Oggi le primarie Pd, attesi oltre 1,5 milioni di votanti (e 4 milioni di incassi)
Il Pd si avvia ai gazebo di oggi con l’incognita affluenza, che tutte le previsioni danno molto più bassa di quella di quattro anni fa, quando fu di 2 milioni e 800mila votanti. Il clima politico certo è diverso. E l’esito dato per scontato della rielezione di Matteo Renzi alla segreteria del Pd per i prossimi quattro anni non chiama alla mobilitazione. Anche per questo sia lo stesso Renzi sia il presidente del Pd Matteo Orfini hanno fissato a un milione la soglia del successo: oltre va tutto bene. Gli ultimi sondaggi che circolano a Largo del Nazareno parlano di un’affluenza sopra il milione e mezzo e un risultato per la mozione Renzi al 65/67 per cento. Il sondaggista Nicola Piepoli si spinge oltre: un milione e 700mila votanti e Renzi al 75% («è cresciuto nelle ultime due settimane»). Al di sopra dei due milioni il risultato di Renzi scenderebbe di molto, aggiunge Piepoli. Anche per questo gli sfidanti, il Guardasigilli Andrea Orlando e il governatore della Puglia Michele Emiliano, continuano ad accusare Renzi di aver tenuto volutamente bassI i toni della campagna, evitando i confronti tv a parte l’unico su Sky del 26 aprile. E per tentare di richiamare gli elettori più di sinistra nelle ultime ore hanno alzato il tono dello scontro accusando entrambi Renzi di voler fare la grande coalizione con Berlusconi nella prossima legislatura. «Domani non si decide solo quale candidato guiderà il Partito democratico, si decide anche se si ricostruisce il centrosinistra oppure se si decide di fare un’alleanza con Berlusconi», dice Orlando.
Polemiche a parte, la rielezione di Renzi appare ormai scontata. «E si tratta della scelta del segretario del Pd per i prossimi quattro anni, fino al 2021, e del candidato premier alle prossime elezioni politiche», ribadisce lo stesso Renzi. L’affluenza avrà un effetto non solo sulla legittimazione politica del nuovo leader ma anche sulle casse del partito. Ogni votante, per regolamento, deve infatti donare 2 euro. Solo gli iscritti sono esonerati, ma l’esperienza ha dimostrato che la maggior parte di loro dona lo stesso i 2 euro. La scorsa volta, quando i votanti furono come si è detto circa 2 milioni e 800mila, sono entrati complessivamente nelle casse del partito circa 5 milioni e mezzo di euro. Rimasti quasi tutti a livello locale, come accadrà anche questa volta. «Tutti i proventi che deriveranno dalle primarie resteranno alle singole federazioni – spiega il tesoriere Francesco Bonifazi – mentre le spese organizzative, dai kit di voto alla campagna mediatica, restano di competenza del Pd nazionale, che insomma ci va per così dire a rimettere. È una scelta fatta per valorizzare il partito nei territori, che ne ha molto bisogno». Immaginando (anzi sperando) un’affluenza di 2 milioni si può dunque immaginare (anzi sperare) in un incasso di circa 4 milioni. Una soglia psicologica, ma non solo.