Edipo in Lapponia con i Pooh
Martedì 25 aprile, per festeggiare la Liberazione, Rai 2 sceglie di mandare in onda una piccola chicca, che siamo pronti a raccontarvi, nel caso siate stati impegnati a ricordare le imprese dei partigiani o a sfogliare casualmente la Costituzione Italiana: si tratta di 50 modi per fare fuori papà, il docu-reality che vede Francesco e Roberto Facchinetti alle prese con un’avventurosa spedizione in Lapponia, alla ricerca dell’aurora boreale. Ah sì, e anche del perduto amore padre-figlio.
Il programma è ispirato al format americano 50 ways to kill your mother, dove figli birichini e frustrati di star famose e narcisiste decidono di vendicarsi dei loro genitori – colpevoli di non averli accuditi nel modo opportuno perché troppo impegnati a girare film d’azione, rifarsi gli zigomi o pubblicare foto su Instagram – costringendoli ad affrontare missioni spericolate.
«Essere figlio di Robi Facchinetti dei Pooh non è una cosa semplice, ora che è andato in pensione ho deciso di tenerlo un po’ con me e di portarlo in Lapponia, è la nostra prima vacanza da soli», così, Facchinetti Junior introduce la vicenda e spiega la ragione prima del viaggio («Non c’è mai stato quando ero bambino ma adesso finalmente può recuperare»): partenza da Milano e arrivo in una sperduta località finlandese, dove, nel mezzo di un bar-karaoke con non più di dieci avventori, si trova, guarda caso, un autoctono perfettamente aggiornato circa l’intera discografia dei Pooh. E pure intonatissimo.
Si continua con la prima notte in albergo, col Facchinetti Senior che si stizzisce all’idea di dividere la stanza col consanguineo («Dormiamo insieme, ma vuoi scherzare?»), i battibecchi, la sveglia all’alba e la tanta, tanta neve. Arriva poi il piatto forte: le prove ardimentose – o meglio le punizioni – che il padre deve compiere sotto lo sguardo compiaciuto del figlio, che si gode lo spettacolo: la corsa sulla slitta trainata dai cani, il pasto a base di sangue di renna, il volo sul giro-cottero (prototipo rudimentale di elicottero, dall’aria traballante e pericolosa), gli accampamenti nella neve, il freddo, la fame, tutto per la gioia del figliol prodigo, che non alza un dito, ma anzi lo schernisce («Coi Pooh non hai mai fatto queste cose, eh!»).
Ed eccolo lì, il Franci, tutto contento mentre il ghigno della rivalsa gli deforma il viso, che guarda dritto in camera e sussurra «per la prima volta ci vediamo come un padre e come un figlio».
Ovvero? Due tizi che si maltrattano a più non posso in televisione, dopo essersi maltrattati per una vita a casa? Un gran bel messaggio.