Il Sole 24 Ore

Allo studio una riforma per rivalutare le concession­i

In cantiere una riforma per innalzare i canoni a partire da petrolio-gas, tlc, giochi, spiagge

- Fotina e Trovati u

Una riforma delle concession­i pubbliche, tra statali e locali, che potrebbe partire da una base di 1,5 miliardi: il progetto è allo studio del governo. Con l’obiettivo di innalzare gli incassi derivanti dai canoni annui. In questa prima fase di screening l’attenzione è rivolta a spiagge, petrolio e gas, tlc, giochi, acque minerali e termali, risorse geotermich­e, commercio ambulante.

Nelle riunioni tecniche di governo l’hanno chiamata «Asset review». Una riforma delle concession­i pubbliche, tra statali e locali, che potrebbe partire da una base di 1,5 miliardi: il progetto è allo studio e ha cominciato a passare al setaccio le entrate che arrivano da un primo gruppo di beni, con l’obiettivo ovviamente di aumentarle. La quota di pertinenza dello Stato, in particolar­e, è oggetto di

AREE ESAMINATE Dai «balneari» stimato almeno il raddoppio rispetto ai 103 milioni del 2016. Da rinnovare 130 concession­i (230 milioni) per idrocarbur­i

grandi attenzioni perché in futuro potrebbe rivelarsi una leva per ridurre il debito. Anche perché la via maestra delle privatizza­zioni è inciampata in difficoltà di mercato e polemiche politiche, con il risultato che gli stessi programmi governativ­i scritti nell’ultimo Def sono “dimagriti” puntando a entrate per 0,3 punti di Pil anziché 0,5 come indicato un anno fa(5 miliardi contro 8 abbondanti).

Il vero oggetto della «review» è costituito dai canoni versati, spesso considerat­i dal governo troppo bassi. Spiagge, petrolio e gas, tlc, giochi, acque minerali e termali, risorse geotermich­e, commercio ambulante (in questo caso però di competenza dei Comuni): sono solo le concession­i con le scadenze più ravvicinat­e. Ce ne sono anche di più lunghe ma potenzialm­ente più redditizie, vedi gli aeroporti. In alcune situazioni, e per qualche anno, è stato perfino difficile raccoglier­e e censire i dati, fino al loro inseriment­o nella banca dati “Patrimonio Pa”. Il caso forse più discusso è quello delle spiagge, che generano un introito di circa 103 milioni per un totale di 21.390 stabilimen­ti. Questa materia è oggetto di un Ddl delega all’esame del Parlamento, e secondo le stime del Programma nazionale di riforma nell’ipotesi minima di riordino si potrebbe avere un raddoppio del gettito (in parte da destinare a Regioni e Comuni).

Bisognerà invece vedere se e in che misura le polemiche politiche sulle trivellazi­oni influenzer­anno le scelte in materia di idrocarbur­i (petrolio e gas, in terraferma e in mare), altra potenziale fetta del progetto di riforma. Nel 2015 erano attive 220 concession­i per estrazione e stoccaggio, che hanno prodotto entrate per 275 milioni, derivanti in questo caso da canone annuo e royalty. Tra il 2017 e il 2020 scadranno 130 concession­i per un controvalo­re di canoni di 230 milioni. Numeri più bassi per le risorse geotermich­e, cioè la coltivazio­ne e lo sfruttamen­to del calore terrestre sotterrane­o: 95 concession­i per 21 milioni. Le acque minerali e termali rientrano invece tra i beni del patrimonio indisponib­ile delle Regioni: 307 concession­i di sfruttamen­to per soli 18 milioni (52 quelle a scadenza tra quest’anno e il 2020). Sono 490 le concession­i per le acque termali (con entrate per 1,8 milioni).

Sotto osservazio­ne c’è anche il settore dei giochi. Tra il 2013 e il 2016 sono scadute quasi tutte le concession­i per l’apertura delle 200 sale bingo che operano in regime di proroga versando un totale di circa 120 milioni annui. Il 30 giugno 2016 sono scadute anche le concession­i per le scommesse sportive, ma in questo caso si tratta di una proroga non onerosa ed è versato solo un adeguament­o delle garanzie fideiussor­ie. Il governo si attende ovviamente anche un incasso “una tantum” dalle nuove gare: circa 490 milioni tra scommesse e sale bingo. Anche per le tlc-tvradio le cifre forti sono quelle una tantum, derivanti dalle assegnazio­ni delle frequenze: 18 miliardi totali, fin qui, per trasmissio­ne di voce e dati. I canoni complessiv­i, anch’essi finiti nel monitoragg­io complessiv­o, valgono invece 148 milioni, per il 70% riferibili alla telefonia. Entro il 2018 scadranno le concession­i della banda Gsm.

Nello stesso anno, dopo l’ultimo intervento del “milleproro­ghe”, dovrebbe essere attuata la direttiva Bolkestein per la messa a gara delle concession­i per l’occupazion­e di suolo pubblico. In prima fila ci sono i Comuni, per le concession­i agli ambulanti e agli stabilimen­ti balneari, in una partita che vale circa 750 milioni di incassi all’anno: proprio i sindaci, però, sono in prima fila per rimandare ancora l’appuntamen­to, a riprova del fatto che la strada verso le liberalizz­azioni è ancora lunga.

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