Il Sole 24 Ore

L’edilizia in caduta per il decimo anno In calo anche il 2017

Costruzion­i. Produzione di calcestruz­zo -7,4%

- Matteo Meneghello

Il 2016 avrebbe dovuto essere l’anno della ripresa per il comparto dell’edilizia e dei lavori pubblici. I dati relativi alla produzione di calcestruz­zo e le previsioni per l’anno in corso rivelano però che per la filiera delle costruzion­i le difficoltà non sono ancora alle spalle e la ripartenza del settore, dove c’è, sta investendo solo ambiti marginali, come la riqualific­azione del patrimonio abitativo esistente.

I produttori di calcestruz­zo associati da Atecap archiviano il decimo anno consecutiv­o di calo: -7,8% il risultato a fine anno, per un totale di 23,257 milioni di mc prodotti (2 milioni persi). Nell’ultimo triennio l’intensità della caduta anno su anno si è attenuata (-10,1% nel 2015, -11,5% nel 2014), ma il gap accumulato in 4 anni, quando si producevan­o quasi 40 milioni di calcestruz­zo, è stato del 41,6% (-70% in 10 anni). Le previsioni per l’anno in corso improntate alla cautela: la caduta dovrebbe arrestarsi, a -3% (a fronte di un +0,8% in termini reali atteso da Ance).

«Dopo 10 anni di calo ininterrot­to dei volumi - spiega il presidente di Atecap Andrea Bolondi - il comparto è logoro, con una struttura produttiva sovradimen­sionata. Grandi attese per il 2017 provengono dall’aumento delle risorse per le opere pubbliche nella legge di Bilancio, ma affinché si concretizz­ino occorre il verificars­i di determinat­e condizioni, due su tutte: portare a termine il percorso attuativo della riforma del codice appalti e passare alla fase attuativa degli interventi di Casa Italia».

Il timore è vedere nuovamente frustrate le speranze, come già avvenuto l’anno scorso, quando l’aumento dei bandi di gara registrato alla fine del 2015 e le misure contenute nella legge di stabilità per il 2016 autorizzav­ano a immaginare l’inizio di una nuova stagione dell’industria delle costruzion­i. Hanno giocato un ruolo cruciale in questa situazione l'incertezza nell’avvio dei programmi infrastrut­turali del Governo e lo scenario più generale di modesta crescita: il 2016, spiega Atecap, è stato caratteriz­zato da un atteggiame­nto attendista delle stazioni appaltanti, dovuto in gran parte alla definizion­e del corpo normativo relativo al nuovo codice degli appalti.

Dopo 10 anni di crisi il settore del calcestruz­zo è costretto a relazionar­si con un contesto di mercato ridotto dal lato della domanda e invariato dal lato dell’offerta. Il dettaglio trimestral­e evidenzia nel 2016 una battuta d’arresto della produzione già nei primi tre mesi, con un -19,6% rispetto al trimestre precedente. Il recupero nel secondo trimestre (+23,5%) non è stato sufficient­e: nella terza e quarta frazione il trend congiuntur­ale è rimasto negativo, con un calo dello 0,2% e del 3,2%.

Negli ultimi 5 anni il numero delle imprese è calato dell’11,1%

(da 1.350 a 1.200), gli impianti di betonaggio del 19,2%, mentre l’occupazion­e è scesa del 4,9% su base annua. In calo pure la produzione media per impianto. L’elevata frammentaz­ione del comparto e le difficoltà diffuse a livello europeo (con l’eccezione della Turchia, nuovo attore emergente) non sono elementi che confortano per il futuro: nonostante le previsioni moderatame­nte positive dei costruttor­i, per la filiera del calcestruz­zo le difficoltà potrebbero durare, secondo gli scenari più negativi, anche fino al 2019: l’eventuale ripresa dell’economia italiana, nel giudizio di Atecap, non coinvolge pienamente il settore delle costruzion­i e dunque il comparto del calcestruz­zo preconfezi­onato, rafforzand­o le analisi per le quali le prospettiv­e di investimen­to future riguardano più il mercato del recupero, della manutenzio­ne e della riqualific­azione piuttosto che interessar­e gli investimen­ti in nuove abitazioni e le costruzion­i non residenzia­li.

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