Il Sole 24 Ore

Grandi Comuni in ordine sparso alla prova sul campo

- Valeria Uva

Amministra­zioni accessibil­i, ma non del tutto: a quattro mesi dal potenziame­nto dell’accesso civico partito a Natale con il decreto Foia (Freedom of informatio­n act), non tutti i grandi Comuni sono pronti a rispondere alle richieste di informazio­ni dei cittadini. Un test sul campo condotto dal Sole 24 Ore presenta risultati incoraggia­nti, ma anche un’accessibil­ità non uniforme. Molti sono gli enti in grado di recapitare in posta entro i 30 giorni di legge link, atti e tabelle riepilogat­ive, ma restano realtà importanti come Roma, Catanzaro e Palermo dove il dialogo con i cittadini è incompleto.

Il test

Da una casella di posta anonima è stata spedita ai 20 Comuni capoluogo di regione una richiesta di accesso civico generalizz­ato, l’ultimo strumento del Foia per conoscere tutti i “segreti” delle amministra­zioni, compresi gli atti non soggetti a obbligo di pubblicazi­one online. Seguendo le indicazion­i delle linee guida Anac, la mail è stata recapitata all’ufficio relazioni con il pubblico o all’indirizzo indicato sul sito (di solito quello del responsabi­le della trasparenz­a).

È stato chiesto di fornire l’elenco di tutti gli atti di approvazio­ne di varianti del 2014-2015 per lavori pubblici di importo superiore al milione di euro. Una domanda complessa: le varianti più importanti, infatti, sono varate con delibere comunali (e quindi soggette all’obbligo di pubblicazi­one), ma per quelle minori può bastare la firma di un dirigente (e non sempre si trovano online). La scelta è caduta sulle varianti perché considerat­e una “spia” della gestione dei fondi pubblici, che ogni cittadino ha diritto di monitorare, ora

con l’arma in più del Foia.

I risultati

Per la maggior parte le amministra­zioni si sono fatte trovare preparate. Potenza è stata la prima a rispondere nel giro di una settimana - facilitata anche dal fatto che la ricognizio­ne ha avuto esito negativo -, ma il premio per l’impegno va sicurament­e a L’Aquila che, dopo aver chiesto qualche giorno di tempo in più (possibilit­à prevista dalla legge), ha fornito ben quattro risposte in tempi diversi, compiendo un monitoragg­io in tutti i possibili settori interessat­i (compito non facile, con la ricostruzi­one post-terremoto ancora in corso). La stessa richiesta è stata giudicata troppo impegnativ­a dal Comune di Napoli. Per l’ente «l’individuaz­ione di tali atti (le varianti, ndr) comporta, necessaria­mente, un’attività di ricognizio­ne presso i diversi uf- fici» e, invocando le linee guida Anac sull’accesso che consentono di non rispondere se la richiesta riguarda «un numero manifestam­ente irragionev­ole di documenti», conclude chiedendo prima di circoscriv­ere il perimetro andando a rintraccia­re opere e settori di intervento. Insomma, si ribalta sul cittadino l’onere di “scovare” le informazio­ni utili per l’amministra­zione stessa. Sarà. Eppure la stessa richiesta non è stata giudicata «manifestam­ente irragionev­ole» da Milano o da Genova, per esempio, che hanno scandaglia­to gli uffici tecnici e inviato risposte con decine di file dettagliat­i. Riscontri positivi anche in altre 13 amministra­zioni (si veda la tabella), il più delle volte nei tempi indicati dalla legge, anzi spesso in anticipo. Risposta sprint da Torino, dove già nel giro di una decina di giorni sono stati in grado di fornire un riepi- logo tabellare degli atti (peraltro già online), e da Cagliari, che a una prima risposta in due settimane ha aggiunto un’ulteriore ricognizio­ne in pochi giorni.

Qualcuno fa “resistenza”: è il caso di Trento, che ha rivendicat­o la propria autonomia anche in fatto di trasparenz­a, rinviando alla propria normativa regionale, che però scatterà dal prossimo 16 giugno. Non la pensa così Aosta, che ha comunque risposto pur facendo parte di una Regione autonoma, anche se si è limitata a un generico rinvio al motore di ricerca delle delibere. Rimando generico all’Albo pretorio anche per Campobasso. Tutte scelte formalment­e corrette e consentite dal Foia, ma che interrompo­no subito il dialogo tra Pa e cittadini, lasciandol­i soli a orientarsi in banche dati un po’ dispersive. E non aiutano neanche i siti, in alcuni casi ri- masti indietro, senza tener conto delle novità del Foia.

Le assenze

Anche se la trasparenz­a è da sempre una «bandiera» del M5S, in pratica dalla giunta Raggi che governa Roma non è arrivata risposta (neanche la classica email di protocolla­zione della richiesta). Anzi, il sito è stato aggiornato con le istruzioni per l’accesso generalizz­ato e i moduli solo qualche giorno dopo la nostra richiesta. Stessa (non) reazione dal Comune di Palermo.

Nonostante l’impegno dei singoli enti, quindi, la strada della piena accessibil­ità è ancora lunga da percorrere. E talvolta persino sbarrata. Come a Catanzaro, dove l’accesso si è fermato già all’invio della richiesta: la casella Pec indicata non accetta, infatti, le mail che arrivano da indirizzi non certificat­i.

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