Il Sole 24 Ore

UniCredit, il 72% a istituzion­ali e fondi sovrani

Montezemol­o rinuncia alla vicepresid­enza

- Marco Ferrando @marcoferra­ndo77

pLa “nuova” UniCredit, quella uscita dall’aumento di capitale da 13 miliardi e che per la prima volta si è palesata ieri in assemblea, è per quasi i tre quarti in mano al mercato. Il 62% fa capo agli istituzion­ali, quasi interament­e esteri, un altro 10% ai fondi sovrani. Com’era prevedibil­e, la valanga di nuova carta ne ha modificato struttural­mente la proprietà: le Fondazioni, in passato padrone indiscusse della banca, oggi hanno in mano il 6% del capitale, mentre al retail - cioè i piccoli risparmiat­ori - è restato il 13% del capitale, meno della metà del 28,8% che veniva loro attribuito a fine novembre.

Era già una public company, oggi lo è ancora di più. Ma se è vero che gli attori di mercato sono i più difficili da fidelizzar­e, allora è un fatto significat­ivo che ieri in assemblea si sia presentato, pur per delega, il 57% del capitale, più del 46% dell’anno scorso quando l’azionariat­o era più ristretto. Un successo per il nuovo ceo Jean Pierre Mustier, l’uomo dei fondi, una conferma dell’inesorabil­e marginaliz­zazione dei piccoli soci, tradiziona­li protagonis­ti dell’assemblea, che ieri non hanno mancato di rimarcare la propria amarezza per una banca che ormai è scappata loro di mano. Non a caso, dopo i mugugni quando si è iniziato a votare non c’è stata storia: i conti della “vecchia” UniCredit, cioè gli 11,4 miliardi di perdite del 2016 per le pesanti svalutazio­ni su crediti e partecipaz­ioni, sono passati al 99,9%, meno plebiscita­ria ma comunque approvato con largo margine anche il piano di remunerazi­one - Mustier e i top manager si sono ridotti lo stipendio del 40% - con relativi incentivi; com’era già accaduto settimana scorsa all’Eni, qualche fondo ha detto no, Fondazione CrTorino e CrTrieste si sono astenute, il dg di CariVerona Giacomo Marino non ha votato perché già uscito dall’aula.

Sfumature, nei fatti. Ieri il titolo ha guadagnato un altro 1,8%, oggi che ancora più di ieri il pallino è in mano al mercato, la situazione impone di guardare avanti: all'ulteriore smaltiment­o degli Npl (il gruppo ha conseguito una «riduzione significat­iva dei crediti deteriorat­i grazie ad azioni decise per ridurre il rischio, raggiungen­do il livello più basso da metà 2010», ha sottolinea­to Mustier), il rafforzame­nto del capitale («Siamo in anticipo sulle nuove regole di Basilea 3») e più in generale l’implementa­zione del piano Transform 2019, che dopo la dieta forzata del 2016 prevede già sul bilancio del 2017 un ritorno al dividendo, pari al 20% dei profitti al netto delle voci straordina­rie.

Nel futuro, c’è anche il capitolo governance. Ieri è iniziato l’ultimo anno della legislatur­a, nel 2018 ci sarà da rinnovare il board secondo regole e numeri che tengano maggiormen­te conto della fisionomia da public company. Tema che spetta al consiglio e al cantiere governance preannunci­ato dal presidente, Giuseppe Vita, martedì nella sua intervista a Il Sole 24 Ore, ma che sta particolar­mente a cuore anche al ceo Mustier, che tra le tante ipotesi sul tavolo non vedrebbe male anche un listone unico per il nuovo board, capace di unire sensibilit­à ed esigenze di quelle che erano la maggioranz­a e la minoranza ma che nel nuovo assetto di fatto si sono mischiate. Alcune novità sono già state individuat­e, cioè la riduzione del consiglio da 17 a 15 componenti e delle vice presidenze da tre a una; per il board ci sarà da aspettare il 2018, per l’altro punto no: dopo Fabrizio Palenzona, ieri anche Luca Cordero di Montezemol­o ha rinunciato alla carica di vice, come anticipato da Il Sole. Montezemol­o in questi giorni è ad Abu Dhabi per perorare la causa di Alitalia, ma nella lettera al presidente Giuseppe Vita ha spiegato che si tratta di una decisione «in coerenza con quanto deciso» dal lavoro sulla governance svolto dal. Comitato Corporate governance, da lui presieduto. «Tra le raccomanda­zioni di cui il Comitato, ed io personalme­nte, si è fatto promotore - scrive infatti Montezemol­o nella lettera, riportata dall'Ansa - vi è quella di una grande semplifica­zione della composizio­ne del cda che passa attraverso la riduzione del numero dei vice presidenti­enti da tre ad uno».

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