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el 2002 Harvey Sachs aveva curato una raccolta di lettere di Arturo Toscanini (Parma, lunedì 25 marzo 1867 - Riverdale, New York, mercoledì 16 gennaio 1957). I libri sulla figura di Toscanini già abbondavano, e almeno di paio di biografie, scritte con serietà e non col cuore in mano, erano utilizzabili da parte di studiosi altrettanto seriamente intenzionati, ma quella pubblicazione apparve subito come uno strumento primario di conoscenza, tanto è vero che, secondo l’ammirevole coerenza degli scritti di musica editi in Italia, il volume era andato presto esaurito (ottima notizia) e non ristampato (pessima abitudine). Ora finalmente, dopo quindici anni, l’operosità editoriale del “Saggiatore” in materia di cultura musicale (la casa editrice sta attraversando, in merito, anni di ricca vendemmia e di felici scelte) e l’alta qualità del lavoro musicologico di Sachs ci offrono un esito da troppo tempo rinviato: la raccolta è di nuovo, riveduta e rinvigorita, in libreria.
Sono lettere scritte da Toscanini, nella grande maggioranza, in italiano: un italiano «pungente, ma fino ai trent’anni non sempre buono » ( osserva il curatore); altre sono in inglese o in francese. Esistono lettere in lingua tedesca, firmate e spedite da Toscanini, ma erano altri a scriverle per lui: egli le ricopiava. Questo libro, ora riapparso, è dunque un testo originale nella nostra lingua, ma le lettere scritte dal Maestro in inglese, nonché gli interventi di Sachs, sono tradotti da Cristina Reinhart.
La materia epistolare è suddivisa in sette gruppi cronologici: gennaio 1885 – settembre 1897, l uglio 1898 – maggio 1933, giugno 1933 – maggio 1936, luglio1936 – settembre 1937, settembre 1937 – settembre 1939, ottobre 1939 – marzo 1946, luglio 1946 – novembre 1956. In questa scansione sono riconoscibili i periodi di vita, i cui confini sono segnati da avvenimenti cruciali e decisivi: la formazione musicale, non ancora presaga di una così grande fortuna, poi destinata a coinvolgere l’uomo al di là della professione musicale; l’ascesa dell'astro nascente; i contrasti con il fascismo; il costituirsi di un’esistenza tutta americana; l’attività inarrestabile e dilagante alla vigilia della seconda guerra mondiale; gli anni di guerra; il declino e la morte.
La prima lettera del volume è a Giusto Dacci, direttore della Regia Scuola di Musica di Parma ( Parma, 12 gennaio 1885). L’ultimo documento è la bozza dattiloscritta di un telegramma (New York, 17 novembre 1956) all’avvocato Attilio Giro, presidente della delegazione del Teatro Coccia di Novara. Apprezziamo molto ciò che Sachs Gustav Mahler. A Enrico Polo, da Roma, 1° gennaio 1905: « Dunque hai voluto rompere la consegna e mandarmi ad ogni modo la [ Quinta] Sinfonia di Mahler […]. No, caro Enrico, credimi, il Mahler non è un artista serio. La sua musica non ha alcuna personalità né genialità. È un miscuglio di una italianità uso Petrella, Leoncavallo, accoppiata all’enfasi di Tschaikowsky [ sic], con ricerca di bizzarrie straussiane. […] Ad ogni passo cadi in un luogo non comune ma triviale » . E Toscanini subito dopo definisce «una tremenda boiata» le prime 13 battute dell’assolo di tromba all’inizio del I tempo della Quinta. Qualche giorno dopo, a Pietro Sormani: « Sono rimasto nauseato dal signor Mahler, direttore dell’Opera di Vienna, colla sua Sinfonia Num. 5. Se dirige come scrive, oh! che interprete triviale deve essere! » . Parola “non ci appulcro”: la perfidia con cui Toscanini infierì su Mahler malato a morte in occasione dell’ultimo concerto diretto in vita dal compositore boemo fu un disgustoso suggello posto a quei giudizi, e proprio per questo il volume curato da Harvey Sachs va letto da cima a fondo. Una passione di lettore può dissolvere ci auguriamo, tanta energia negativa.
Arturo Toscanini, Lettere, a cura di Harvey Sachs, Il Saggiatore, Milano, pagg. 598, € 40