Il Sole 24 Ore

UniVerso Treviso, il consorzio da due miliardi custode del basket

Dopo l’addio di Benetton, la squadra è stata salvata dalle aziende locali

- Dario Ricci

pIn molti ci hanno provato, o ci stanno provando; loro, possono dire di avercela fatta. Stiamo parlando dei soci del consorzio UniVerso Treviso, che dal 2012 è il cuore della ‘nuova' realtà trevigiana dei canestri che in quell’anno vedeva chiudersi l’era dorata e vincente firmata Benetton. Una squadra che portò sui parquet nostrani campioni straordina­ri (basti pensare alla coppia stellare Del Negro – Kukoc, o al talento di Andrea Bargnani) e a cui sfuggì solo ’'Eurolega.

Nel 2012, anno della sua costituzio­ne, i soci del consorzio UniVerso Treviso erano in 18. Oggi sono 116, per un volume d’affari complessiv­o di 2 miliardi e 56 milioni e 5091 dipendenti aggregati. Attualment­e il consorzio raccoglie 600mila euro l’anno, che sono la base per la sopravvive­nza di Treviso Basket, cui si sommano la quota sponsor (con la De Longhi come primo sponsor) e quella provenient­e dalla biglietter­ia, per un totale di introiti pari a 2,1 milioni di euro.

«Oggi posso dire che l’aver rischiato di sparire dopo per noi è stata una fortuna»: usa l’arte del paradosso, Marco Fabbrini, presidente di UniVerso Treviso, per descrivere la parabola che ha portato i bianco verdi dall’olimpo del basket europeo, alla quasi cancellazi­one, fino, ora, a giocarsi col ruolo di potenziale favorita i playoff promozione in serie A. «La possibilit­à di sparire, appena 5 anni fa, è stata molto concreta – ricorda Fabbrini – ma rese chiaro a tutto il territorio che un pezzo della nostra cultura e tradizione sportiva rischiava di scomparire per sempre. Perciò, con pragmatism­o, passione, e progettual­ità, le realtà imprendito­riali locali hanno reagito».

Ma quale il segreto del‘modello-Treviso, pure non esclusivo nel panorama dei canestri nostrano (si pensi ad esempio ai casi di Varese e Trieste, pur differenti tra loro e dallo stesso modello trevigiano)? «A fare la differenza sono le persone – sottolinea Fabbrini, co-titolare della Internatio­nal Tobacco Agency -. Dal punto di vista strategi- co, in questi ultimi due anni abbiamo incrementa­to l’interazion­e tra gli associati, rafforzato marketing e identifica­zione tra attività sportiva e consortile, accentuato il radicament­o sul territorio. L’obiettivo è crescere ed essere visibili tutti insieme, col vantaggio non trascurabi­le che far parte della stessa realtà garantisce spesso reciproche economie di scala non indifferen­ti tra aziende appartenen­ti a filiere produttive affini o contigue».

Poi ci sono loro, i veterani, giocatori-simbolo della ‘Grande Treviso' dei canestri, che dal parquet si sono spostati ora dietro una scrivania, e sono l’anello di congiunzio­ne tra la proget- tualità del consorzio e i risultati sul campo di Treviso Basket. Come Paolo Vazzoler, trevigiano classe 1961: gli appassiona­ti del basket anni ’80 e ’90 lo ricorderan­no, ala piccola tutto fisico e grinta, con le maglie di Treviso, Gorizia e Venezia. Oggi è il presidente di quella Treviso che come direttore sportivo ha un altro “mammasanti­ssima” della palla a spicchi italiana, Andrea Gracis (anche lui trevigiano, con 3 scudetti sul petto tra Pesaro e Treviso). «La nostra presenza nel momento di passaggio da Benetton al consorzio, credo sia sta utile – spiega Vazzoler -: il fatto che le vittorie della grande Treviso fossero ancora molto recenti, ha aumentato la consapevol­ezza di ciò che avrebbe potuto scomparire; e la presenza di molti exprotagon­isti di quelle stagioni ha dato l’idea di una continuità, ma anche di una volontà di sacrificio. C’eravamo stati ai tempi belli, insomma, ed eravamo pronti ad esserci anche nel momento della ricostruzi­one».

Come immagina il futuro di Treviso tra cinque anni? «Mi piacerebbe tornare al vertice, lo confesso – chiosa il presidente – anche se ora, per budget e struttura societaria, siamo lontani dall’Olimpia Milano, che è il riferiment­o in Italia. Anzi, le confesso: vorrei tornare in alto, insieme a tutte le altre big della nostra pallacanes­tro. E se riforma dei campionati sarà, non facciamone una questione di soli numeri o formule, ma puntiamo agli asset: progettual­ità, italianità, impianti, legami virtuosi con l’imprendito­ria territoria­le»

IL PERIMETRO DI UNI VERSO TREVI SO BASKET

LE SQUADRE PIÙ SEGUITE NEL GIRONE D’ANDATA

SPONSOR Nel 2012 il gruppo era formato da 18 imprese. Oggi è composto da 116 soci che assicurano al club 600mila euro

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