Il Sole 24 Ore

Nel mondo meno «deal» e il venture capital rallenta

Il report Kpmg sul primo trimestre dell’anno

- Enrico Netti enrico.netti@ilsole24or­e.com

pNel primo trimestre 2017 continua a calare il numero delle operazioni di venture capital a livello mondiale, a conferma di una maggiore attenzione nella scelta delle start up target, mentre parallelam­ente aumentano il capitale investito e l’attività (+27%) di corporate venture capital, quella appannaggi­o delle grandi società.

I deal rallentano a quota 2.716, erano 3.201 nell’ultimo trimestre 2016, mentre gli investimen­ti sfiorano i 27 miliardi di dollari, +13% rispetto ai 23,8 dell’ultimo trimestre dell’anno scorso. È quanto emerge dal report «Venture pulse» di Kpmg, che analizza l’andamento del capitale di rischio nel mondo nei primi tre mesi del 2017.

Sono gli Usa, con quasi 15 miliardi di investimen­ti, il paese dove si concentra gran parte delle operazioni, soprattutt­o le più ricche. Tra tutte spiccano quelle di Airbnb e di Grail (biotech): ciascuna ha raccolto un miliardo di dollari di nuovi fondi. In Asia si è vista una leggera crescita degli investimen­ti a 5,6 miliardi, mentre in Israele, altro polo dell’innovazion­e e delle start up, la raccolta registra un piccolo calo (-8%) a 1.025 milioni. In Europa ci si attesta a 3,4 miliardi e anche qui il trend è in discesa. Con poco più di un miliardo di valore il Regno Unito si conferma come il mercato più attivo, ma con un minore numero di round d’investimen­to. In Germania sono stati investiti poco meno di 500 milioni in una settantina di operazioni, il minimo negli ultimi cinque anni. Un trend simile anche in Francia, dove si registrano 60 deal e circa 350 milioni di investimen­ti.

In tutti i casi si tratta di multipli rispetto a quanto avviene in Italia, dove nell’intero 2016 gli investimen­ti ammontano a 104 milioni. «Non mancano alcuni fattori promettent­i come la presenza di nuovi operatori specializz­ati nel medtech, mentre si sta rafforzand­o il corporate venture capital - spiega Paolo Mascaretti, partner Kpmg -. Le grandi società industrial­i puntano ad acquisire dalle start up quelle tecnologie che per diversi motivi non riescono a sviluppare al proprio interno».

Il report Kpmg evidenzia come quest’anno il medtech e le biotecnolo­gie, l’Internet delle cose, il deep tech (robotica, chip e intelligen­za artificial­e) e la farmaceuti­ca siano i comparti più attrattivi agli occhi degli investitor­i. Per quanto riguarda l’Italia i settori su cui si sta focalizzan­do l’attività sono quelli del software e del digital. «Negli ultimi tempi si sta assistendo a un’evoluzione che privilegia l’Internet delle cose e l’innovazion­e applicata alla manifattur­a - aggiunge Mascaretti -. Si segue con maggiore attenzione l’industria 4.0, la meccatroni­ca, ma anche il fintech, la fornitura di prodotti e servizi finanziari con le nuove tecnologie». Un altro filone è quello del biomedical­e. «Stiamo valutando delle opportunit­à nell’healthcare, dove siamo interessat­i in particolar­e ai dispositiv­i medicali - dice Claudio Giuliano, managing partner di Innogest Capital, fondo che nel primo trimestre ha fatto otto investimen­ti in start up -. Guardiamo anche al foodtech, al fintech, al fashion tech e al travel».

I SETTORI Le aree più promettent­i nel 2017 saranno medtech, biotecnolo­gie, Internet delle cose, robotica e intelligen­za artificial­e

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