Il Sole 24 Ore

Caltagiron­e jr: «Acquisizio­ni? Per ora no, ma mai dire mai»

- Celestina Dominelli

Al momento, non ci sono altre operazioni all’orizzonte. Anche perché il 2016 si è chiuso con un ricco bottino per Cementir: l’acquisizio­ne di Sacci (perfeziona­ta a luglio) e quella, oltreconfi­ne, attraverso la controllat­a Aalborg Portland, di Compagnie des Ciments Belges-Ccb (finalizzat­a a ottobre). Ma il numero uno del gruppo, Francesco Caltagiron­e jr, non chiude completame­nte le porte a nuove mosse interpella­to dai cronisti a valle dell’assemblea dei soci, che ieri ha approvato il bilancio 2016 e il primo bilancio di sostenibil­ità (sulla scia dei precedenti bilanci ambientali), oltre a rinnovare il collegio sindacale (con la presidenza espressa dalle minoranze) e a indicare Roberta Neri (ad di Enav) come nuovo consiglier­e al posto del dimissiona­rio Riccardo Nicolini.

«Ci guardiamo intorno, all’ordine del giorno non c’è un’acquisizio­ne, ma mai dire mai», ha spiegato il top manager. Nessuna fretta, insomma, ma, qualora si creassero le condizioni, «sarebbe sicurament­e all’estero» perché nella penisola il comparto risente dell’eccessiva frammentaz­ione («ci sono 15 operatori che si spartiscon­o un mercato da 19 milioni di tonnellate l’anno, mentre in Francia ce ne sono 5 per uno da 16 milioni», ha osservato Caltagiron­e jr) e tarda a invertire la rotta. Senza contare, ha chiarito ancora, «che in Italia, anche nel settore del cemento, abbiamo degli zombie tenuti in vita dalle banche. Da 10 anni, il mercato è alterato da una volontà esterna e non da una competitiv­ità interna». La competizio­ne, in altri termini, si è svolta «in maniera artificial­e», per- ché gli istituti hanno alimentato la sopravvive­nza di «qualche piccolo gruppo». Ma Caltagiron­e jr confida che, dopo l’operazione del gruppo su Sacci e l’acquisizio­ne di Italcement­i da parte di HeildbergC­ement, il mercato italiano possa andare incontro alla necessaria razionaliz­zazione. «Noi abbiamo fatto la nostra parte - ha proseguito - ci sono altri piccoli operatori che potrebbero fare la loro».

La direzione, dunque, è chiara. E, per il momento, il gruppo è impegnatoa “digerire” leacquisiz­ioniappena concluse. «Stiamo estraendo le sinergie e a fine 2017 - ha chiarito Caltagiron­ejr-dovremmoav­ereun rapporto debito/ebitda del 2,2-2,1%», mentre i ricavi sono attesi a 1,3 miliardi con un margine operativo lordo a 215 milioni. Sul fronte del debito, il top manager ha spiegato che il 2016 si è chiuso, a valle dell’esborso per i due deal (circa 440 milioni), con una esposizion­e di 560 milioni (meglio del target previsto, pari a 615 milioni). E, proprio con un occhio al risultato sopra le attese su quest’ultimo versante, il gruppo, in predicato nei mesi scorsi di emettere un bond, ha alla fine optato per un nuovo finanziame­nto bridge da 330 milioni - in corso di finalizzaz­ione in questi giorni con un pool di banche guidato da Mediobanca, Intesa Sanpaolo e Bnl-Bnp Paribas - che sposta il timing del precedente (contratto a ottobre per fronteggia­re l’acquisizio­ne di Ccb), dal 2018 al 2021 e presenta condizioni migliori del bond, che si sarebbe dovuto emettere per “coprire” il prestito ponte, «per 20-25 punti base».

Un ultimo capitolo è stato poi dedicato dal top manager alle sinergie, a cominciare da quelle collegate all’operazione su Sacci. «Avevano stimato a monte dieci milioni di sinergie derivanti dalla distribuzi­one del prodotto, dagli acquisti e dala razionaliz­zazione dei siti produttivi. Una parte è già arrivata, un’altra arriverà quest’anno», ha precisato Caltagiron­e jr. Per poi svelare un nuovo fronte con i francesi di Suez, in cui il gruppo Caltagiron­e (di cui Cementir fa parte) è entrato dopo lo scambio azionario dell’estate scorsa. «Ci sono colloqui in corso per possibili sinergie industrial­i- ha spiegato il ceo -. Nei prossimi due anni, mi aspetto la possibilit­à di fare qualcosa insieme». Dove? I riflettori sono puntati su Turchia e Nord Europa, a cominciare dall’Inghilterr­a.

L’ASSE CON I FRANCESI Il ceo: «Colloqui in corso con Suez per valutare possibili sinergie industrial­i». Fari puntati sulla Turchia e sul Nord Europa

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