I commercialisti: manovra da correggere
pSulla manovra appena approvata il Consiglio nazionale dei commercialisti ha una serie di cose da dire. È in elaborazione un documento - di cui anticipiamo i contenuti - che sarà presentato nelle sedi parlamentari dove vengono evidenziate le principali criticità delle novità appena introdotte. In primis lo split payment: «Una ritenuta aggiuntiva a quella dell’Irpef del 20%, - spiega il delegato alla fiscalità per il Consiglio nazionale Maurizio Postal - che comporta entrate relative per l’Erario, intorno ai 30 milioni, ma crea un problema di liquidità per i professionisti». «In merito alla riduzione del termine per l’esercizio del diritto alla detrazione dell’Iva - prosegue Postal - segnalia- mo la necessità di introdurre una norma di decorrenza che preveda l’applicabilità del nuovo termine alle operazioni fatturate dal 1° gennaio 2017, chiediamo quindi di consentire ancora l’esercizio del diritto alla detrazione biennale per le fatture 2015 e 2016».
Altro tema su cui i commercialisti chiedono un ripensamento riguarda le disposizioni in materia di indebite compensazioni perché la disciplina introdotta irrigidisce gli adempimenti. «Noi suggeriamo - anticipa Postal - di ripristinare la facoltà di utilizzare i servizi di home banking e remote banking in caso di compensazione “orizzontale” di crediti relativi a qualsiasi tributo che non superino il limite di 5mila euro annui».
Possibilità preclusa dalla manovra in presenza di compensazioni con crediti anche di pochi euro.
Il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti Massimo Miani avanza anche una proposta sulla “rottamazione delle liti pendenti”. Secondo Miani sarebbe opportuno estenderne il campo di applicazione alle controversie in cui è parte l’agente della riscossione e a quelle relative ai tributi locali. C’è di più, l’attuale formulazione sembra favorire i contribuenti con le situazioni meno meritevoli, per compensare questo “squilibrio” il Consiglio nazionale suggerisce uno sconto sul tributo se a soccombere nell’ultima pronuncia resa è stata l’Agenzia. Da Miani ieri è anche arrivato ieri un segnale d’allarme: «Il software per l’invio delle comunicazioni Iva costa fino a mille euro l’anno, una cifra abnorme e insostenibile per i nostri studi». La soluzione: uniformare le modalità di trasmissione telematica delle comunicazioni delle liquidazioni periodiche Iva a quelle in uso per gli altri adempimenti.