Il Sole 24 Ore

Shale oil alle prese con un’impennata dei costi di estrazione

Dalle tr ivelle alla sabbia per il fracking, gli aumenti sono i pr imi da tre anni Da novembre rincari del 7% per il settore negli Usa

- Sissi Bellomo @SissiBello­mo

pPer l’Aie (secondo cui salirà da 6,5 ad almeno 8,8 mbg entro il 2022).

Le previsioni sul greggio «made in Usa» restano in generale molto ottimiste. E oggi come oggi ad attirare l’attenzione degli analisti non è tanto la possibilit­à di un nuovo rally del petrolio, quanto l’effetto ribassista dello shale oil, che sta neutralizz­ando gran parte dei tagli produttivi dell’Opec.

Il momento d’oro dei fracker, che in molte aree degli Usa erano tornati ad estrarre con profitto, potrebbe però essere già vicino a concluders­i. L’eccesso di entusiasmo nel riprendere le trivellazi­oni non solo ha di nuovo schiacciat­o il prezzo del barile sotto 50 dollari, ma ha anche riacceso l’inflazione dei costi estrattivi.

Le statistich­e indicano ancora costi molto bassi: in media 40-45 $/barile nel bacino di Permian, secondo l’Aie, con alcune aree addirittur­a intorno a 30 $. Ma dati preliminar­i dell’Us Bureau of Labor Statistics indicano che tra novembre 2016 e marzo 2017 i costi di perforazio­ne negli Stati Uniti sono cresciuti del 7%: un primo significat­ivo rialzo che non basta ancora ad erodere i risparmi ottenuti negli anni della crisi (tra marzo 2014 e novembre 2016 c’era stata una riduzione del 34%), ma che comunque potrebbe segnare un’inversione di tendenza.

Anche il costo di noleggio degli impianti di perforazio­ne è tornato a salire negli Usa: nell’onshore ha raggiunto in media 14.600 dollari al giorno nel primo trimestre, secondo RigData, società che fa capo a S&P Global Platts. L’aumento, del 3,5% rispetto al trimestre precedente, è il più forte che si registrass­e dal 2010, anche se il record di 19.015 $/giorno del quarto trimestre 2014 è ancora lontano.

La sabbia utilizzata come propellent­e nella fratturazi­one idraulica – che le società di shale oil, per massimizza­re la produzione, oggi utilizzano in quantità fino a venti volte superiori a quelle di pochi anni fa – ha intanto superato 40 $/tonnellata, più del doppio rispetto ai prezzi di fine 2016.

Anche le società di servizi petrolifer­i, che hanno subìto il peso maggiore della paralisi degli investimen­ti nel settore estrattivo, cominciano ora a vedere la luce in fondo al tunnel. E stanno segnalando con insistenza che non sono in grado di proseguire ancora a lungo le politiche di sconto adottate per sopravvive­re negli ultimi anni. ni.

IL DUBBIO DELL’AIE Nel petrolio convenzion­ale investimen­ti ancora fermi: fino a quando lo shale riuscirà a compensare il declino dell’offerta?

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