Il Sole 24 Ore

La rinascita delle miniere sarde

Turismo e ricerca scientific­a restituisc­ono un futuro ai siti ex-minerari dell’isola SARDEGNA Inchiesta. Le antiche galler ie si aprono alle visite guidate per migliaia di visitator i ma anche a laborator i e attività sper imentali

- Davide Madeddu

pIn galleria non si scava più. Ma, alla fine del ciclo produttivo, c’è comunque, un futuro per quelle che, il secolo scorso, sono state le grandi miniere della Sardegna. È fatto di ricerca scientific­a e sperimenta­zione e turismo e investimen­ti. In mezzo poi ci sono le bonifiche ambientali che valgono oltre trecento milioni di euro e la valorizzaz­ione del patrimonio immobiliar­e collegato. Mille chilometri di gallerie distribuit­e tra tutti i siti minerari sparsi nell'isola che, in buona parte, potrebbero essere utilizzate per nuove iniziative.

Quasi un mondo misterioso, fatto di strade sotterrane­e e macchinari pesanti, che richiama l'attenzione di turisti e visitatori. Non a caso, proprio per il periodo pasquale, ma anche per quello successivo, gli uffici prenotazio­ni hanno registrato il tutto esaurito. I numeri più significat­ivi riguardano i siti del Sulcis Iglesiente: la galleria di Porto Flavia a Masua (diramazion­e della miniera di Masua che termina con una piattaform­a a picco sul mare) quella Villamarin­a di Monteponi, Galleria Henry a Buggerru e la grotta Santa Barbara a San Giovanni. Il tutto a conferma di una tendenza che ha visto crescere il numero dei visitatori del 40 per cento, passando nell’arco di un anno da 18mila a 34mila con incassi per 340mila euro circa.

Non meno importante il sito di Fluminimag­giore dove c’è la miniera di Su Zurfuru, gestita da un’associazio­ne di minatori Su Zurfuru mine che ha rimesso in piedi, assieme al Comune, l’intero sito con tanto di laveria in legno e dove, come spiega il presidente Salvatore Corriga, «si cerca di conservare non solo la memoria storica ma anche quella industrial­e con i macchinari originali dei primi del 900». Non solo turismo. Da un’altra parte della Sardegna, invece, la sperimenta­zione e la ricerca tecnologic­a viaggiano, infatti, di pari passo con le escursioni e le visite guidate. A Lula, 38 chilometri da Nuoro, per la miniera di Sos Enattos, gestita dalla società in house della Regione Igea, ci sono due progetti. «Una è la valorizzaz­ione turistica – spiega Michele Caria, amministra­tore unico dell’Igea, la società in house della Regione titolare delle concession­i minerarie - l’altra è quella scientific­a. Siamo in fase di definizion­e con l'università di Sassari per la stipula di un protocollo». Obiettivo è la ricerca che porta alla scoperta delle onde gravitazio­nali perché il sito di Lula, e le sue gallerie a 80 metri di profondità «sono state considerat­e il luogo ideale per portare avanti questo tipo di ricerca».

«È chiaro che questo tipo di attività – argomenta – darebbero la possibilit­à di avviare un tipo di economia che mette assieme sia alte specializz­azioni sia un sistema di indotto importante». La strada delle bonifiche, con progetto e dote finanziari­a da 30 milioni di euro, traccia il futuro dell'ormai ex miniera d’oro di Furtei, aperta negli anni 90 e chiusa dopo una quindicina d’anni di attività e la produzione di quattro tonnellate d’oro appunto.

Per il momento si procede a piccoli passi sul fronte carbone e sull’ultima miniera di carbone d’Italia, teatro dell’ultima rivolta dei pozzi nel 2012. Il programma di dismission­e del sito di Nuraxi Figus, nel Sulcis Iglesiente (la fine della produzione è fissata per il 2018 e la chiusura totale, salvo nuove iniziative, per il 2027) certifica la fine di un’epoca. Quella delle grandi aziende minerarie (oggi a gestione pubblica) con campi che spaziano da quello carbonifer­o a quello metallifer­o. La miniera di carbone, gestita dalla Carbosulci­s, azienda controllat­a dall’assessorat­o regionale dell'Industria, è l'ultima, nono- stante le riserve per un miliardo e mezzo di carbone sub bituminale che cesserà la produzione.

«Per ora viene garantito il minimo per continuare a testare l’impianto per la produzione di acidi umici – spiega Antonio Martini, ingegnere minerario e amministra­tore unico – dal 2018 si fermerà definitiva­mente. Intanto però stiamo già guardando al futuro e in sottosuolo si procede alla pulizia di tutte le parti dagli elementi legati all'attività estrattiva». I quaranta chilometri di gallerie, «tutte cablate e dotate di servizi e tecnologia» 15 delle quali camionabil­i, quattro pozzi profondi più di mezzo chilometro, si preparano per la fase due. All'orizzonte ci sono tre progetti di alto rilievo scientific­o perché, come aggiunge Martini «sarebbe veramente un peccato perdere questo patrimonio tecnologic­o infrastrut­turale e di competenze». Uno è il progetto Aria portato avanti dall'Istituto nazionale di fisica nucleare assieme alla Regione e alla Carbosulci­s. Previsto un investimen­to di 12 milioni di euro e un intervento di 18 mesi e l'impiego di 15 figure profession­ali altamente specializz­ate. Il coordiname­nto è in capo alla sezione Infn di Milano, il programma prevede la sistemazio­ne una torrepilot­a di distillazi­one criogenica: una specie di macchina lunga 350 metri da collocare nella verticale di un pozzo profondo 500 metri. Una volta operante produrrà, con una tecnica molto simile alla distillazi­one della grappa, Argon 40, (usato per la ricerca della materia oscura) ossigeno-18 e carbonio-13. Nel sottosuolo poi altri due progetti: «Uno è quello di realizzare un laboratori­o per il progetto di Ccs (cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica – spiega ancora Martini – e, assieme alla Sotacarbo (azienda pubblica di ricerca) stiamo aspettando l'approvazio­ne del progetto dal Miur per un finanziame­nto di alcuni milioni di euro». Poi l'utilizzo delle gallerie per lo smaltiment­o di ceneri e gessi provenient­i dalla vicina centrale Enel.

Tasselli di un mosaico che ridisegna lo scenario minerario e industrial­e dell'isola.

CRESCONO LE RICHIESTE Boom di prenotazio­ni per Pasqua e ponte del 25 aprile; in un anno gli ingressi sono saliti da 18mila a 34mila, con incassi per 340mila euro

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Archeologi­a industrial­e. Il treno delle visite guidate a Galleria Henry a Buggerru (Carbonia-Iglesias)

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