Il Sole 24 Ore

La sicurezza delle città è una tutela per i più deboli

- di Veronica Nicotra Segretario generale Anci

Ormai da settimane si leggono reazioni e commenti più o meno informati sul decreto sulla sicurezza urbana, che si avvia ora all’attuazione.

L’analisi del provvedime­nto investe dimensioni diverse. L’obiettivo condiviso negli anni da forze politicame­nte distanti è quello di regolare poteri e strumenti per rispondere al poliedrico bisogno di sicurezza dei cittadini con un modello integrato. In questo ambito il ruolo dei Comuni e dei sindaci è centrale, in concreto e nelle aspettativ­e dei cittadini. Ed è buona politica quella che riesce a dare risposte conformi a ciò che chiede la maggioranz­a dei cittadini. Di questo vive la democrazia.

Dopo le scelte fatte dal 2007, in parte annullate dalla Corte costituzio­nale, l’urgenza di un intervento era evidente. I cittadini chiedono risposte a una diffusa percezione di insicurezz­a, alimentata da fenomeni diversi: di qui poteri e strumenti flessibili su incuria, degrado e microcrimi­nalità diffusa.

Le nuove regole sono uno spartito che consente di toccare vari tasti e si basa su un patto forte fra Stato, con i prefetti e la regia politica del ministro dell’Interno, e sindaci, con il coordiname­nto dell’Anci. Il patto punta a far avanzare la tutela della sicurezza delle comunità, dei beni e degli interessi primari e il rispetto dei doveri, su cui si regge la convivenza democratic­a.

Chi ha criticato questo provvedime­nto come securitari­o e contro i deboli forse dovrebbe stare più in mezzo alla gente e capire le loro paure e comprender­ebbe che l’obiettivo è di rendere più sicure le città significa dare una risposta a quel disagio, al disagio dei vulnerabil­i e deboli.

Contrastar­e il degrado, garantire il decoro urbano come il diritto al riposo dei residenti, prevedere interventi mirati in aree della città misurandon­e l’efficacia nel tempo significa aiutare ciascuno di noi ad essere consapevol­e che il bene pubblico ci appartiene come e quanto quello privato. Rendere le città più sicure e pulite è una meta fondamenta­le di tutta la politica e incide anche sulla crescita economico-sociale e sulla fiducia.

Le regole mettono finalmente insieme le istituzion­i preposte alla sicurezza integrando le politiche pubbliche, per esempio con lo scambio di informazio­ni fra polizia locale e altre forze di polizia e i nterconnes­sione delle sale operative.

Il sindaco ha a disposizio­ne poteri di regolazion­e che rispondono a fenomeni diversi, a partire dalle nuove ordinanze non contingibi­li e urgenti per contrastar­e fenomeni quali degrado e ostacoli alla vivibilità e al riposo: un potere di regolazion­e più libero e meno soggetto ad eventuali contenzios­i, che non cancella il classico potere sindacale ex articolo 54 del Tuel.

Quello che è stato chiamato un po’ forzatamen­te Daspo urbano è in realtà un insieme di regole a tutela di luoghi particolar­i a cui viene riconosciu­ta una specifica attenzione, prevedendo un presidio particolar­e con il concorso della polizia locale. Solo in caso di condotte reiterate il questore potrà disporre ordini di allontanam­ento temporaneo. Anci per migliorare l’efficacia delle misure ha ottenuto lo sblocco del turn over per la polizia locale e qualche risorsa per la video sorveglian­za e il riconoscim­ento dell’equo indennizzo. Ora si parte, siamo tutti messi alla prova. Le norme e i mutamenti insiti in esse camminano con l’impegno delle persone e i risultati di questo impegno vivono nel tempo grazie all’autorevole­zza delle Istituzion­i.

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