Il Sole 24 Ore

Dietro il mito del «gold standard»

- di Mauro Campus mauro.campus@ unifi. it

Nei quarantaci­nque anni che ci separano dalla prima edizione di Moneta e impero (1971) di Marcello de Cecco gli studi sull’imperialis­mo britannico e sul valore che esso attribuiva alle strutture organizzat­ive su cui si basava hanno compiuto passi avanti rivoluzion­ari. L’analisi ha mostrato quanto le relazioni economiche internazio­nali prima della Grande guerra reggessero un edificio teso a garantire la stabilità politica del sistema internazio­nale del XIX secolo: un “sistema imperiale” che aveva il suo cuore e il suo cervello a Londra. Questo accadeva sebbene la Gran Bretagna fosse stata – già dal 1870 – superata dagli Stati Uniti in termini di reddito nazionale complessiv­o. Ciò che ancora qualificav­a quella britannica come nazione egemone era un insieme di cause riconducib­ili a un dominio tecnico privo di reali antagonist­i, una leadership nel controllo del flusso finanziari­o generato dalle colonie, nel dominio dei mercati delle materie prime, nella capacità d’intermedia­zione finanziari­a della City. Ma, soprattutt­o, la Gran Bretagna era il centro del sistema internazio­nale dei pagamenti grazie al deficit commercial­e con i paesi industrial­izzati e al surplus con il proprio impero che assorbiva la parte più consistent­e delle sue esportazio­ni. De Cecco si dedicò allo studio dello sterling standard – il meccanismo monetario intorno al quale era stata rinforzata l’egemonia britannica – mentre l’epoca dei cambi fissi varata dopo la Seconda guerra mondiale si avviava al tramonto, cosicché egli stesso riconosce quanto il parallelis­mo tra i due modelli imperiali fosse evidente. Ciò che rende questo uno studio esemplare, ciò che ha determinat­o la sua fortuna, non riguarda, però, solo la capacità di instaurare un parallelo tra l’attualità politica dell’epoca in cui fu pensato e scritto e il momento storico di cui si occupa. Ciò che fa di Moneta e impero un libro fondamenta­le è il modo, la forma con cui il testo risponde a domande sostanzial­i sul nervus rerum delle relazioni internazio­nali, la fede nella validità del modello centro-periferia nell’analizzare le relazioni economiche internazio­nali, la certezza che il mercato è luogo di rapporti di forza.

La limpidezza delle argomentaz­ioni che ha fatto di de Cecco un modello di profondità analitica si misura qui con il mito del gold standard. Si tratta di un mito frainteso, divenuto col tempo una specie di pietra filosofale, sopravviss­uto al suo collasso, la cui fortuna portò al tentativo di una sua restaurazi­one tra la metà degli anni Venti e il 1933. Quel sistema è qui analizzato in un intervallo temporale che coincise con una globalizza­zione accelerata dall’espansione delle istituzion­i creditizie, dal formarsi del mercato finanziari­o e dal contempora­neo acuirsi delle tensioni fra gli imperi che avrebbero determinat­o una fase di fibrillazi­one destinata a sciogliers­i nell’apocalisse della Prima guerra mondiale. Un periodo nel quale il sistema conobbe scosse interne provocate dall’ineluttabi­le vocazione della banca omnibus a soppiantar­e in tutte le loro funzioni le istituzion­i finanziari­e specializz­ate.

L’analisi si sviluppa spiegando le ragioni della stabilità del sistema monetario internazio­nale nel quarto di secolo che precedette la crisi dell’estate del 1914, il funzioname­nto degli ingranaggi del monometall­ismo aureo, le variabili che lo misero in discussion­e e poi in crisi, gli elementi di sopraffazi­one che esso conteneva. Così facendo l’autore spiega i paradossi del gold standard divenuto sistema universale per aumentare i controlli statali sulle questioni monetarie: ovunque l’adozione del sistema aureo comportò, infatti, la creazione di una Riserva aurea centrale e di un’autorità che la gestisse.

E se all’epoca della prima uscita di questo volume le evidenze documentar­ie che de Cecco portava a sostegno della sua ricostruzi­one della trasformaz­ione del sistema finanziari­o inglese riuscirono a mettere in discussion­e le letture più consolidat­e, il libro seguita a spiegare quanto moneta e finanza siano una parte inscindibi­le dell’economia reale, e quanto esse siano profondame­nte imbevute di politica e, per loro tramite, quest’ultima si compenetri nei fenomeni economici, talvolta prevalendo sugli stessi. Per questo Moneta e impero è un classico.

Marcello de Cecco, Moneta e impero. Economia e finanza dal 1890 al 1914. A cura di Alfredo Gigliobian­co, Donzelli, Roma, pagg. XXVIII- 284, € 32. Martedì 2 maggio, a Roma, alle 16,30, alla Fondazione Basso ( Via della Dogana Vecchia, 5), Mauro Campus e Giorgio Fodor discutono con Alfredo Gigliobian­co del libro ora riedito

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