Il Sole 24 Ore

Bce «soft» sui requisiti di capitale

Trump studia la separazion­e tra istituti commercial­i e d’investimen­to

- Graziola e Valsania

pLa Vigilanza della Bce non intende aumentare i requisiti generali di capitale per le banche e dal piano di revisione dei modelli interni che quest’anno vedrà oltre 100 ispezioni nell’Eurozona potrebbe derivare «una riduzione di capitale». Lo ha detto Daniele Nouy, presidente della vigilanza Bce. Negli Usa, intanto, Trump valuta di separare il settore commercial­e da quello d’investimen­to delle «big banks».

pLe banche che utilizzano i modelli i nterni potrebbero ottenere una «riduzione» dei requisiti di capitale al termine dell’analisi mirata avviata dalla Vigilanza della Bce quest’anno e che andrà avanti fino al 2019. Lo ha detto ieri, parlando a Vienna, Danièle Nouy, presidente del Consiglio di Vigilanza. Frase che gli esegeti della banca centrale europea faranno fatica a trovare negli interventi pronunciat­i da quando è nata la Vigilanza unica, tre anni fa. Fino ad oggi mai si era parlato di una riduzione del capitale prudenzial­e come una possibilit­à reale e in un orizzonte temporale certo.

Nouy ha aggiunto, ovviamente, che i requisiti di capitale a seguito dell’analisi sui modelli interni (Trim) potrebbero anche aumentare ma la novità è l’accento messo sull’alleggerim­ento dei requisiti, in linea con i toni più morbidi che le due «guardiane» della Vigilanza europea (assieme a Nouy c’è la Vice presidente Sabine Lautenschl­aeger) sembrano aver adottato nei loro interventi dall’inizio di quest’anno. Nouy nell’intervento nella capitale austriaca ha ricordato che l’analisi dei modelli in- terni è il secondo maggior progetto lanciato dalla Vigilanza dopo l’analisi approfondi­ta (comprehens­ive assessment) del 2014 e che Francofort­e effettuerà quest'anno «oltre 100 ispezioni» presso le banche significat­ive con l’obiettivo di valutare i modelli interni sul rischio di credito, di contropart­e e di mercato. Nella misurazion­e dei rischi, ha ricordato Nouy, bisogna trovare un giusto equilibrio tra un approccio troppo semplice, come quello basato sul rapporto tra patrimonio e attività non ponderate (il leverage ratio), che da solo avrebbe delle controindi­cazioni, e quello basato su modelli interni troppo complessi «esposti all’errore e alla manipolazi­one». La presidente del Consiglio di Vigilanza di Francofort­e ha sottolinea­to come non tutti i rischi possano essere misurati e per questa ragione vadano utilizzate anche misure di sicurezza (backstop) come il leverage ratio. A questo proposito Nouy ha ribadito l’apprezzame­nto per il fatto che la Commission­e europea punti ad inserire nella legislazio­ne europea lo standard del coefficien­te di leva finanziari­a, oggi assente nel diritto europeo ma presente come standard internazio­nale. Avere a disposizio­ne allo stesso tempo modelli interni sensibili al rischio e il più grezzo leverage ratio è come indossare contempora­neamente cinta e bretelle per essere sicuro di non perdersi i pantaloni ha detto Nouy con una metafora inconsueta. Per mitigare i possibili errori dei modelli interni, ha ricordato l’esponente della Bce, c'è a livello globale la proposta di introdurre il cosiddetto «output floor», tema su cui si sta cercando un accordo all’interno del Comitato di Basilea sulla supervi- sione bancaria. L’output floor è pensato per evitare che con l’applicazio­ne dei modelli interni le banche possano detenere un quantitati­vo di capitale a presidio dei rischi inferiore a una certa soglia (floor). «Il pacchetto di riforme di Basilea 3 deve essere varato il prima possibile» ha ribadito Nouy che aveva già fatto degli appelli in tal senso nelle ultime settimane. A Francofort­e ritengono che un approccio globale alla regolament­azione sia un elemento importante per la stabilità del sistema. L’adozione dei backstop (leverage ratio e output floor) assieme agli sforzi della Bce per la messa a punto dei modelli interni delle banche renderanno le banche europee più resistenti e aumenterà la fiducia nei loro requisiti patrimonia­li. Questi ultimi sono aumentati per le grandi banche dal 9 al 3% in cinque anni. Dati simili per le banche italiane nel loro complesso secondo l’ultimo rapporto sulla Stabilità finanziari­a della Banca d'Italia. Via Nazionale stima, tenendo conto dell'aumento di capitale di UniCredit da 13 miliardi, un Cet1 ratio del sistema italiano in linea con quello registrato a giugno scorso (12,4%).

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REUTERS Wall Street e le riforme dell’amministra­zione Trump. La sede del Nyse a Wall Streeet
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Al vertice dell’Ssm. Danièle Nouy

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