Nel mondo meno «deal» e il venture capital rallenta
Il report Kpmg sul primo trimestre dell’anno
pNel primo trimestre 2017 continua a calare il numero delle operazioni di venture capital a livello mondiale, a conferma di una maggiore attenzione nella scelta delle start up target, mentre parallelamente aumentano il capitale investito e l’attività (+27%) di corporate venture capital, quella appannaggio delle grandi società.
I deal rallentano a quota 2.716, erano 3.201 nell’ultimo trimestre 2016, mentre gli investimenti sfiorano i 27 miliardi di dollari, +13% rispetto ai 23,8 dell’ultimo trimestre dell’anno scorso. È quanto emerge dal report «Venture pulse» di Kpmg, che analizza l’andamento del capitale di rischio nel mondo nei primi tre mesi del 2017.
Sono gli Usa, con quasi 15 miliardi di investimenti, il paese dove si concentra gran parte delle operazioni, soprattutto le più ricche. Tra tutte spiccano quelle di Airbnb e di Grail (biotech): ciascuna ha raccolto un miliardo di dollari di nuovi fondi. In Asia si è vista una leggera crescita degli investimenti a 5,6 miliardi, mentre in Israele, altro polo dell’innovazione e delle start up, la raccolta registra un piccolo calo (-8%) a 1.025 milioni. In Europa ci si attesta a 3,4 miliardi e anche qui il trend è in discesa. Con poco più di un miliardo di valore il Regno Unito si conferma come il mercato più attivo, ma con un minore numero di round d’investimento. In Germania sono stati investiti poco meno di 500 milioni in una settantina di operazioni, il minimo negli ultimi cinque anni. Un trend simile anche in Francia, dove si registrano 60 deal e circa 350 milioni di investimenti.
In tutti i casi si tratta di multipli rispetto a quanto avviene in Italia, dove nell’intero 2016 gli investimenti ammontano a 104 milioni. «Non mancano alcuni fattori promettenti come la presenza di nuovi operatori specializzati nel medtech, mentre si sta rafforzando il corporate venture capital - spiega Paolo Mascaretti, partner Kpmg -. Le grandi società industriali puntano ad acquisire dalle start up quelle tecnologie che per diversi motivi non riescono a sviluppare al proprio interno».
Il report Kpmg evidenzia come quest’anno il medtech e le biotecnologie, l’Internet delle cose, il deep tech (robotica, chip e intelligenza artificiale) e la farmaceutica siano i comparti più attrattivi agli occhi degli investitori. Per quanto riguarda l’Italia i settori su cui si sta focalizzando l’attività sono quelli del software e del digital. «Negli ultimi tempi si sta assistendo a un’evoluzione che privilegia l’Internet delle cose e l’innovazione applicata alla manifattura - aggiunge Mascaretti -. Si segue con maggiore attenzione l’industria 4.0, la meccatronica, ma anche il fintech, la fornitura di prodotti e servizi finanziari con le nuove tecnologie». Un altro filone è quello del biomedicale. «Stiamo valutando delle opportunità nell’healthcare, dove siamo interessati in particolare ai dispositivi medicali - dice Claudio Giuliano, managing partner di Innogest Capital, fondo che nel primo trimestre ha fatto otto investimenti in start up -. Guardiamo anche al foodtech, al fintech, al fashion tech e al travel».
I SETTORI Le aree più promettenti nel 2017 saranno medtech, biotecnologie, Internet delle cose, robotica e intelligenza artificiale