Boom per le aree commerciali e scrittori in città
Torino resta la «casa naturale della cultura». Lo dice Nicola Lagioia alla presentazione del 30° Salone internazionale del Libro, dal 18 al 22 maggio. È stata l’edizione delle prove più dure, prima il problema della governance – con le inchieste che hanno coinvolto gli ex vertici della Fondazione e poi il nuovo assetto, con Intesa socio e anche main sponsor – poi lo strappo di Milano. Ma anche l’edizione che ha superato tutti i pronostici, con più di mille editori e una richiesta di aree commerciali cresciuta del 10% rispetto all’anno scorso.
«Il Salone è stato capace di assorbire il colpo e di rinnovarsi» sottolinea il presidente Massimo Bray che insieme al direttore Lagioia ha presentato il programma del salone «Oltre il confine». Un programma dove scorrono i nomi degli scrittori e dei luoghi letterari di culto, dal premio Pulitzer Richard Ford – tributo numero uno alla sezione dedicata ad “Another side of America” e agli Stati Uniti come Paese ospite – a Jonathan Lethem, Brian Turner, Bruce Sterling, Emily Witt, Hanif Kureishi, Daniel Pennac, Amitav Ghosh, Luis Sepulveda, Annie Ernaux e Yasmina Reza. Un album ricco, così Lagioia presenta il calendario degli incontri con gli scrittori stranieri e con gli italiani più amati.
Il «sistema» Salone insomma, riassume Bray, «fatto di uomini e donne che per la cultura e per la lettura hanno lavorato in questi trent’anni». Tornano formule classiche come il Bookstock Village accanto ad alcune novità come lo spazio dedicato ai 70 principali festival culturali e letterari italiani, o agli editori stranieri “adottati” negli stand italiani. Poi, il Salone porta 80 scrittori in luoghi simbolo e in spazi insoliti, dal Museo Egizio alla mongolfiera di Borgo Dora, dal sommergibile Provana custodito al Parco del Valentino al Mercato della carne di Porta Palazzo.