole 24 Ore

Le cavallette di Menahem

- Giulio Busi

Se necessario, il sobrio insetto sa dislocarsi nel tempo e nello spazio. Nel Medioevo lo troviamo nella nostra penisola, al servizio dei cabbalisti. Anzi, del più grande mistico ebreo italiano di tutti i tempi, Menahem da Recanati. Nell’introduzio­ne al suo Commento alle preghiere, che ora appare in versione italiana, Menahem usa proprio la cavalletta per una sorprenden­te similitudi­ne: «Il Creatore, sia Egli benedetto, - scrive il maestro di Recanati - agisce attraverso i suoi attributi, che sono legati a Lui. Per questo motivo i nostri maestri, di benedetta memoria, li hanno chiamati “dieci vesti”, che Egli indossò al momento di creare il proprio mondo » . Se siete restati abbacinati da tanta luce superna, non spaventate­vi. La locusta è lì per farvi ritrovare la strada. Menahem da Recanati vuol risolvere il problema più complesso e pericoloso della qa b b a l a h. Quando si parla di dieci gradi divini, le enigmatich­e sefirot, non si rischia forse di violare l’unicità e la trascenden­za di Dio? Se il Signore è uno e unico, perché stemperarl­o in una pluralità di gradi e attributi? La risposta di Menahem è che non tutti gli abiti sono uguali. Le sefirot- vesti, indossate dal Creatore, sono a lui unite, indivisibi­li, e assomiglia­no in questo alla pelle di una locusta: « Come infatti il vestito della cavalletta non è esterno al corpo di questa, ma emana da essa stessa, così avviene per quelle vesti superne » . Il paragone è minuzioso, a un tempo quotidiano, anzi umile nel suo soggetto, ed elevato negli in- tenti. E così, piena di buon senso ma anche ambiziosa nei toni filosofici, è l’esegesi di Menahem, appartenut­o alla famiglia Finzi e vissuto nelle Marche tra la seconda metà del Duecento e il primo decennio del Trecento. Dalla sua scuola deriva la tradizione di studi cabbalisti­ci fiorita in Italia centrale nell’autunno del Medioevo. Il lettore forse più originale, e indiscipli­nato, di Menahem non appartiene però al campo ebraico, ma è un irregolare di genio. Nel tardo Quattrocen­to, Giovanni Pico della Mirandola fa man bassa di segreti mistici dalle pagine del recanatese, per poi riversarli nelle sue azzardate 900 Conclusion­es del 1486. Le cavallette cabbalisti­che, si sa, fanno salti lunghi e larghi.

Menahem Recanati, Il commento alle preghiere. Perush ha- tefiloth , traduzione, commento e note a cura di Giovanni Carlo Sonnino e Nahmiel Manahem Ahronee, Il Prato, Saonara ( PD), pagg. 190, € 15 Christophe Boureux, Le piante della Bibbia, Queriniana, Brescia, pagg. 180, € 16,50 Francesco Fiorentino, Il Prologo dell’Ordinatio di Giovanni Duns Scoto , Città Nuova, Roma, pagg. 552, € 32

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