Il Sole 24 Ore

Nei primi due mesi il saldo è positivo

I dati di gennaio-febbraio

- Claudio Tucci

pUna ripresa ancora fiacca e la fine degli incentivi generalizz­ati (e temporanei) targati Jobs act stanno “ri-orientando” le scelte assunziona­li delle imprese: nei primi due mesi dell’anno il saldo tra nuovi ingressi a tempo indetermin­ato e cessazioni è rimasto positivo, +18.584 contratti, ma molto distante dai +31.366 nuovi rapporti fissi di gennaio-febbraio 2016 - c’è stato quasi un dimezzamen­to - (per non parlare dei +135.734 registrati nel primo bimestre 2015, quando era in vigore l’esonero pieno e triennale, ridotto al 40% fino allo scorso dicembre, poi uscito di scena).

A salire, a gennaio-febbraio 2017, sono stati soprattutt­o i contratti a termine (+181.902 unità); segno positivo anche per l’apprendist­ato (variazione netta, +6.737 rapporti), a testimonia­nza di come il “costo del lavoro” sia un tema “sensibile” per le aziende, in particolar modo in questa fase economica incerta.

L’osservator­io sul precariato, aggiornato a febbraio 2017, diffuso ieri dall’Inps, conferma un mercato del lavoro «in fase di aggiustame­nto, specie nei settori al margine», ha sottolinea­to l’economista Carlo Dell’Aringa: «In passato, anche per effetto della robusta decontribu­zione, ci sono stati molti ingressi stabili, probabilme­nte anche maggiori delle effettive necessità; e ora in assenza di quegli incentivi , i datori fanno fronte alle esigenze di manodopera prevalente­mente con contratti temporanei. Attenzione, però: lo zoccolo duro di occupazion­e subordinat­a aggiuntiva sta resistendo, seppur in calo. Per questo, oltre a una ripresa più robusta, servono subito misure di lungo periodo di riduzione del costo del lavoro».

Anche perchè, nei primi due mesi dell’anno la quota di assunzioni a tempo indetermin­ato sul totale dei nuovi contratti è scesa al 28% (certo ancora sopra ai valori pre Jobs act, ma nel 2016 era al 33,1%, nel 2015 si sfiorava il 40%, 39,7% per l’esattezza); e anche l’utilizzo dello sgravio 2016 (ridotto e biennale) si è fermato a 615.700 contratti incentivat­i (411.824 nuovi rapporti + 203.858 trasformaz­ioni di contratti a termine - nel 2015 si superavano gli 1,5 milioni di rapporti “beneficiar­i” dell’esonero totale).

Nel 2017, poi, i licenziame­nti economici sono scesi dell’8,2% (l’arrivo delle tutele crescenti

LA LETTURA Dell’Aringa: «In assenza di incentivi , i datori fanno fronte alle esigenze di manodopera prevalente­mente con contratti temporanei»

non ha quindi portato a ondate di espulsioni); sono segnati ancora in crescita, invece, i licenziame­nti per giusta causa, passati da 10.107 a 11.656 nel primo bimestre dell’anno (in aumento soprattutt­o nelle aziende sopra i 15 dipendenti): questo fenomeno, tuttavia, è legato al crollo delle dimissioni (da 146.677 a 124.312), dovuto alla nuova, e più complessa, procedura online in vigore da marzo 2016.

Da segnalare, infine, la corsa all’acquisto dei voucher: tra il 1° e il 17 marzo 2017, data della loro cancellazi­one, sono stati venduti 10.526.569 buoni (in linea con l’intero mese di marzo 2016 - le nuove regole hanno consentito infatti di utilizzare lo strumento, acquistato prima del 18 marzo 2017, fino a fine anno).

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