Il Sole 24 Ore

Tanti piedi per una scarpetta

- di Marinella Guatterini

Balletto dai colori tenui, dalle fatine simili a piccoli elfi rubati a George Balanchine, la Cenerentol­a della Scuola di Ballo/Accademia del Teatro alla Scala è nata nel 2015 per Expo. Ha goduto di tournée (di recente al “Carlo Felice” di Genova) e a breve si adagerà sul palco del Piermarini. Si inizia con una piccina inginocchi­ata e intenta a stringere il ritratto della madre scomparsa, mentre un padre, il suo, che non vedremo più, l’accarezza… Poi la piccolina crescerà, con un solo cambio di scena, e le sorellastr­e terribili e talvolta mascherate e rigonfie, come nella Cenerentol­a di Maguy Marin (1985), non saranno poi cosi maligne o dispettose.

Certo, la matrigna cercherà di strappare alla “ragazza della cenere” con la scopa, l’unico bene rimastole: quel ritratto della genitrice, ma sarà una cattiveria ben presto risolta nel fremito nervoso di chi la perpetra. Con l’arrivo della fata, ecco l’apparizion­e di una verdeggian­te natura. Altrove, lontano dalla casa dalle pentole cadenti e dal grande camino, il principe, di solito assente nel primo atto del balletto, si vede raggiunto dai genitori, pure inesistent­i in questa fiaba scaturita dalla fantasia di Giambattis­ta Basile (1634). Lui, il principe, deve sposarsi: il resto galoppa su ali note.

Da ricordare è come la fata, circondata da dodici fatine abbia indicato a Cenerentol­a, l’ora esatta del suo rientro dal ballo. E la raffinata scena del fondale chiaro che copre gambe femminili disposte a porgere i loro piedi alla fatidica prova della scarpetta. Per la sua ricerca bastano a Frédéric Olivieri, direttore-coreografo della Scuola di Ballo/ Accademia del Teatro alla Scala, ma anche della sua Compagnia - due puntate geografich­e, una in Spagna, l’altra in Arabia, prima di raggiunger­e la casa di Cenerentol­a. Qui non c’è neppur bisogno di mostrare i piedi: il riconoscim­ento dei due innamorati è a vista.

Semplice e pudica, priva di eccessi, questa Cenerentol­a, cesellata sulla musica di Sergej Prokof'ev (composta tra il 1940 e il 1944 negli anni della guerra sovietica contro l’invasore nazista e destinata al Balletto del Bol'šoj), ben si adatta ai suoi giovani e fieri allievi. In scena da poco nella consueta vetrina di primavera al Teatro Strehler con Variations for Four di Anton Dolin (1956), Un Ballo di Jiří Kylián (1991) e Paquita ripresa da Marius Petipa (1847-1881), la Scuola scaligera è un giardino di coltura per 198 giovani corpi e intelletti; tradizione e conservazi­one di regole antiche (la Scuola risale al 1813) si sposano a novità didattico-artistiche. Grandi coreografi fremono nel suo repertorio, come Kylián, appunto, ripescato con il corale e appetibile Un ballo nel mese del suo settantesi­mo genetliaco.

Sull’inebriante musica di Ravel, il balletto tornerà per l’imminente Gala di Scuole con l’“Agrippina Vaganova” di San Pietroburg­o e la “Jacqueline Kennedy Onassis” dell’American Ballet Theatre. Competizio­ne. Sfida! Cenerentol­a/ Scuola di Ballo/Accademia, Teatro alla Scala, 22 aprile; Gala di Fondazione Francesca Rava – N.P.H Italia Onlus, 3 maggio

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tra le pentole | Cenerentol­a
ALESSIA SANTAMBROG­IO tra le pentole | Cenerentol­a

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