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a senso che i corsi universitari di materie i n cui la ricerca scientifica ormai si svolge nel mondo quasi solo in inglese, possano essere tenuti anche in inglese? E ha senso che ai livelli più avanzati di alcune discipline l’inglese divenga l’unica lingua possibile, a partire dai corsi universitari? Se la risposta alla prima domanda è, con moderazione, sì per qualsiasi persona dotata di buon senso, la risposta alla seconda è certamente no, se la prospettiva è quella di precludere l’accesso concreto e vitale di grandi lingue europee di cul-