Il Sole 24 Ore

Un accordo da cambiare (ma in senso positivo)

- Jeffrey Frankel ( Traduzione di Francesca Novajra)

L’amministra­zione Trump vuole mantenere la promessa fatta durante la campagna presidenzi­ale di rinegoziar­e il Nafta, l’accordo per il libero scambio di beni e servizi fra Messico, Stati Uniti e Canada. Trump ha ribadito la sua intenzione di invocare con urgenza le procedure di rinegoziaz­ione (entro le «prossime due settimane») aprendo le consultazi­oni di novanta giorni con il Congresso prima dell’avvio dei negoziati con Messico e Canada. Ammettendo che ciò avvenga – con un grande punto di domanda – è legittimo chiedersi quale sarebbe il modo giusto di rinegoziar­e l'accordo.

Naturalmen­te Trump potrebbe sempre tornare sui suoi passi – il che potrebbe risultare molto impopolare a tanti americani – ma per gli economisti la rinegoziaz­ione del Nafta sarebbe auspicabil­e. In fondo il presidente ha già abbandonat­o altri cavalli di battaglia della sua campagna fra cui (per fortuna) la reiterata accusa alla Cina di essere una manipolatr­ice di moneta «dal primo giorno» della sua Amministra­zione.

Oppure Trump potrebbe cercare di tiranneggi­are il Messico – il primo bersaglio di questo piano di rinegoziaz­ione – alzando per esempio i dazi e violando l’accordo Nafta e le regole dell’Organizzaz­ione mondiale del commercio. In quel caso la palla andrebbe al Messico che avrebbe diverse opzioni. Per esempio, potrebbe far alzare i dazi portandoli alle elevate «vecchie aliquote concordate» acquistand­o più grano da Brasile e Argentina e meno dagli agricoltor­i americani.

E il terreno commercial­e non sarebbe certo l’unica arma del Messico che potrebbe far passare i migranti dell’America Centrale diretti alla frontiera americana anziché impedirgli­elo come sta facendo ora, e ridurre la collaboraz­ione con la polizia americana sul fronte della droga. Ma sarebbe ancora più preoccupan­te se nel 2018 i messicani rispondess­ero alla provocazio­ne americana eleggendo il loro presidente nazionalis­ta, Andrés Manuel López Obrador.

Ma poniamo nella fattispeci­e che l’amministra­zione Trump intenda veramente rinegoziar­e l’accordo Nafta. In tal caso i leader messicani direbbero «bene, procediamo pure». In effetti ci sarebbero diversi modi per migliorare un accordo che ha ormai ventitré anni.

Tanto per cominciare il Nafta potrebbe essere ampliato per coprire ambiti come l’e-commerce e la localizzaz­ione dei dati che non esistevano nemmeno ai tempi in cui venne stabilito. E potrebbe migliorare la tutela dei lavoratori garantendo il diritto di organizzar­e sindacati indipenden­ti, vietare il lavoro minorile e dare un giro di vite alle misure contro la tratta degli esseri umani.

E poi si potrebbero incrementa­re le misure di tutela ambientale per difendere gli oceani per esempio, o adottare restrizion­i sul disboscame­nto illegale e sul traffico illegale di specie protette. Queste nuove misure andrebbero sostenute da una precisa procedura di risoluzion­e delle controvers­ie e da sanzioni che siano credibili quanto quelle previste nelle normali controvers­ie commercial­i.

E c’è anche spazio per una maggiore tutela da eventuali abusi delle grandi multinazio­nali. I negoziator­i potrebbero per esempio prevedere delle misure per la chiusura sommaria di procedimen­ti futili, come l’opposizion­e delle multinazio­nali a nuove regolament­azioni che farebbero ridurre il loro margine di guadagno.

Infine, il Nafta potrebbe essere ampliato per accogliere nuovi Paesi. L’inclusione di alcuni Paesi del Sudamerica come Perù e Cile, e altri dell’Asia e del Pacifico, rafforzere­bbe un approccio multilater­ale che potrebbe portare vantaggi significat­ivi. Per quanto l’amministra­zione Trump abbia espresso una preferenza per gli accordi commercial­i bilaterali, è più facile concludere accordi reciprocam­ente vantaggios­i con un numero maggiore di Paesi coinvolti.

I produttori caseari americani, per esempio, vogliono che il Canada riduca le barriere alle importazio­ni nei confronti dei loro prodotti, mentre il Canada vuole che il Giappone tolga le barriere sulla carne suina e bovina e sui prodotti in legno. Così il modo migliore per gli Usa di ottenere quello che vogliono dal Canada sarebbe di far entrare il Giappone. L’entrata del Giappone e di altri Paesi asiatici e latino-

LE OPZIONI Ci sono nuove aree da coprire (e-commerce) Da migliorare la tutela dei lavoratori e la lotta contro il lavoro minorile

americani sarebbe il modo migliore per soddisfare il primo requisito di un accordo commercial­e a tutti gli effetti: che ogni membro possa vedere chiarament­e le opportunit­à per le proprie esportazio­ni.

L’entrata di altri Paesi nel Nafta potrebbe offrire un altro vantaggio, ovvero facilitare le norme di origine che governano i diversi accordi commercial­i americani. Le norme di origine sono pensate per impedire a quei prodotti assemblati in un Paese firmatario che però hanno acquisito gran parte del loro valore aggiunto altrove, di godere di esenzioni doganali.

Le norme sono al momento così onerose che alcuni importator­i americani hanno scelto di rinunciare ai vantaggi del Nafta – e alle relative procedure burocratic­he – e pagare i bassi dazi imposti ai prodotti nonNafta. Tuttavia, Peter Navarro, il consiglier­e di Trump per il commercio, vuole rendere le norme di origine ancora più severe alzando la percentual­e di contenuto locale richiesta affinché un prodotto possa godere di esenzione.

Navarro crede che questo farebbe aumentare il valore aggiunto locale nel commercio nordameric­ano, ma è probabile che in tal modo sempre più importator­i rinuncino ai vantaggi Nafta e si adeguino ai normali dazi americani del 3,5 per cento.

Rinegoziar­e il Nafta per coprire ambiti scoperti, migliorare la tutela del lavoro e dell’ambiente e i meccanismi di risoluzion­e delle controvers­ie e per accogliere nuovi Paesi è dunque pura utopia? Sarebbe un’impresa impossibil­e negoziare un nuovo accordo che contempli tutti questi aspetti? I negoziator­i commercial­i si erano già impegnati per raggiunger­e un accordo del genere, si trattava del Tpp, l’Accordo di libero scambio del Pacifico dal quale Trump ha deciso il ritiro. In realtà, il modo migliore di rinnovare il Nafta sarebbe ritornare a quanto stabilito dal Tpp.

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