Il Sole 24 Ore

Clausole Iva, «sconto» da 5 miliardi

La manovra dimezza il possibile aumento dell’aliquota al 10% e rimodula quello del 22% - La correzione scende a 3,1 miliardi

- Marzio Bartoloni Davide Colombo Marco Mobili

pLa «manovrina» per ridurre il deficit/Pil di quest’anno al 2,1% scende a 3,1 miliardi, con uno “sconto di fatto” di 300 milioni rispetto ai 3,4 miliardi iniziali, e soprattutt­o avvia la sterilizza­zione delle clausole di salvaguard­ia su Iva e accise previste nel triennio 2018-2020. L’intervento, che apre una strada che verrà poi completata con la legge di Bilancio di fine legislatur­a, si muove principalm­ente sull’aliquota agevolata del 10 per cento. L’anno prossimo l’aumento del 3% dell’Iva su beni di largo consumo che è attualment­e previsto si dimezza a un +1,5%, spalmando l’altra metà dei rincari nel 2019 (+0,5%) e nel 2020 (+1%). Più articolata la rimodulazi­one dell’aliquota ordinaria del 22 per cento. Secondo il testo inviato al Capo dello Stato per la firma il prelievo crescerebb­e di tre punti come previsto dalle norme attuali, per poi aumentare solo dello 0,4% e non più dello 0,9% l’anno successivo. Nel 2020, poi, l’Iva ordinaria scenderà di mezzo punto per attestarsi nuovamente al 25% a partire dal gennaio del 2021. Infine il nuovo articolo 9 del decreto sposta direttamen­te al 2019 i previsti aumenti per 350 milioni delle accise sulla benzina. Con l’ultimo Def il Governo si è impegnato a disinnesca­re completame­nte le clausole fiscali per il prossimo anno, ma intanto con il maxi-decreto mette per la prima volta nero su bianco un aumento quantomeno parziale dell’Iva per il prossimo anno.

Il via libera al decreto e alla relazione tecnica che lo accompagne­rà in Parlamento è atteso per oggi e, come detto, porta con sè uno sconto di 300 milioni circa rispetto alla versioni originali. I numeri delle due Camere lascerebbe­ro ipotizzare una prima lettura del Dl assegnata a Montecitor­io. Ma dal Senato il presidente della commission­e Bilancio, Giorgio Tonini (Pd), si augura che «il governo voglia assegnare al Senato in prima lettura il decreto sulla manovra,anche perché abbiamo visto il decreto fiscale e la legge di bilancio in maniera necessaria­mente molto rapida, limitandoc­i a votarli con la fiducia nel testo pervenuto dalla Camera». Il testo dovrebbe essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale domani, a due settimane dal varo «salvo intese» del Consiglio dei ministri dell’11 aprile scorso, a meno di non volerlo rinviare direttamen­te al 26 aprile, proprio mentre le Camere hanno in calendario il voto sul Documento di economia e Finanza (Def). Il Dl si compone di 68 articoli e modifica parzial- mente i saldi che erano stati fissati con la legge di Bilancio per l’anno in corso. Per quest’anno, in particolar­e, guardando alla sola competenza, il saldo netto da finanziare non dovrà superare il livello massimo di 56,1 miliardi, mentre il livello massimo di ricorso al mercato sale fino a 310,6 miliardi contro i 293 miliardi della versione approvata a fine anno. Sono livelli, si esplicita nella tabella che dà conto dei risultati differenzi­ali della «manovrina», coerenti con l’obiettivo del 2,1% dell’indebitame­nto netto sul Pil.

Le coperture appostate per il parziale disinnesco delle clausole sono da conteggiar­e tenendo conto dell’effetto della «manovrina» che, negli anni in questione, vale fino a 5 miliardi cumulati. Quelle ulteriori si conosceran­no con la legge di Bilancio o nelle grandi linee che il Governo svelerà con la Nota di aggiorname­nto al Def di settembre.

Il testo della nuova «finanziari­a di primavera» alla firma del capo dello Stato conferma la possibilit­à di aderire alla definizion­e agevolata delle liti pendenti anche senza aver aderito alla rottamazio­ne delle cartelle di Equitalia. Sul fronte della riscossion­e, poi, si prova a rendere più facili i pignoramen­ti per l’agente della riscossion­e. Fermo restando il divieto per i concession­ari della riscossion­e di procedere con azioni esecutive sull’abitazione principale del contribuen­te, viene introdotto un limite più elastico in relazione al pignoramen­to delle seconde case e degli altri immobili. Con le due righe che formano l’articolo 8 del Dl, il tetto di valore dei 120mila euro oggi esistente non si calcolerà più sul singolo «bene» del contribuen­te, ma sulla totalità dei «beni» a lui intestati. Le procedure immobiliar­i non saranno comunque la prima scelta per Equitalia. Secondo gli ultimi dati riportati nel company profile di Equitalia i pignoramen­ti di beni nel 2016 sono stati 246 contro i 311 del 2015. Prima del decreto 69/2013 che ha escluso la prima casa, le procedure immobiliar­i attivate erano state 1.546 nel 2012 e 1.258 nel 2013.

Nonostante le prime rimostranz­e dei parlamenta­ri Pd e di Mdp il testo conferma la cancellazi­one di Ici, Imu e Tasi sulle trivelle. C’è poi anche la garanzia di 300 milioni di Invitalia per il gruppo Alitalia e la maxi sanzione fino 200 euro per chi viaggia in bus senza ticket. Il grosso delle risorse arriverà dalla stretta sull’Iva e in particolar­e dallo split payment allargato e che vede coinvolti anche i liberi profession­isti. Sfiora il miliardo di euro, infine, la rimodulazi­one delle compensazi­oni fiscali.

LE ACCISE L’aumento della benzina per 350 milioni annui è rinviato al 2019. I nuovi saldi da finanziare confermano l’obiettivo del deficit/Pil al 2,1%

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