Le operaie del rione Vyborg: «Pane!»
18 giugno 1902. «Il nostro organo non sarà rivoluzionario, ma con tutto il suo contenuto esigerà un radicale mutamento della vita russa, la sostituzione dei diritti dell’individuo e della società all’arbitrio della burocrazia autocratica» (l’editoriale del primo numero del giornale «Osvobozdenie», 18 giugno 1902).
Bolscevichi. Durante i lavori del secondo congresso del partito operaio socialdemocratico (1903), che si svolge prima a Bruxelles e poi a Londra, si consuma la scissione tra l’ala «maggioritaria» e quella «minoritaria» della socialdemocrazia russa. I «bolschevichi» saranno così chiamati perché Lenin ottiene la maggioranza (in russo bol’sinstvo), mentre i suoi avversari «menscevichi» risultano in minoranza ( men’sinstvo).
9 gennaio 1905. Verso le 10 del mattino migliaia di lavoratori vestiti a festa, molti accompagnati dalle famiglie, si muovono dal quartiere di Narva in direzione del Palazzo d’Inverno, residenza cittadina dell’Imperatore Nicola II. Dura è la denuncia del protervo atteggiamento dei padroni, contrari a tutte le richieste dei lavoratori, e un giudizio altrettanto severo viene dato dell’iniqua e rapace burocrazia. L’ultima speranza è riposta nello zar: «Non negare aiuto al tuo popolo». Quando i pacifici manifestanti giungono nei pressi dell’Arco di trionfo, che porta in centro, vengono accolti da un imponente sbarramento di reparti armati, i quali intimano loro di fermarsi e di tornare indietro. Ha inizio l’orrendo massacro.
Sparatoria. «Tutti i testimoni, senza eccezione, concordano sul fatto che tra il suono della tromba e la sparatoria non vi fu nessun intervallo di tempo talché, anche se la folla avesse capito il significato di quel suono e avesse voluto disperdersi, non ne avrebbe avuto la possibilità».
4 aprile 1912. L’esercito apre il fuoco contro i lavoratori in sciopero delle miniere aurifere della Lena, nella Siberia orientale, provocando centinaia di morti e feriti e suscitando l’indignazione dell’opinione pubblica e della stampa.
23-25 febbraio 1917. Le operaie del rione Vyborg scioperano e si riversano nelle strade al grido di «Pane!». Gli scioperi e le proteste proseguono senza incidenti fino al 25 febbraio, quando diventa un fenomeno generale. Nicola II ordina di far cessare i disordini con ogni mezzo. La decisione di coinvolgere nell’opera di repressione le unità militari si rivela fatale per il regime.
28 febbraio 1917. Nella maggior parte delle fabbriche di Pietrogrado si svolgono le elezioni per il soviet cittadino dei deputati operai. Il ruolo dei soldati nella rivoluzione di febbraio viene sancito dall’ingresso di delegati militari nel consiglio operaio.
2 marzo 1917. Per iniziativa del comitato provvisorio della Duma (creato il 27 febbraio da alcuni autorevoli esponenti del parlamento) viene formato un governo liberale presieduto dal principe Georgij E. L’vov. Due membri del comitato si recano dallo zar per chiedergli di rinunciare al trono. Nicola II acconsente.
25 marzo 1917. Fanno ritorno da Pietrogrado, dai luoghi di deportazione in Siberia, alcuni autorevoli esponenti bolscevichi, tra cui Kamenev e Stalin.
16 aprile 1917. Lenin giunge a Pietrogrado dall’esilio svizzero, dopo aver attraversato in treno l’Europa su un vagone piombato (il viaggio ha avuto luogo grazie a trattative con il governo tedesco, interessato ad agevolare il ritorno in Russia dei più irriducibili sovversivi).
Tesi. Lenin espone subito in una decina di tesi il suo punto di vista: «La peculiarità dell’attuale momento in Russia consiste nel passaggio dalla prima fase della rivoluzione, che ha dato il potere alla borghesia a causa dell’insufficiente coscienza e organizzazione del proletariato, alla seconda fase, che dovrà dare il potere nella mani del proletariato e degli strati più poveri del mondo contadino»; «Non una repubblica parlamentare, bensì una repubblica dei soviet dei deputati degli operai, dei braccianti, e dei contadini in tutto il paese, dal basso in alto» (Tesi d’aprile).
Notizie tratte da: Ettore Cinnella, La rivoluzione russa in 100 date, DellaPorta, Pisa, pagg. 138, € 10