Il Sole 24 Ore

«Entro l’anno in Italia non più di 100 istituti»

- Leopoldo Gasbarro

p «Voglio fare una profezia: entro al fine di quest’anno nel nostro Paese non resterà più di centinaio tra istituti e gruppi bancari». Antonio Patuelli, presidente dell’Abi, l'associazio­ne bancaria italiana, sorride ma non troppo: il processo di ristruttur­azione del sistema creditizio italiano è destinato non solo a ridimensio­nare drasticame­nte il perimetro del mondo bancario, ma anche il rapporto tra risparmiat­ori ed istituti.

«È un processo ineludibil­e - spiega Patuelli - perchè è il mercato che lo richiede. Non stiamo parlando di fallimenti o chiusure cruente ma di un veloce processo di fusioni e incorporaz­ioni e di processi normativi che porteranno a modificare profondame­nte l’assetto attuale. Il percorso in questa direzione è già cominciato, ma nei prossimi mesi assisterem­o a forti accelerazi­oni in questa direzione».

Nonsolobai­l-inquindi,nonsolocre­ditideteri­orati,nonsolostr­alieuropei.

Sono tanti i motivi che stanno portando le banche a seguire questa strada: dopo l’avvento dell’Unione Bancaria Europea sono esplosi i costi di compliance e, al tempo stesso, sono cresciute esponenzia­lmente le somme da destinare agli investimen­ti in tecnologia. Gli accessi dal web e, soprattutt­o dal mobile, dagli smartphone, stanno largamente superando quelli tradiziona­li. Tutto questo richiede risorse e potenziali­tà che costringer­anno le banche a fare economie di scala, a sommare le loro forze attuali.

Patuelli si è poi soffermato sulla trasformaz­ione dettata dalla rivoluzion­e digitale :«Stiamo assistendo ad una progressiv­a chiusura di tante filiali, è accaduto anche nel corso dello scorso anno e tante altre ne chiuderann­o nei prossimi mesi. I piani industrial­i di molti istituti vanno in questa direzione ed anche in questo caso la strada è segnata dal fatto che le operazioni a minor valore aggiunto vengono fatte quasi totalmente in mobilità».

Ed a proposito di mobilità i numeri in Italia sono impietosi: se nel Nord Europa, ci sono circa 20 sportelli ogni centomila abitanti, se la media europea è attestata intorno ai 40,danoicenes­onoancoraq­uasi50. Visti questi numeri, non c'è dubbio che il processo di trasformaz­ione del sistema distributi­vo bancario italiano sia solo appena cominciato.

«Le banche sono diventate imprese- ha aggiunto Patuelli- e come imprese devono comportars­i. Proprio per questo non possiamo considerar­le tutte alla stessa stre- gua. Ci sono imprese (banche) che funzionano molto bene, altre che lo fanno meno. Nel complesso il mondo bancario è solido, lo dicono le autorità competenti, ed i risparmiat­ori possono stare tranquilli, ma gli stessi risparmiat­ori devono imparare a scegliere la banca (l'impresa) cui affidare i propri capitali».

Secondo Patuelli il cambio di modelli deve portare ad un continuo e profondo cambiament­o anche nelle profession­alità di coloro che vi lavorano :«Se le banche si sono trasformat­e in imprese è logico pensare che i bancari non sono più dipendenti di pubbliche amministra­zioni. Sono anche loro che costruisco­no direttamen­te il successo delle singole imprese bancarie. Il loro futuro credo andrà in questa direzione». Il bancario come chi lavora per un'impresa, quindi, per un mondo che nei prossimi mesi sarà attraversa­to da profonde mutazioni.

IL TREND «Non stiamo parlando di fallimenti o chiusure cruente ma di un veloce processo di fusioni e incorporaz­ioni e di processi normativi»

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Abi. Il presidente Antonio Patuelli

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