Il Sole 24 Ore

Riparte il dialogo tra Italia e India

- Gianluca Di Donfrances­co

pUn mercato da 1,3 miliardi di abitanti, per due terzi sotto i 30 anni di età, con un Pil in crescita a tassi superiori al 7%, i più alti tra le grandi economie, e con un Governo deciso a liberare l’enorme potenziale del Paese, attraverso programmi di riforme che investono in profondità il sistema economico e sociale. Questa è la grande “torta” delle opportunit­à che oggi l’India ha da offrire. Anche all’Italia e alle sue imprese, che con il Subcontine­nte cercano «un nuovo inizio», come l’ha definito il viceminist­ro allo Sviluppo economico, Ivan Scalfarott­o, durante i lavori della missione imprendito­riale a New Delhi e Mumbai, orga- nizzata da Agenzia Ice, Confindust­ria, Abi, Unioncamer­e e Rete imprese Italia e promossa dai ministeri dello Sviluppo economico e degli Affari esteri.

La missione di sistema è la prima dal 2011 e segna la normalizza­zione dei rapporti diplomatic­i tra i due Paesi, rimasti a lungo ostaggio della vicenda dei due marò, arrestati dalle autorità indiane per l’incidente della Enrica Lexie del 2012 (con l’accusa di aver ucciso due pescatori al largo delle coste del Kerala) e ora in Italia in attesa della pronuncia del Tribunale arbitrale internazio­nale. Ieri, Scalfarott­o ha avuto un bilaterale con il ministro per l’Industria e il commercio, Nirmala Sitharaman, invitata a Roma il 12 maggio per la commission­e mi- sta Italia-India.

Al seguito del viceminist­ro Scalfarott­o, a New Delhi sono arrivati il 26 aprile circa 150 rappresent­anti di 80 tra aziende, agenzie governativ­e e università. Alla fine della missione, stasera a Mumbai, le imprese italiane avranno tenuto quasi 850 incontri con aziende indiane. Tra gli altri, sono presenti Michele Scannavini, presidente dell’Agenzia Ice, Licia Mattioli, vicepresi- dente di Confindust­ria per l’internazio­nalizzazio­ne e Guido Rosa, vicepresid­ente Abi per l’internazio­nalizzazio­ne.

Certo, non è facile partecipar­e all’ambizioso progetto di sviluppo del primo ministro Narendra Modi, incarnato in primo luogo nel programma Make in India: bisogna vedersela con la complessit­à del Subcontine­nte, con la determinaz­ione del Governo a potenziare la produzione locale e con la concorrenz­a degli investitor­i globali. «Nell’80% dei Paesi – spiega Scalfarott­o – la competizio­ne non è tra imprese, ma tra sistemi Paese. La missione in India serve appunto ad aiutare le nostre aziende, che già fanno un lavoro fantastico, ad affrontare questo merca- to non da sole, ma con un sistema alle spalle, come da anni fanno Germania e Francia».

Per le imprese italiane, afferma Mattioli, ci sono «moltissime opportunit­à, soprattutt­o nel settore delle infrastrut­ture e del food processing, in particolar­e nella catena del freddo per la conservazi­one dei cibi», dove l’India è ancora molto indietro. «Tuttavia – aggiunge Mattioli - ci sono ancora ostacoli nelle procedure e grandi barriere tariffarie, che mettono il made in Italy, totalmente fuori mercato: lo abbiamo fatto presente al Governo indiano e stiamo lavorando con loro per ridurre questi dazi, ovviamente a livello europeo». Anche per Mattioli la missione deve servire ad «avviare una nuova fase» nei rapporti con un Paese che «sarà il mercato guida della crescita futura su scala globale».

Appena qualche giorno fa, il mi- nistro dell’Economia, Arun Jaitley, ha affermato che il Pil indiano crescerà del 7,5% quest’anno, in accelerazi­one rispetto al 7,1 del 2016. «Il programma di riforme e sviluppo varato dal Governo Modi – sottolinea l’ambasciato­re in India, Lorenzo Angeloni – sembra andare nella direzione giusta. Le liberalizz­azioni intraprese sono uno dei “pro” di questo Paese, insieme all’espansione della classe media».

I numeri che fotografan­o i rapporti tra Italia e India, sottolinea il presidente di Agenzia Ice, Scannavini, sono sotto il potenziale: «C’è un grade gap». In termini di export, l’Italia è il 26° fornitore dell’India con una quota dell’1,1%, mentre per investimen­ti diretti esteri è al 13° posto (nel periodo tra il 2000 e il 2016), con una quota dello 0,7%: «Ma dove c’è un gap – conclude Scannavini – c’è un’opportunit­à».

LO SCENARIO Made in Italy 26° fornitore del Subcontine­nte: possibilit­à di crescita enormi ma bisogna sciogliere il nodo dei dazi e delle tariffe

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