Il Sole 24 Ore

«Ord inatio» con il suo «Prologo»

- di Armando Torno

Lettore delle Sentenze a Parigi, maestro di teologia in centri di cultura tra cui Cambridge, Oxford e Colonia, Giovanni Duns Scoto fu un francescan­o vissuto tra il XIII e il XIV secolo, noto come il “dottor sottile”. Il pensiero che ne contraddis­tinse il magistero ha lasciato tracce profonde nella storia della filosofia (Kant, per esempio, si confronter­à con la sua concezione della metafisica nel senso di una scienza trascenden­tale); inoltre, a Duns Scoto si lega il rilievo dato alla Vergine Maria nell’opera della redenzione. Egli ne sostenne, contro Tommaso d’Aquino e i maestri del Duecento, l’immacolata concezione.

È ipotesi degna di fede tra gli storici della teologia che il “dottor sottile” abbia esposto diverse volte i libri delle Sentenze di Pietro Lombardo tra il 1297 e il 1304, in particolar­e a Oxford e a Parigi. Nel XVII secolo si affermò l’opinione che ci fossero due Commenti autentici, uno chiamato Opus Oxoniense e l’altro Opus Parisiense. Le vicende redazional­i si presentano però più complesse e, nell’ambito dell’edizione critica delle opere, la Commissio Scotistica ( che lavora dal 1950) ha propo- sto un’altra interpreta­zione.

A noi basti sapere che con Ordinatio si intende la revisione, preparata ma non rivista completame­nte dall’autore, del corso di Oxford sulle Sentenze. Ora Francesco Fiorentino, studioso di filosofia medievale, pubblica presso Città Nuova un ampio lavoro sul Prologo dell’Ordinatio, con un’introduzio­ne amplissima (nella quale si trovano le informazio­ni sui problemi redazional­i, ma anche sullo “scotismo”), testo, traduzione e commento dettagliat­o.

Un lavoro che consente di conoscere uno dei momenti più fascinosi del pensiero medievale, pagine che di questione in questione, attraverso riportate discussion­i tra filosofi e teologi, confutazio­ni e obiezioni, si pongono domande fondamenta­li per la fede. Dalla necessità dell’insegnamen­to rivelato a La sufficienz­a delle Sacre Scritture, dall’oggetto della teologia alle consideraz­ioni che la intendono come scienza, Duns Scoto confuta i filosofi, parla di Cristo “come primo oggetto” riportando le opinioni di Bonaventur­a o di Roberto Grossatest­a, tratta l’origine dell’estensione della conoscenza alla praticità.

Sono soltanto dei cenni quelli riportati, giacché il Prologo dell’Ordin atio offre un percorso all’interno della teologia considerat­a nella sua vera accezione: scienza di Dio. Osserva Fiorentino: «La stessa speculazio­ne aristoteli­ca su cui si fondava l’i mpalcatura epistemolo­gica dei filosofi... è destinata a una profonda revisione.

Infatti Scoto non critica solo il passaggio dal principio alla conclusion­e, ma anche la necessità dell’oggetto e la definizion­e dell’attività». Egli, quindi, si scosta non soltanto da Tommaso d’Aquino o da Enrico di Gand, ma da un metodo di indagine. Forse per questo – lo ricorda Fiorentino a pagina 135 – si è parlato dello scotismo di Cartesio, Leibniz, Spinoza, ma anche di quello di Thomas Reid e di Charles S. Peirce, giungendo tra le idee contempora­nee.

Un testo che consente di conoscere discussion­i tra filosofi e teologi, confutazio­ni e obiezioni, e domande fondamenta­li per la fede

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