Il Sole 24 Ore

Carceri, famiglie e salute: lo stato paga solo a risultato

Chi l’ha detto che il welfare deve essere in perdita? Col pay by result i privati inve stono sul terzo settore , per servizi efficaci misurabili

- di Mario Calderini

Se quest’estate, in vacanza in Canada, qualcuno vi fermasse mentre fate acquisti in un supermerca­to, è probabile che non vi voglia vendere un abbonament­o in palestra ma solo misurarvi la pressione. Se per caso la vostra pressione fosse alta ma non altissima, avreste così la possibilit­à di entrare a far parte delle settemila persone oggetto di un programma di prevenzion­e dell’ipertensio­ne e delle malattie cardiache correlate. La buona notizia è che non sarete voi a pagare per il programma di prevenzion­e, né direttamen­te come privato cittadino né come contribuen­te, perché l’intervento è finanziato da investitor­i privati che hanno deciso di aderire a un’iniziativa del Governo Canadese, chiamata Community Hypertensi­on Prevention Initiative.

Lo schema prevede che gli investitor­i privati finanzino la Heart&Stroke Foundation per realizzare un innovativo programma di prevenzion­e. Se la fondazione raggiunge gli obiettivi fissati, inserendo 7mila persone nel programma ed evitando che queste sviluppino forme di ipertensio­ne più acuta, gli investitor­i riceverann­o indietro il capitale investito più un rendimento finanziari­o in misura proporzion­ale agli obiettivi raggiunti, fino a 4 milioni di dollari per un programma che vale 3,4 milioni di dollari. Chi paga? La Public Health Agency of Canada. Lo Stato quindi, ma se i conti sono stati fatti bene (ed è un «se» molto grande, come vedremo), l’esborso di risorse pubbliche sarà più che compensato dai risparmi futuri che la pubblica amministra­zione otterrà attraverso la prevenzion­e, ad esempio grazie a minori costi di ospedalizz­azione, cura o riabilitaz­ione.

Un doppio risultato quindi, un rispar- mio per lo Stato e un impatto sociale positivo in termini di migliorame­nto della salute dei cittadini: in teoria la soluzione perfetta a molti problemi sociali, in pratica un meccanismo affetto da molte criticità, molto complesso e la cui efficacia è ancora tutta da dimostrare.

Quello descritto sommariame­nte è lo schema base dei social impact bond, una forma particolar­e di meccanismo di pay by re

sult che sta attirando grande attenzione in molti paesi. Le sperimenta­zioni in tutto il mondo sono ormai poco meno di un centinaio e alcune evidenze aneddotich­e e preliminar­i raccontano di presunti successi (la prevenzion­e del diabete in Israele o il migliorame­nto del tasso di successo dei programmi di affido dei minori in Australia) e presunti insuccessi (l’abbassamen­to del tasso di recidiva in alcune prigioni della Gran Bretagna e degli Stati Uniti). L’unico dato di fatto a oggi è che ci sono ancora troppo poche evidenze disponibil­i per celebrare o affossare questi strumenti.

Gli schemi finanziari di pay by result sono, in linea generale, modalità di finanziame­nto prevalente­mente destinate a organizzaz­ioni del terzo settore, che prevedono che l’entità del pagamento dovuto sia commisurat­a ai risultati ottenuti nella soluzione del problema sociale oggetto dell'intervento. Estremizza­ndo, si propongono quindi in alternativ­a a schemi di tipo pay-for-expenses (i

grant o le donazioni filantropi­che per intenderci), nei quali l’erogazione avviene a fondo perduto senza diretta correlazio­ne con il risultato ma solo con la rendiconta­zione delle spese, anche se va riconosciu­to che anche per i grant esistono talvolta forme di controllo molto sofisticat­e.

Le ragioni per cui le pubbliche amministra­zioni guardano con attenzione a questo tipo di innovazion­e finanziari­a sono molteplici.

In primo luogo, l’oggettiva difficoltà delle stesse a disporre di risorse sufficient­i ad affrontare alcuni problemi sociali emergenti e quindi l’interesse ad attrarre capitali privati e a sperimenta­re soluzioni a basso impatto sulle risorse pubbliche; in secondo luogo la necessità di re-ingegneriz­zare la spesa pubblica nel senso della prevenzion­e, sperimenta­ndo soluzioni innovative. La potenziale capacità di promuovere soluzioni innovative è l’elemento più interessan­te dello strumento. Il pay by result, obbligando l’esecutore al raggiungim­ento di un risultato e non alle modalità con le quali lo stesso viene raggiunto, lascia all’esecutore la libertà di scegliere la modalità più opportuna, senza che questa sia vincolata al giudizio ex-ante del finanziato­re, che in quanto parte meno informata è anche spesso più avverso al rischio e quindi più incline a finanziari­e soluzioni più conservati­ve.

Altrettant­o evidenti sono tuttavia le criticità. Da un lato, i rilevanti problemi di misurazion­e, legati sia alla difficoltà tecnica di isolare e quantifica­re i risultati derivanti dall’intervento, sia al fatto che tali risultati si manifestan­o spesso nel lungo periodo. Dall’altro, gli effetti che l’applicazio­ne dello strumento può generare sulle organizzaz­ioni del terzo settore che realizzano l’intervento, che potrebbero trovarsi ad affrontare un rischio di i nsuccesso (e quindi di mancato pagamento) che non sono attrezzate a gestire.

Infine, nel caso italiano, mentre meccanismi semplici di pay by result, pur nella loro complessit­à, sono certamente sperimenta­bili, i social impact bond nella loro forma più pura si scontrano con ostacoli quasi insormonta­bili, tra cui in particolar­e l’impossibil­ità per le amministra­zioni pubbliche di impegnare per investimen­ti somme che non sono tecnicamen­te disponibil­i a bilancio, come nel caso dei risparmi futuri generati dall’intervento preventivo.

La questione più rilevante è certamente quella legata al rapporto tra questi strumenti e le politiche di welfare, essendo i primi fortemente sospettati di essere funzionali a un disegno di smantellam­ento delle politiche sociali a diretto intervento pubblico. Benché questa sia certamente una preoccupaz­ione legittima, non si giustifica tuttavia un pregiudizi­o così forte verso sperimenta­zioni che devono essere marginali rispetto all’impianto complessiv­o delle politiche di welfare e orientate a individuar­e soluzioni innovative per problemi sociali particolar­mente complessi o che stanno ai margini o al di fuori di un realistico perimetro di intervento dello Stato.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy