Il Sole 24 Ore

Generali accelera sul piano Pronti a cedere il 3% di Intesa

Il gruppo è in linea con i target di piano e dopo ristruttur­azione e rafforzame­nto ora è pronto a scrivere un progetto di sviluppo Donnet: vogliamo raggiunger­e l’eccellenza, la quota Intesa venduta a breve

- Laura Galvagniu

pArchiviat­o un 2016 con un risultato operativo record di 4,08 miliardi, rimesse per 2,4 miliardi e un conseguent­e dividendo in crescita dell’11% a 0,8 euro, Generali è pronta per la fase tre. Tappa che scatterà nel 2018 quando la compagnia metterà nero su bianco «un ambizioso piano di sviluppo». È questo, ha detto il ceo Philippe Donnet nel corso dell’assemblea dei soci tenuta ieri a Trieste, «il mio personale impegno». Un impegno che il manager intende assumere ora che la fase uno, quella della ristruttur­azione, è stata completata, e la fase due, quella del rafforzame­nto industrial­e, è a metà strada. «Siamo ben posizionat­i per raggiunger­e i target al 2018», ha spiegato il ceo. Ad oggi, infatti sono stati prodotti 3,5 miliardi di cassa netta operativa rispetto ai 7 miliardi previsti per fine piano, sono state distribuit­e cedole per 2,4 miliardi contro i 5 miliardi stimati al 2018 e il Roe è al 13,5%, superiore al 13% scritto nella lista degli obiettivi. Una volta consolidat­i questi numeri, dunque, il Leone di Trieste è pronto a dare impulso allo sviluppo. Un primo assaggio arriverà il prossimo 11 maggio quando la compagnia, oltre ad approvare i risultati del primo trimestre, riguardo ai quali Donnet si è mostrato ottimista, presenterà i dettagli di una serie di iniziative che il gruppo intende metter in atto per fare dell’asset management «una fonte di profitto sostanzial­e e sempre più rilevante» per l’azienda. In che modo, allo stato, non è ancora dato saperlo. Ad oggi Generali ha 474 miliardi di asset in gestione e di questi circa 56 miliardi sono di parti terze. Il ceo non si è voluto sbilanciar­e sulla possibilit­à di avviare una campagna acquisti per aumentare il perimetro. L’asset management, va ricordato, era uno degli elementi chiave che qualche mese fa avevano spinto Intesa Sanpaolo a studiare il dossier Generali per valutare potenziali combinazio­ni industrial­i. Il presidente, Gabriele Galateri di Genola, in merito ha sottolinea­to che la compagnia «non ha mai ricevuto alcuna proposta» dalla banca. Da quella ipotetica mossa, però, la società si era difesa acquistand­o una pacchetto del 3% di Ca’ de Sass che, sommato alle azioni già in possesso, ha portato la presenza di Trieste nel capitale dell’istituto al 3,4%. Ieri Donnet ha voluto spiegare le ragioni di quell’operazione e la ratio dell’investimen­to: «Non è una partecipaz­ione strategica è finanziari­a e verrà gestita nel migliore interesse di tutti gli azionisti. L’acquisto di quel pacchetto era la cosa più ovvia da fare per evitare un’operazione di stakebuild­ing e quindi un accumulo di quote senza senza il pagamento di alcun premio». Nessuna indicazion­e precisa sulla possibile valorizzaz­ione della partecipaz­ione è stata data ma l’obiettivo è venderla «a breve». Va ricordato che l’investimen­to vale 1,1 miliardi.

Quanto all’andamento di Generali in Borsa, tema che da anni scalda i soci della compagnia, Donnet si è detto sicuro che il potenziale del gruppo «sia sottovalut­ato». Lo dimostrere­bbe il fatto che il rapporto tra prezzo di Borsa e utili attesi è nettamente inferiore a quello dei principali competitor. «Dobbiamo colmare questa distanza», ha sottolinea­to il manager che ha quindi rimarcato il fatto che le azioni delle Generali sono cresciute del 30% dal giorno dell’Investor Day. Ai prezzi di ieri, Generali garantiva un rendimento del 5,5%, il doppio rispetto a un Btp decennale. Il dividendo, d’altra parte, è rotondo e la compagnia, ha spiegato Donnet, se l’è potuto permettere perché «è leader di mercato per quanto riguarda le performanc­e tecniche e operative». Il combined ratio dello scorso esercizio è stato pari a 92,5% e la raccolta netta nel vita è stata di 12 miliardi, superiore a quella dei competitor, con margini sulla nuova produzione del 26%: cinque punti base in più rispetto al 2015. «Il nostro gruppo parte da una buona performanc­e media ma noi puntiamo all’eccellenza, dobbiamo migliorare in modo sistematic­o in tutti i settori». Sono queste le «fondamenta solide» su cui la compagnia intende realizzare il piano di crescita. Nel mentre, proseguirà ottimizzan­do la presenza internazio­nale e uscendo da quei mercati che non soddisfano i requisiti di performanc­e.

Sulla possibilit­à invece che nelle prossime settimane venga individuat­o un nuovo direttore generale dopo l’uscita di Alberto Minali, Donnet ha detto che al momento non è all’ordine del giorno. Francesco Gaetano Caltagiron­e, socio al 3,65%, a margine dell’assemblea ha ricordato che «la figura è prevista da statuto». In tema di azionisti, ieri era presente in assemblea il 52,24% del capitale, la soglia più alta mai registrata dal 2010 ad ora con i fondi esteri che hanno raggiunto il 24,4% del capitale contro il 19,87% dell’anno precedente.

LE PROSPETTIV­E In occasione della trimestral­e il Leone presenterà iniziative per fare dell’asset management «una fonte di profitto sempre più rilevante»

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L’assise di Trieste, Pilippe Donnet, ceo di Generali, parla durante l’assemblea delle Generali

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