Renzi: contrario allo scambio Iva-cuneo Vanno abbassate le tasse alle famiglie
Il candidato alla segreter ia dem: proporrò un’operazione finanziar ia per abbattere il debito, serve anche un intervento sugli immobili
«No al possibile scambio tra cuneo fiscale sul lavoro e Iva, perché se si aumenta l’Iva la pagano tutti, il disoccupato come l’imprenditore». Lo ha detto Matteo Renzi in tv a «Porta a porta»: «Bisogna andare avanti con l’abbassamento delle tasse iniziando dalle famiglie. L’operazione degli 80 euro va ampliata, in particolare alle famiglie con figli».
L’ex premier: «Contrario al possibile scambio Iva-cuneo, ora la priorità è abbassare le tasse alle famiglie»
pMatteo Renzi assicura che la sua probabile vittoria, domenica, alle primarie del Pd non metterà in pericolo la permanenza di Paolo Gentiloni a Palazzo Chigi. Di fatto però è già in campagna elettorale e pronto a lanciare la sfida per conquistare la maggioranza nella prossima legislatura. Il campo da gioco su cui ha deciso di puntare è quello fiscale. Ad offrigli il palcoscenico è il salotto di Porta a porta, dal quale l’ex premier spazza via una volta per tutte l’ipotesi di un incremento delle aliquote Iva in cambio di una riduzione del cuneo fiscale, come aveva proposto nelle scorse settimane Pier Carlo Padoan.
Aumentare l’Iva «può andare bene peri manuali di economia - attacca con riferimento proprio alle i ndicazioni tecniche del titolare di via XX settembre - ma alzare qualsiasi tipo di tassa all’italiano me- dio fa girare le scatole e blocca ogni tipo di fiducia e convinzione nel futuro » . Insomma, per Renzi, la riduzione del cuneo e, quindi, del costo del lavoro non compensa l’impopolarità dell’incremento dei prezzi provocato dall’Iva, che verrebbe pagato da tutti, «dal disoccupato come dall’imprenditore». Per il segretario uscente del Pd bisogna invece agire attraverso una riforma delle imposte dirette, a partire dall’Irpef per la quale Renzi propone di ridurre a tre le attuali cinque aliquote: «Berlusconi ne aveva proposte due, 22% e 33%. Bersani, quando si candidò, propose due aliquote anche lui, 22% e 42%... Io penso che il Pd, coinvolgendo di più, facendo tesoro degli errori che ho commesso, presenti un progetto con tre aliquote...». Di più non dice. E sul vago, almeno con riferimento alla copertura, resta anche quando rilancia la politica dei bonus: «Bisogna andare avan- ti con l’abbassamento delle tasse iniziando dalle famiglie: siamo quelli che hanno fatto tante cose per le imprese, ma oggi la vera questione è mettere più soldiintasca alle fa miglie». Altro che cancellare gli 80 euro, come qualcuno nella maggioranza ma anche nello stesso Pd, avrebbe in mente. Semmai ne va «ampliata la platea», in particolare per sostenere le famiglie «perché fare un figlio non può essere una sciagura economica». Di patrimoniale poi neppure a parlarne ( «la vera patrimoniale è far pagare le tasse agli evasori»).
L’ex premier non sembra preoccuparsi più di tanto della reazione di Bruxelles. Ma certo non è un caso che è proprio nella capitale belga che ha deciso di concludere, oggi, la sua campagna per le primarie. Confida in un accordo di legislatura con la Ue che, nel rispetto dei parametri di Maastricht, consenta però di procedere a una vasta operazione per abbattere la curva del debito. Anche in questo caso non entra però nel merito («non posso dire quale sarà»)ma torna a ripetere che per ridurre il debito è necessaria un’operazione sugli immobili.
Concetti che probabilmente ribadirà oggi nel comizio di chiusura in vista della partita che si aprirà da lunedì. In ballo non c’è solo la legge elettorale ma anche il confronto sulla manovrina che è un vero e proprio decreto omnibus e che potrebbe spalancare le porte al voto anticipato in autunno. Al di là delle smentite di rito, l’ipotesi di un ritorno alle urne a ottobre è tutt’altro che peregrina. Anche perché è in autunno che si aprirà il confronto con la Ue. E il segretario uscente del Pd non vuole che a quel tavolo si presenti un governo che ha davanti a sé pochi mesi di vita.