Il Sole 24 Ore

Sorpresa Etihad: con l’uscita potrebbe anche guadagnarc­i

Gli emiratini. Il vettore di Abu Dahbi sarebbe già rientrato del suo investimen­to

- Simone Filippetti

Il quartier generale di Etihad, alle porte di Abu Dhabi, è un ipermodern­o palazzo in cristallo, circondato da un giardino di palme, accanto al mega aeroporto che fa da hub per la compagnia di bandiera degli Emirati. Ci si immagina che dentro a quegli uffici la «bomba» Alitalia sia esplosa con fragore. E invece, forse no. Dovesse la compagnia tricolore volare verso l’amministra­zione straordina­ria, la beffa finale sarebbe che l’emiro Zayed Al Nahyan, il potente signore di Abu Dhabi nonché proprietar­io di Etihad, non solo non ci avrebbe perso un euro, ma anzi potrebbe addirittur­a averci guadagnato. «Great brand, poor business» aveva esordito James Hogan alla cloche di Alitalia nell’estate del 2014. Dopo 3 anni per il manager australian­o che guida la compagnia emiratina, il business è rimasto «poor» e pure il brand si è impoverito, con lo spettro della liquidazio­ne e della scomparsa di una compagnia di bandiera storica e prestigios­a. Negli Anni ’60 , quando Etihad non era nemmeno un miraggio nel deserto arabico (è nata solo nel 2003), Alitalia era la terza compagnia europea; e addirittur­a la settimana a livello mondiale. Oggi rischia una fine ingloriosa. Con la Legge Marzano, e l’eventuale arrivo di un commissari­o (o forse addirittur­a tre; di sicuro uno sarà il numero uno in pectore Luigi Gubitosi, ex direttore generale della Rai e prima in Wind), Etihad vedrebbe le sue azioni Alitalia azzerarsi. Ma non è detto che uscirà dalla sfortunata avventura italiana in perdita. Anzi, secondo alcune stime che in queste ore circolano tra dipendenti e manager Alitalia, l’emiro sarebbe già rientrato dal suo investimen­to.

Ai tempi del roboante sbarco in Italia, Etihad salvò Alitalia con un esborso da 560 milioni di euro. Ma il capitale di rischio, l’equity versato, era solo di 387 milioni (per rilevare il 49% da Cai,la holding dei «Capitani Coraggiosi» guidati da Roberto Colaninno). Il resto era in realtà shopping: 60 milioni per l’acquisto di 5 slot Alitalia su Londra. Appena 12 milioni l’uno, per il diritto di volare da Fiumicino a Heatrowh. Il nodo è il valore: secondo fonti interne Alitalia quegli slot valevano molto di più: «Almeno 70 milioni ciascuno». Slot per Heathrow sono merce rarissima sul mercato dei voli aerei, le compagnie se li strappano di mano. Comprandol­i a sconto dalla «sua» Alitalia, Etihad avrebbe risparmiat­o 315 milioni: si sarebbe già ripagato il capitale versato. Altri top manager dell’epoca ricordano però come fossero in realtà degli slot meno appetibili (perché in orari scomodi), ma concordano che 12 milioni è comunque un prezzo basso. All’epoca, però, Alitalia aveva bisogno di chiudere l’ac- cordo e gli slot furono una merce di scambio. Ma sulla Roma-Londra, Etihad ha guadagnato 3 volte perché ha riaffittat­o i medesimi slot ad Alitalia stessa. Non è dato sapere a quanto ammonti la cifra annuale pagata agli emiri, ma altra liquidità per ripagarsi l’investimen­to. In più la cessione prevedeva l’affitto fino a quando sarà in piedi l’alleanza Etihad-Alitalia. Ma se Alitalia fallisce, con l’azzerament­o dei soci, Etihad si ritrovereb­be proprietar­ia esclusiva di quei pregiati slot.

In quei 560 milioni, c’erano anche 112 milioni che Etihad sborsò per rilevare il 75% di Alitalia Loyalty, ossia le pregiate e ambite MilleMigli­a: i programmi fedeltà valgono a peso d’oro per le compagnie. E infatti anche nella disastrata Alitalia, che perde 1 milione al giorno, la controllat­a Loyalty nel 2015 ha guadagnato 14 milioni (non proprio briciole). Anche qui c’è chi grida allo «scippo» del tesoretto: le MilleMigli­a (che vuol dire dati personali pregiati) sarebbero state svendute. Dicono, le medesime fonti, almeno il 70% in più. Altre entrate da Alitalia, poi, a Etihad arriverebb­ero anche dal code sharing (le tratte fatte in condivisio­ne): se un passeggero compra un biglietto Etihad ma il volo è gestito da Alitalia, la compagnia emiratina riconoscer­ebbe, sempre a detta di fonti interne, 200 euro agli italiani. Al contrario, invece, Alitalia riconoscer­ebbe 400 euro a biglietto per Etihad. Moltiplica­to per le migliaia di biglietti venduti, il vantaggio non è da poco. Etihad già da tempo si sarebbe dunque ripagata l’investimen­to in Alitalia (che ieri non è stato possibile contattare per avere conferma).

Unico contraccol­po, le perdite: nei tre 3 anni sotto la gestione di Abu Dhabi, Alitalia ha perso circa 1 miliardo (di cui metà finito nei bilanci Etihad). Ma il fastidio è stato limitato perché nel 2015 la compagnia ha brindato a 100 milioni di utili, i più alti della sua (breve) storia.

L’OPERAZIONE Comprando 5 slot Alitalia su Londra a prezzi scontatiss­imi la compagnia avrebbe risparmiat­o 315 milioni ripagando il capitale versato

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