Dialogo attorno a Lotto
| Lorenzo Lotto, «Ritratto di gentiluomo di casa Rovero», Venezia, Accademia dipinti del museo con altri quadri “ospiti”. Nella piccola sala XIX dalle pareti grigio salvia, perciò, quattro ritratti del veneziano Lorenzo Lotto (1480 - 1546) dialogano con l’opera ospite, pure del Lotto: il Ritratto di gentiluomo di Casa Rovero proveniente dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia, una istituzione sorella di Brera, anch’essa fondata da Napoleone del 1807.
Accanto ai ritratti di Sofonisba Anguissola, Giovanni Battista Moroni, Palma il Giovane e Francesco Torbido detto il Moro, lì collocati a contestualizzare la ritrattistica lombarda e veneta alla metà del XVI secolo, si ammirano come fosse la prima volta tre formidabili ritratti del Lotto donati a Brera nel 1860 da Re Vittorio Emanuele II. Sono immagini che possiedono l’efficacia di biografie intime e insieme formano un vero e proprio cammeo, tra i vertici della produzione dell’artista e tra i massimi raggiungimenti della ritrattistica rinascimentale. Laura da Pola e Febo da Brescia sono uno accanto all’altra da quasi cinquecento anni. Sono stati pensati insieme, per stare insieme. I gesti di lei rimandano a quelli di lui: il braccio è appoggiato in modo speculare, le mani stringono oggetti preziosi, che raccontano la loro ricchezza. Sono una coppia importante nella Treviso del tempo. Per l’artista è un periodo di notevoli difficoltà economiche. Da un paio d’anni fa la spola tra Treviso e Venezia e, smorzando i colori della tavolozza, giunge ad esiti molto sofisticati, che riflettono la sua angoscia esistenziale e la sua inquietudine. È il periodo più affannoso della sua vita raminga. Come risulta dal Libro di spese dell’artista, i due dipinti furono commissionati a Treviso nel 1543 e pagati 30 ducati e due pavoni, ritenuti ancora insufficienti dal pittore che li firma entrambi «Laurent Loto», uno sull’angolo inferiore destro e l’altro sull’angolo inferiore sinistro. Anche il terzo ritratto, firmato verso il 1542, è tra i più intensi per qualità e definizione psicologica: l’anziano gentiluomo è in piedi, con guanti e cappello; forse ha un nome: Liberale da Pinadel.
– Marina Mojana